Capitolo 18

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Mi sveglio con il rumore della porta che sbatte, qualcuno sta bussando.

Mi sento stordito, ho perso la cognizione del tempo e la prima cosa che faccio è guardare il cellulare. Sono le dieci passate e ho ricevuto un mucchio di telefonate, tutte senza risposta, controllo, sono di Sarah.

-Denni ti decidi ad aprirmi!?- la sua voce squillante di Sarah mi entra nei timpani.

Mi alzo e con lentezza le apro.

-Insomma ma hai idea di che ore sono? Eravamo rimasti che mi venivi a prendere, non ti sei degnato nemmeno di prendere le telefonate- sembra furiosa, supera il casino della stanza, e si siede con pesantezza sul letto continuando a parlare senza sosta.

Sembra non accorgersi minimamente della confusione che la circonda. Non l'ho mai sistemata dal giorno della lite con i miei, e per terra stanno ancora disseminate le macerie della mia furia.

-E poi cosa è questo macello?- a ecco si è accorta, si alza e controlla meglio.

-E' successo che...

-che schifezza- da un calcio alla chitarra rotta -dovresti dare una sistemata- con non curanza calpesta i resti del mio amato strumento musicale e si rigetta sul materasso, stavolta sdraiata.

Provo rabbia.

-E comunque, che ci fai impalato là?- sembra come se gli fosse passato immediatamente il nervoso -Vieni, stenditi. Senza protestare mi stendo accanto a lei. Ma non come voleva lei. Mi metto a pancia in giù, facendo sprofondare il viso nel cuscino. La sento sbuffare.

-C'è qualcosa che non va?- Mi chiede infastidita e nel frattempo mi prende di forza un braccio e tirandolo riesce a farmi girare in posizione supina.

-Va tutto bene!- dico sgranando gli occhi e annuendo, ma non sembra cogliere il mio sarcasmo. In un attimo è a cavalcioni su di me.

-Apposto così, perché io invece ho bisogno di aiuto- riconosco quel tono basso e suadente -Ho bisogno di una cosa...- aumenta la pressione sul punto in cui è seduta, e capisco tutto. Le avevo fatto una promessa, che in qualche modo mi sarei fatto perdonare per non essere venuto con lei al locale, e questo è il modo, l'unico.

-So di cosa hai bisogno, piccola- comincia a muoversi su di me, e la voglia si fa presente.

Avvicina la bocca al mio orecchio -Oh, so che lo sai, lo sai bene- passa la lingua sul padiglione auricolare e in me la convinzione di quello che devo fare si fa vivida.

Non voglio perdere tempo. Capovolgo i ruoli e in un attimo lei è sotto di me. Le mie labbra partono all'esplorazione del suo corpo, inizio dal collo, prendo tutto, avidamente senza alcuna delicatezza, rispondo solo all'impulso.

Lei, impaziente si toglie la maglia, rimanendo in reggiseno, sorvolo sul colore o sui ricami carini a forma di cuore e glielo sfilo di fretta. Mi prendo quello che voglio e lo faccio con le mani, con la bocca, con entrambe le cose, lo faccio subito.

Mi prendo tutto.

Sarah inizia ad ansimare ad ogni mio movimento, lo faccio senza controllo, in modo meccanico, e solo per me.

-Oh Dennis...- sussurra il mio nome. La guardo in viso, sembra piacerle, ritorno alla mia zona d'interesse.

Chiudo gli occhi.

-Dennis...- Rialzo lo sguardo e vedo Bianca. Mi rinomina, è la sua voce. Avvicino il mio viso al suo e la guardo incredulo. I suoi occhi sono grandissimi.

Rallento l'andamento, tutto sembra aver cambiato velocità, anche il mio respiro si fa corto. Il petto sembra esplodermi e tutto si fa più intenso. Ho i miei occhi dentro i suoi occhi, mi sembra quasi di sentire il suo profumo.

E le sue labbra, sono tutte da baciare. Sto per farlo e a metà strada esce in un sospiro il suo nome.

Apro gli occhi, e la realtà mi si para davanti.

L'istinto mi porta a staccarmi di scatto e interrompere il tutto.

-Ma che fai?- dice a voce alta, sembra offesa.

Mi allontano da lei, sono sudato e affannato, non mi era mai successa una cosa del genere.

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