Capitolo 26

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"Marisol, di quanto hai bisogno?", chiesi a mia sorella.
"Sono pronta, Ser, devo solo trovare la borsa. Non ho idea di dove posso averla messa..."
"Quando ci sei, avvertimi."
"Va bene."
Mi guardai allo specchio e mi aggiustai un piccolo ciuffo biondo che non voleva saperne di stare al suo posto.
Poi presi l'IPhone e composi il numero di Valentina.
"Amore?"
"Piccola! Come stai?"
"Bene, a parte che ho una fame indescrivibile!"
"È normale amore, devi mangiare per due!"
"Il problema è che non devo solo mangiare per due, ma devo mangiare per due, di cui uno è un piccolo Ramos. E non so se mi spiego...", mi schernì Valentina.
"Cosa vorresti insinuare?"
"Oh nulla... Diciamo che per la fame che ho, sono già più che certa che questo bambino sarà uguale a te.", rispose.
Risi e mi presi un attimo per ripensare a tutto quanto era accaduto.
Valentina aveva scoperto di aspettare un bambino, poco dopo la rottura di Iker e Marisol.
Il clamore della notizia aveva dato modo a mia sorella di poter catalizzare la sua attenzione su questa meravigliosa novità, e in un certo senso, l'aveva aiutata a superare la separazione da Iker con uno stato d'animo leggermente meno pesante.
Erano passati ormai due mesi e se, inizialmente, Iker aveva tentato in ogni modo di riavvicinarsi a lei e di ricucire lo strappo che si era creato tra loro, dopo l'ennesimo categorico 'no', aveva deciso di rispettare la sua decisione.
La voce di Valentina mi risvegliò dai miei pensieri.
"Mi dispiace che tu debba andare da solo alla festa per il raduno della Roja, ma sai che con il bambino..."
"Non preoccuparti, amore. E poi non andrò da solo.", risposi rassicurante.
"Non dirmi che hai convinto Marisol?"
"Proprio così."
"Ma come hai fatto? L'ho supplicata in tutti i modi!", chiese incredula.
"Che vuoi farci? Nemmeno mia sorella può resistere al mio fascino...", risi.
"Trovata!", urlò Marisol dalla stanza accanto.
"Ora devo lasciarti, ci sentiamo domani mattina. Dì al mio piccolo che gli voglio bene.", mi affrettai a dire, con l'emozione nella voce.
"Buona serata, amore.", chiuse Valentina, salutandomi con lo schiocco di un bacio.

*********
"Sergio, io sono pronta.", lo raggiunsi.
"Si, andiamo. Ah, Mar?"
"Si?"
"Grazie per aver accettato di accompagnarmi. So quanto ti costi..."
"Te lo devo, dopo tutto quello che hai fatto per me in questi ultimi mesi...", gli sorrisi ripensando a tutto l'affetto che Sergio mi aveva dimostrato, per aiutarmi a superare quel difficile momento.
L'Audi bianca di Sergio partì pochi minuti dopo alla volta del ristorante scelto dalla Selecciòn per festeggiare il raduno del giorno successivo.
Parcheggiammo nello spiazzale antistante al locale e Sergio mi aiutò a scendere dall'auto.
"Sergio! Da quanto tempo!"
"Piqué Bernabeu! Come vanno le cose in Catalogna?", lo salutò affettuosamente.
"Non posso lamentarmi. Tu piuttosto, stai facendo saltare le caviglie di tutta la Spagna?"
"Non ruberei mai il mestiere a Pepe.", gli resse il gioco Sergio, ridendo.
Io accanto a mio fratello, mi guardavo intorno, ascoltando il divertente siparietto tra i due.
In quel momento, la mia attenzione fu catturata dal flash di alcuni fotografi che immortalavano l'ingresso al locale di una delle tante coppie attese per la serata.
Il mio cuore perse un battito quando riconobbi la figura di Iker, bello come sempre.
Indossava una camicia bianca nei jeans scuri, e portava la giacca nera sulla spalla, tenendola con due dita.
Sorrideva, eppure ai miei occhi era diverso. Qualcosa era cambiato in lui dall'ultima volta che ci eravamo visti, ma probabilmente era soltanto una mia impressione.
Accanto a lui, fasciata in un lungo vestito azzurro e in bilico su tacchi vertiginosi, Sara sorrideva ai fotografi che avevano già cominciato a tempestarli di domande riguardo il loro riavvicinamento.
Non appena mise piede nel ristorante, Iker incrociò il mio sguardo, mentre io tentavo di mantenere il controllo di me stessa.
Chiusi gli occhi per un attimo, cercando di convincermi che aver visto Sara stretta ad Iker, non mi avesse infastidita.
Lui, dal canto suo, sembrava sorpreso di trovarmi lì.

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Era davanti a me.
Dopo due mesi, era davanti a me.
Avevo sempre pensato che il giorno in cui l'avrei rivista, avrebbe segnato un nuovo inizio nella mia vita.
Poi però avevo ceduto alle continue attenzioni di Sara. Forse per dimostrare a me stesso e al mondo di poter andare avanti anche senza Marisol; forse per una sorta di irrazionale ripicca nei confronti di lei. Forse solo per il disperato bisogno di non sentirmi solo.
E adesso era lì davanti a me e i nostri sguardi avevano ricominciato a cercarsi, a incatenarsi come mesi prima, come se non fosse mai cambiato nulla tra noi.

