Capitolo 25

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"Fai piano con quella valigia! E per favore evita di far cadere tutto. Aspetta, attento a quella busta!"
"Marisol, non ho nulla in contrario se torni a stare a casa nostra, ma potresti anche aiutarmi, invece di dare ordini isterizzanti.", sbuffò Sergio, carico di ogni sorta di bagaglio.
"Quante storie Ramos, sei un atleta o no?"
"Puoi spiegarmi almeno cosa diavolo è successo?"
Mi arrestai, sentendo un pugno allo stomaco al ripensare alla discussione di quella mattina.
"Abbiamo avuto un piccolo disguido. Può succedere, no?"
"Per un piccolo disguido torni a vivere qui?", chiese Sergio aprendo la porta e scaraventando in salotto le mie valigie.
"Ser, credimi. È meglio così.", conclusi.
Dopo aver risistemato tutti i vestiti nell'armadio, mi lasciai cadere sul letto, chiudendo gli occhi e ripensando a quella giornata.
Mi sentivo morire.
Io mi ero messa in gioco completamente, avevo scommesso sui miei sentimenti e su quelli di Iker, avevo puntato tutto su quell'amore, e avevo perso.
Quello che credevo un sentimento indissolubile, si era dimostrato fragile e immaturo.
Per la prima volta cominciai a pensare che non avrei trascorso la mia vita accanto a lui, come desideravo. Come speravo e credevo con tutta me. stessa che sarebbe successo.
Il mio cellulare continuava a squillare ininterrottamente da quella mattina. Sapevo che era Iker, sapevo che avrei dovuto parlarci ma non mi sentivo pronta.
Avevo fatto il passo più lungo della gamba e ora non sapevo come gestire la situazione.
Andare via da casa sua mi era sembrata la cosa migliore. Entrambi avevamo necessità di pensare, riflettere e capire.
E soprattutto, quel periodo sarebbe servito ad Iker per chiarirsi le idee e capire se fosse davvero innamorato di me.
Non ne avevo mai dubitato fino a quel giorno, ma l'indecisione e la paura di Iker nel rispondere alla mia proposta, avevano fatto vacillare ogni mia più piccola convinzione.
All'ennesima telefonata, presi il BalckBerry e risposi.

*******
"Iker..."
"Amore! Ascolta, io ti amo..Non avevo intenzione di ferirti... Ho solo pensato che ... Insomma, che fosse presto, ma dovresti sapere che ti amo.", cominciai a dire senza fermarmi, quasi sorpreso di ascoltare finalmente la voce di Marisol.
"Iker, se non avessi avuto dubbi, avresti detto semplicemente di si."
"Ma.. perché sei andata via? Potevamo almeno parlarne, risolvere la cosa insieme..."
"Questa pausa ci farà bene.", mi interruppe decisa.
Era surreale.
"Stamattina volevi sposarmi e ora mi chiedi una pausa?", gridai, con la voce rotta dal pianto.
"Volevo e voglio sposarti. Ma sei stato molto chiaro..."
"Sei tu che hai frainteso, Marisol! Io ti amo, solo, non voglio che facciamo errori per la fretta di fare un passo più grande di noi. Ci tengo troppo per rischiare..."
"Ci tieni talmente tanto da dirmi di no."
"Non ho mai detto di no!", urlai.
"Iker, so riconoscere un rifiuto. E il tuo era un 'no' in piena regola.", spiegò.
"Quindi finisce qui?", chiesi timoroso.
"Non ho detto questo. Diamoci tempo. Vedrai che poi sarà tutto più chiaro."
"Ma aspetta, Marisol..."
"Buonanotte Iker.", mi interruppe, chiudendo la telefonata, prima che potessi aggiungere altro.
"Buonanotte amore...", sussurrai, guardando lo schermo del mio iPhone, che tornava nero.
Mi passai una mano tra i capelli e sospirai, appoggiandomi al muro freddo, dietro di me.
Non potevo crederci.
Avevo combinato un disastro e ne ero perfettamente consapevole, ma non avrei potuto fare altrimenti.
Non potevo accettare di sposarla, così su due piedi.
Avevo già commesso questo errore, con Sara, e le cose non erano finite bene.
Le avevo chiesto di sposarmi dopo pochi mesi dal giorno in cui la avevo conosciuta e la frenesia di quel passo così importante, ma quasi improvvisato, aveva preso il posto dell'amore puro e semplice che aveva caratterizzato la nostra storia.
Sara si era spaventata, e mi aveva lasciato a pochi giorni dalle nozze, dicendomi di non sentirsi pronta per un cambiamento così radicale nella sua vita.
Io l'avevo presa nel peggiore dei modi possibili. Mi ero chiuso in me stesso, respingendo chiunque tentasse di avvicinarsi a me.
Non potevo permettere che questo accadesse anche con Marisol.
La amavo troppo per mettere a rischio quel sentimento con una decisione non ben ponderata e per questo non avevo accettato di sposarla.
Questo, però, Marisol non poteva immaginarlo e aveva imputato quella mia reazione ad un dubbio o, peggio, ad una mancanza d'amore.
Per evitare di perderla, la stavo perdendo.
Mentre ripensavo a tutto questo, la rabbia e la delusione che nutrivo soprattutto verso me stesso mi montarono dentro.
Senza pensarci, con tutta la forza che avevo, tirai un pugno nel muro che lasciò cadere tanti piccoli pezzi di intonaco bianco sul pavimento.
Le nocche piene di sangue bruciavano terribilmente e il polso sembrava doversi spezzare da un momento all'altro.
Le lacrime che stavo versando per la consapevolezza di aver perso Marisol, si mischiarono piano a quelle di insopportabile dolore.
Lentamente mi sollevai dal pavimento, su cui mi ero lasciato cadere e tentai di medicarmi nel modo migliore possibile.
Strinsi una fascia attorno al polso, tentando di immobilizzarlo ed evitargli qualsiasi tipo di movimento.
Andai a dormire senza nemmeno cambiarmi. Il mattino dopo sarei passato in pronto soccorso per garantirmi una medicazione migliore, ma in quel momento desideravo soltanto abbandonarmi ad un lungo sonno.

