Capitolo 22

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"Siamo a casa!", gridai entrando in salotto e battendo una pacca sulla spalla a mio fratello, che stava giocando alla PlayStation.
"Per colpa tua ho sbagliato il rigore decisivo!", mi ammonì Unai, infastidito.
"È il mio mestiere, in un certo senso...", lo schernii.
Josè Luis, che osservava la scena dalla sua consueta poltrona verde, scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.

***********
"Oh, fanno sempre così. Ti conviene abituarti.", mi disse il papà di Iker.
Io sorrisi e tornai a guardare i due ragazzi che avevano cominciato a prendersi a cuscinate, come due adolescenti al primo pigiama party.
"Non riuscite proprio ad evitare di fare i bambini?", disse la voce di una donna alle mie spalle.

*******
"Mamma!", esclamai correndo ad abbracciarla.
"Ciao, hijo.", mi ricambiò.
"Come stai? Ti sei ripreso?", mi chiese, abbassando il tono della voce e voltandosi nuovamente verso la cucina.
"Si, mamma, le cose cominciano ad andare meglio. Marisol si sente molto più tranquilla..."
"Non ti ho chiesto come sta lei. Voglio sapere se stai bene tu.", mi interruppe.
Fui sorpreso dal tono di mia madre, ma decisi di non darvi troppo peso.
"Sto bene, mamma, grazie.", le sorrisi, tornando in salotto, dove trovai Josè Luis intento a parlare con Marisol di innumerevoli aneddoti che mi riguardavano.
"Papà! Ma non posso lasciarti da solo cinque minuti!"
"E dai, Iker! Mi sto divertendo!", disse lei sorridendo, dando man forte a mio padre che, dal modo di fare, sembrava già considerarla una figlia.
"Tu da che parte stai?", le chiesi sgranando gli occhi, e facendo ridere tutti.
"Senti, traditrice che non sei altro, vieni con me. Andiamo a conoscere mamma.", le dissi sarcastico.
"Mamma, ti presento la mia fidanzata. Marisol, lei è la donna a cui devo tutto.", dissi entrando in cucina.
Mamma si voltò immediatamente, guardando dura Marisol che, spaventata, teneva stretta la mia mano.
"Piacere di conoscerla, signora.", disse accennando un sorriso.
Mamma lasciò sul tavolo la teglia che aveva in mano e si avvicinò a noi.
"Quindi sei tu la famosa Marisol...", disse stringendole la mano con freddezza.
"Beh, famosa non direi...", scherzò lei tentando di allentare la tensione che si era creata.

********
Marìa del Carmen rimase impassibile continuando a squadrarmi.
"Ho da fare con il pranzo, andate in sala.", disse poi, guardando Iker che sembrava cercare di capire cosa spingesse sua madre a comportarsi in quel modo.
"Vieni amore, andiamo.", mi sussurrò.
"Tu va' pure, io aiuto tua mamma, così non fa tutto da sola..", risposi, con un timido sorriso.
La donna mu guardò di sottecchi, forse sorpresa da quel gesto.
Quando Iker ci ebbe lasciate sole, cercai  di intavolare una conversazione.
Marìa del Carmen era una donna alta, dalla carnagione scura, con dei lunghi capelli neri fermati in una coda di cavallo, circondata da un foulard bianco.
Da ragazza, sicuramente era stata bellissima, e ancora lo era, nonostante l'età.
"Allora...In cosa posso aiutarla?", chiesi.
"Prendi quei piatti e spostali sul ripiano in alto."
"D'accordo..."
Il silenzio cadde nuovamente nella piccola cucina, imbarazzandomi.
Non sapevo più cosa inventarmi.
"Iker mi ha sempre parlato molto bene di lei. Si vede che.."
"Ascolta, Marisol", mi interruppe.
"Perché non torni di là?", mi chiese, spiazzandomi.
"Beh, io volevo aiutarla..."
"Se vuoi aiutarmi, cerca di non far soffrire mio figlio, come hai fatto fino ad oggi.", mi gelò.
"Cosa intende dire...?"
"Davvero non sai di cosa parlo? Iker ha passato delle settimane di inferno, non l'ho mai visto stare così male.", mi disse distaccata, senza mai alzare lo sguardo dai fornelli su cui stava lavorando.
"Non ho mai voluto ferirlo..."
"L'hai fatto."
"Beh, non di proposito!", dissi alzando leggermente il tono della voce, ma pentendomene subito dopo.
Marìa del Carmen smise immediatamente di sminuzzare le erbe, e mi guardò negli occhi.
"Mio figlio ha sofferto fin troppo. Se lo ami, non fargli mai più una cosa del genere. Ora va' in sala, posso fare da sola."
Uscii rapidamente dalla stanza, tenendo gli occhi bassi ma sentendo le lacrime che cominciavano a bruciare.
"Amore, tutto bene?", mi chiese subito Iker.
"Si...", risposi con un filo di voce.
"Marisol, ti conosco. Cos'è successo?"
"Nulla, amore. Vado un attimo fuori a prendere un po' d'aria...", gli risposi accarezzandolo e allargando un dolce sorriso.