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Tentai di ignorare il nodo in gola che mi impediva di respirare senza che farlo mi sembrasse un'impresa, ma all'ennesima occhiata di Iker, cedetti.
"Vado a prendere qualcosa da bere, ci vediamo più tardi.", dissi a mio fratello.
Sergio si voltò a guardare Iker, dalla parte opposta del locale e intuendo al volo la situazione.
Poi mi sorrise e annuì dolcemente.
Raggiunsi veloce il bancone, poco più in là dei tavoli da ristorante, imbanditi per la serata.
Avevo soltanto voglia di prendermi una sbronza da record, ma sapevo che se l'avessi fatto avrei dato il peggio di me, mostrando tutte le debolezze che avevo celato nelle ultime settimane.
Sapevo che avrei rivisto Iker quella sera, ma non immaginavo di dover convivere con la gelosia che non mi aveva lasciata un attimo, da quando lo avevo visto fare il suo ingresso insieme alla sua bella giornalista.
"Cosa prende la signorina?", chiese una voce gentile, accanto a me.
Sussultai. Poi mi voltai e mi trovai davanti un ragazzo alto e moro, che mi osservava attento.
"Non volevo spaventarti, scusami. Io sono Àlvaro.", mi sorrise, tendendomi una mano.
"Marisol", risposi, ricambiando la stretta e il sorriso.
"Hai un viso familiare, dove ti ho visto?", mi chiese, cercando di cogliere in me qualche particolare che potesse aiutarlo a ricordare.
"Non saprei.. Beh, sono la sorella di Sergio, quindi forse..."
"Ma certo! La fidanzata del capitano!", si illuminò.
Mi incupii e abbassai immediatamente lo sguardo.
"Noi... Non stiamo più insieme.", spiegai.
"Mi dispiace, non volevo..."
"Nessun problema.", sorrisi.
"Ti va di fare due passi?",
"Va bene, perché no...", acconsentii, seguendolo sul terrazzo.
"Allora... Giochi in Spagna anche tu?", chiesi, cercando di rompere il ghiaccio.
"No, non più. Giocavo al Real fino a poco tempo fa, ma ora mi sono trasferito in un club italiano."
"Oh, quindi giocavi con mio fratello! Mi dispiace non averti riconosciuto ma sai, io e il calcio eravamo di due pianeti diversi, fino a qualche mese fa...", spiegai con un mezzo sorriso malinconico sulle labbra.
"Sei una Ramos! Mi riesce abbastanza difficile crederti!", mi prese in giro, facendomi ridere.
"Scusatemi...", ci interruppe una voce alle nostre spalle.
Ci girammo in contemporanea, trovandoci davanti Iker che ci guardava con un'espressione indecifrabile.

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Riuscivo a fatica a trattenere la rabbia.
"Devo parlare con Marisol. Ci puoi lasciare da soli?", chiesi ad Àlvaro, sforzandomi di essere il più gentile possibile
"Non c'è bisogno. Non abbiamo nulla da dirci.", replicò lei, senza mai guardarmi negli occhi.
"Iker, mi sembra che lei non voglia..."
"Ho chiesto, se puoi lasciarci soli, Àlvaro.", ripetei, cominciando a far trapelare una nota di nervosismo.
"Marisol, ci vediamo dopo.", acconsentì allontanandosi.
"Sei contento? L'hai spaventato."
"Oh, ma guardati. Lo conosci da due minuti e già lo difendi?", chiesi sarcastico.
"Sei un vero bambino."
"Un bambino che hai fatto presto a rimpiazzare."
"Disse il tizio che è entrato tenendo la mano alla sua ex fidanzata, che tanto 'ex' non mi sembra che sia.", mi apostrofò.
Mi bloccai.
Cazzo.
Sapevo di non avere alcun diritto di mettere bocca nella vita di Marisol. Non dopo tutto quello che era successo con Sara.
Ma non ero riuscito a trattenermi.
"Tu non lo conosci. Quello lì se la fa con tutte. Non fa per te.", dissi a testa bassa, tentando di giustificare la mia reazione.
"E tu invece si?"
"Non ho detto questo."
"Che ti prende Casillas? Sei geloso?", mi chiese avvicinandosi di qualche passo.
Non le avrei mai dato quella soddisfazione.
"Geloso io? Ma per piacere.."
"Per questo sei piombato qui interrompendo me e Àlvaro? Perché non sei geloso?", mi chiese con un sorriso beffardo sul volto.
Io persi un battito.
"Interrompendo? Quindi ho interrotto qualcosa? Marisol, lo conosci da venti secondi, e vuoi dirmi che già ti piace?", saltai su, agitato.
"Hai ragione, Iker. Non sei per nulla geloso.", concluse Marisol, lasciandomi sul terrazzo e  rientrando velocemente nel locale.

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