Capitolo 19

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Bianca's POV

Oggi Dennis è strano.

E' arrivato per primo in aula, perfino prima di me. Appena entrai l'ho trovato già seduto con tutto il materiale in ordine davanti a sé, un comportamento alquanto insolito. Lo fisso cercando di captare qualcosa, lui mi rivolge solo un'occhiata fuggevole per poi tornare a guardare un punto inesistente.

Tutto tace, l'unico rumore è quello della penna che ticchetta nervosamente sul banco.

Siamo solo noi due in aula. Strappo un foglio dal centro di un mio quaderno, lo appallottolo tra le mani, prendo la mira e lo lancio in direzione di quella testa che sta troppo per le nuvole. Lo becco in pieno, mi scappa una risata a vedere la scena della palla di carta che rimbalza proprio al centro della sua testa. Si gira confuso poi esce il sorriso, e questo basta per scaldarmi il cuore.

L'aula si affolla, la gente mi copre la visuale su di lui, ma i raggi di quel sole mi raggiungono lo stesso, so che è lì, e che ogni tanto sorride.

La lezione finisce, la confusione defluisce, lentamente mi dirigo all'uscita, e con la coda dell'occhio mi accorgo che qualcun altro, più in là, sta tenendo il mio stesso passo. Mi fermo e lo guardo, Dennis fa lo stesso. Il suo viso ha una luce diversa stamattina, o forse è solo un'impressione. Poi fa qualcosa che mi fa pensare "cosa diavolo sta facendo?", cammina verso me, mi tiene gli occhi addosso, si è nella mia direzione che sta procedendo, ferma sul mio posto lo aspetto.

Il suo sguardo cambia e si sposta dietro di me.

Ricevo una spallata, è Sarah, la sua ragazza che a grandi falcate raggiunge Dennis. –Noi non abbiamo finito di parlare!- sembra arrabbiata, lo prende per un braccio e lo tira via. Spariscono.

La sera.

Oltrepasso la finestra e qualcosa mi colpisce in faccia. Una palla di carta. Dennis è appostato dietro il letto e ha l'aspetto di chi ha intenzione di iniziare una guerra.

-Attenta, ne ho un bel po'- esibisce le decine di palle di carte che tiene in mano. Quello è un quaderno intero. Non perdo tempo a trovare riparo dietro la prima cosa che trovo, una sedia. La battaglia inizia e vengo letteralmente bombardata. Non ridevo così da tempo immemore, ed è proprio perché non riesco a smettere che sto perdendo. La sedia non è un buon nascondiglio, mi sposto e capito dall'altro capo del letto. Afferro tutte le palline che posso prendere lanciate precedentemente da lui e parto all'attacco, non riesco a prenderlo, è veloce e si para agilmente. Per un attimo però sembra che io abbia avuto la meglio, Dennis si ritrova a subire una raffica letale che lo porta a trovare riparo e non uscire più. Resta nascosto per un po' troppo tempo però. Abbasso la guardia, leggermente preoccupata.

-Dennis sei vivo?- Qualcosa di caldo avvolge la mia caviglia prendendomi alla sprovvista, cado a terra e vengo trascinata sotto al letto. Mi oppongo dimenandomi come meglio posso, ma lui è molto più forte di me. Mi ritrovo nello spazio stretto e buio tra il pavimento e la rete del letto, pulviscoli di polvere galleggiano nell'aria. Lo scontro diventa un corpo a corpo, l'arma usata è il letale solletico, che io pensavo di non soffrire, invece tutto l'opposto. Rido e mi sento il fegato esplodere. Cerco di allontanare le sue mani da me, provo ad attaccarlo a mia volta, ma inutilmente, afferra i miei fianchi con le dita che mi torturano e non so come ci ritroviamo sempre più vicini. Le nostre fronti collidono in una testata.

-Ahi!- esclamiamo all'unisono, poi le poggiamo l'una sull'altra, facendo attenzione a non sbattere di nuovo. Le nostre gambe si intrecciano. I bacini si scontrano. Il solletico diminuisce, e con esso la risata collettiva va ad affievolirsi. Le sue mani sono sempre attaccate al mio busto, ma adesso mi accarezzano, rabbrividisco ad ogni suo tocco. Chiudo gli occhi e ascolto con attenzione ogni sensazione che Dennis suscita al mio corpo. Non mi domando perché non mi sposto, non mi faccio alcuna domanda.

Il suo fiato è così caldo, così vicino al mio.

Allungo a mia volta le braccia, una di esse lo avvolge in un abbraccio, mentre le dita dell'altra scorrono lungo la sua nuca disegnando dei cerchietti invisibili.

Siamo attaccati.

Apro gli occhi. I suoi sono così blu, un blu in cui sembra mi ci possa tuffare se solo mi avvicinassi un po' di più.

-Possiamo restare così per un po'?- mi domanda piano.

-Possiamo restare così tutta la notte.

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