*********
"Ramos! Dove diavolo è quello sciagurato di Casillas? È in ritardo, devo forse ricordare a tutti voi che in campo non ci vado io sabato? Cosa devo fare per avere un po' di serietà?", mi chiamò furibondo il mister, mentre il resto della squadra correva già da più di un'ora sul grande campo di Valdebebas.
"Non ne ho idea, mister. È da ieri mattina che non ho sue notizie...", risposi, chinandomi sulle ginocchia per recuperare fiato.
"Appena lo senti digli che è fuori. La prossima gara la passa in panchina."
"Non solo la prossima, temo...", rispose Karim, raggiungendoci e indicando Iker, che aveva appena varcato la porta d'ingresso al campo, con una vistosa fasciatura che gli immobilizzava il polso.
"Santo cielo, Casillas! Si può sapere cosa hai combinato?", tuonò il mister, andandogli incontro, insieme a me.
"Io... Sono scivolato e ho appoggiato male il polso...", si giustificò Iker, abbassando lo sguardo.
"Ho una Liga da vincere! Chi dovrei schierare secondo te? Gareth forse?"
"Mi dispiace, mister..."
"Non voglio sentire scuse. Va' a casa ora.", replicò secco Ancelotti.
Iker si voltò, tornando sui suoi passi e senza aggiungere altro.
Lo trattenni per un braccio e mi piazzai davanti a lui.
"Sei scivolato, eh?", chiesi sarcastico.
"Si, io..."
"Raccontala a qualcun altro."
Poi un'idea mi balenò in testa e immediatamente serrai i pugni, avvicinandomi minaccioso al portiere.
"Se scopro che hai sfiorato mia sorella anche solo con un dito, io..."
"Ma ti ha dato di volta il cervello?", urlò Iker, interrompendomi.
"Non le torcerei un capello, nemmeno sotto tortura, sei pazzo?", continuò.
Rilassai i muscoli e mi allontanai leggermente.
"Ora vai a casa. Non so cosa tu abbia fatto, ma Marisol non sembra contenta. Risolvi questa cosa, è chiaro?", lo ammonii.
Iker si limitò ad annuire e a testa bassa uscì da Ciudad Real Madrid.

********
Il campanello di casa suonò, avvertendomi dell'arrivo di Valentina.
Mi trascinai fino alla porta, stanchissima.
Complici le appena due ore di sonno che ero riuscita a concedermi la notte precedente, due occhiaie profonde mi solcavano gli occhi.
"Buongiorno, Vale...", dissi aprendo la porta e accennando un sorriso che voleva essere convincente.
Valentina non parlò. Non rispose nemmeno. Entrò in casa e, tirandomi per un braccio, si sedette sul divano.
"Ora mi spieghi.", disse.
"Non mi ama.", spiegai.
"Sei caduta e hai battuto la testa per caso?"
"No. Gli ho chiesto di sposarmi e ha detto che per lui è presto. Non mi ama abbastanza."
"Frena un secondo, tu hai fatto che cosa?", urlò, incredula.
"Si può sapere cosa c'è di così strano?", chiesi, infastidita dalla reazione che aveva chiunque venisse a conoscenza di ciò che avevo fatto.
"Niente, è solo che... Non me l'aspettavo. E sicuramente non se l'aspettava nemmeno Iker, per questo non ha accettato. L'amore che prova per te non è in discussione.", replicò ferma, cercando di farmi ragionare.
"Comunque sia, gli ho chiesto una pausa. Farà bene ad entrambi.", conclusi.
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo.
Valentina evitò accuratamente di toccare l'argomento e dal canto mio, io non avevo intenzione di parlarne ancora.
Era quello il primo passo.
Dovevo necessariamente imparare a vivere senza Iker.
Non avevo scelta.

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