********
La guardai allontanarsi e cominciai a realizzare cosa stesse accadendo.
Mio padre notò il clima pesante e si avvicinò a me.
"Che succede Iker?"
"Non lo so papà.. Credo che mamma la abbia un po' spaventata..."
"Vuoi che vada a parlarle?", mi chiese.
"No, vado io. Grazie comunque..."
Lui mi sorrise e tornò a leggere il suo inseparabile giornale sportivo.

"Mamma, si può sapere cosa le hai detto?", gridai sbattendo la porta della cucina.
"Niente, hijo. Mi sono solo assicurata che non abbia intenzione di farti soffrire ancora."
"Ma sei completamente impazzita? Tu le hai detto questo?", le chiesi furioso.
"Qual è il problema? Se ti ama veramente, non dovrebbe lasciarsi intimidire dalle mie parole."
"Ma ti ascolti? Marisol ha perso un bambino! Ha reagito molto meglio di quanto avrebbe fatto chiunque. Anche tu stessa!"
"Io so solo che tu ne hai sofferto..."
"E che ti aspettavi? Che saltassi di gioia per aver perso mio figlio? Perché tu lo sai che quello era anche mio figlio, vero?", urlai con un tono di voce sempre più duro.
"Si, lo so... Io non volevo..."
"Basta così mamma. Per oggi hai detto abbastanza."
Lasciai la cucina e raggiunsi Marisol, che se ne stava seduta su una piccola panchina di legno, appena fuori dalla porta di casa, stringendo le ginocchia al petto e probabilmente ripensando alla discussione con mia madre.
"Amore, rientra dai, qui fa freddissimo.", le dissi.
Vedendo che non aveva intenzione di muoversi, mi avvicinai e le appoggiai la testa sulle ginocchia.
"Sta' tranquilla. Capirà presto di averti giudicata male.", tentai di rassicurarla.
"O forse no. Non le piaccio per niente.", rispose, con la voce quasi rotta dal pianto.
"È solo iperprotettiva. Come tutte le madri..", le dissi.
"Dopo la rottura con Sara, io sono stato male. Semplicemente vuole evitare che questo accada di nuovo.", le spiegai, poi.
"Iker... Se ti ho ferito, non l'ho mai fatto di proposito. Io ho sbagliato, ma non volevo certo..."
"Amore, lo so perfettamente. Ho parlato con mamma, e le ho spiegato tutto. Dalle solo un po' di tempo per pensarci e poi vedrai che le cose cambieranno...", la interruppi.
"Hai preso le mie difese?", chiese lei.
"Certo..."
"Perfetto, ora si che mi odia..."
"Marisol... Dalle tempo. Fallo per me..."
Lei sorrise.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
"Andiamo a casa, non ho voglia di mangiare qui.", le dissi, dolcemente.
"Ma..."
"Ma nulla. Quando capirà dove ha sbagliato, torneremo qui e mangeremo tutti insieme. Oggi sarebbe solo pesante. Per tutti.", la tranquillizzai, mentre lei mi guardava riconoscente, con i suoi occhi bellissimi, che sembravano volermi leggere dentro.
Rientrammo in casa per salutare tutti e avvisare del cambio di programma.
Prima di andare via, Marisol però tornò sui suoi passi e chiamò mia madre, lasciandomi interdetto, oltre che leggermente preoccupato.
"Non so cosa pensa di me, signora, ma lasci solo che le dica due parole.", esordì sotto il mio sguardo attento.
"Amo suo figlio, con tutta me stessa. Iker è la mia forza, la mia famiglia. È il mio tutto. E io la rispetto tantissimo, perché se lui è così com'è, beh, è lei che devo ringraziare.", continuò.
Il mio cuore si riempì di tenerezza e sentii di non averla mai amata come in quel momento.
Mia madre sembrò ammirata da quelle parole. Per un attimo accennò un sorriso, ma l'orgoglio prevalse immediatamente e subito riacquistò l'espressione inflessibile che la aveva accompagnata per tutto il giorno.
"Sarei onorata di entrare a far parte della sua famiglia. E, per quanto io la rispetti come donna, non posso evitare di dirle che non ho intenzione di lasciare suo figlio. Voglio sposarlo, essere la madre dei suoi bambini, e se a lei questo non sta bene, non può che dispiacermi. Ma gli starò accanto comunque, finché non sarà lui a volere il contrario. Con o senza la sua benedizione.", concluse.
Sorrise rapidamente a mio padre e mandò un bacio ad Unai, poi strinse la mia mano e mi condusse fuori, richiudendo la porta.
La vidi buttare fuori l'aria e la guardai quasi sconvolto dalla forza e dalla convinzione che le avevo visto dipinte sul volto qualche istante prima.

*******
Il bacio che Iker mi regalò subito dopo mi diede la conferma che non avevo sbagliato.
Nulla e nessuno avrebbe mai potuto ostacolare quell'amore.
Non lo avrei permesso.

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