Chapitre 21

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ROSES

Soltanto quando Shawn scende dall'auto noto il suo abbigliamento: indossa una camicia con le maniche al gomito nera come i suoi jeans e con quelle che sembrano foglie d'acero color crema. Si passa una mano tra i capelli e a me si mozza il fiato dal modo in cui gli si tendono i muscoli delle braccia sotto il tessuto leggero della blusa e in cui i capelli seguono il movimento delle sue dita.
Abbasso lo sguardo e faccio un respiro profondo. Non so perché, ma ho il presentimento che sarà una lunga serata. Seguendo Shawn mi accorgo che mi ha portata al Burger King e mi sento molto meglio: è un luogo informale, senza pretese.
— Non sapevo se preferivi Burger King o McDonald's — ammette. — Però poi ho chiamato Anne e gliel'ho chiesto.
Scoppio a ridere. — Serata dura per lei, eh? L'ho chiamata anche io.
Si unisce alla mia risata, ma un po' più imbarazzato. Gli sorrido e quando ricambia mi incanto come un'ebete. Ma cosa mi sta facendo, questo ragazzo? Entriamo e, mentre Shawn va a prendere da mangiare, io cerco un posto comodo dove sederci. Ho sempre voluto sedermi sulle poltroncine, ma mio padre sceglieva i divanetti ogni volta, anche se non ho mai capito perché. A ogni modo, mi siedo su una poltroncina bianca e devo ammettere che è comoda.
— Ecco qua un Bacon King per mademoiselle e un Double Cheeseburger per me — annuncia Shawn, posando il vassoio davanti a me.
— Vado a prendere da bere. Tu cosa vuoi?
— Una Coca Cola, grazie di risparmiarmi quelle macchinette. Non ho mai capito quale tasto devo premere. O faccio il bicchiere mezzo vuoto o va tutto di fuori.
Non posso non lasciarmi sfuggire una risata mentre prendo i bicchieri. In realtà ho deciso di andare io a prendere da bere per evitare la conversazione sull'unico essere del pianeta a cui non piace la Coca Cola. Riempio il mio bicchiere di tè alla pesca e torno al tavolo.
— Coca Cola, monsieur.
— Non esiste una parola in francese per indicare un ragazzo?
— Certo, garçon, ma io non dico garçon Shawn come voi inglesi dite semplicemente mister.
— Questo ha senso. O, in francese, touché.
Rido mentre scarto il mio panino. — Bella camicia — mi complimento.
— Grazie, mia sorella ha minacciato di bruciarmi tutte le magliette se non ne compravo qualcuna.
— Perché indossi solo quelle!
— Fatto sta che, cercando di comprare qualcosa di strano per ripicca, queste camicie mi piacciono un sacco. E alla fine piacciono anche ad Aaliyah, nonostante le abbia scelte per lo scopo contrario.
— A quanto pare la missione è andata in fumo — commento ridendo insieme a lui.
La serata va così, tra battute e risate, e mi accorgo che Shawn è davvero un ragazzo divertente che scherza per almeno il novanta percento del tempo. A me non dispiace affatto, il senso dell'umorismo non mi manca. Non sono una di quelle persone che vuole stare in religioso silenzio a cena o parlare di cose serie, e nemmeno Shawn lo sembra. In realtà non ho mai capito coloro che si atteggiano sempre in modo serioso e indaffarato, con il denaro come unica cosa importante o la politica come unico argomento di discussione. Ci sono tante altre cose di cui parlare e mio padre me lo ha insegnato fin dal principio. Anche lui la pensava come me. O forse sono io che la penso come lui.
Dopo essere usciti da Burger King facciamo una passeggiata, fino a quando lui non mi dice di aspettare dove sono e si allontana. La notte lo inghiotte e non vedo altro che la punta della sua ombra dopo che ha attraversato la strada. Mi siedo su una panchina e alzo lo sguardo, dove le prime stelle iniziano a intravedersi.
Fin da piccola mi sono sempre divertita a cercare le stelle. Contarle è stupido, inutile e impossibile, ma cercarle è un buon passatempo. Il nostro sguardo viene catturato dalle stelle più luminose, le più vicine, ma assottigliandolo ci si accorge che, tutto attorno a loro, ce ne sono altre, magari centinaia di migliaia, chi lo sa. Io, come ho già detto, non ho mai cercato di contarle.
— Bello, vero? — chiede Shawn, adesso davanti a me.
Gli rivolgo uno sguardo e sorrido annuendo. Tiene una mano dietro la schiena e gli chiedo cosa nasconda mentre mi alzo. Mi mostra una rosa rossa e me la porge. — È per me? — gli domando curiosa. Allungo una mano e, dopo aver controllato le spine, premo due dita sul gambo.
— Adesso sta a te decidere. Ti sto porgendo questa rosa: la lascerai crescere o morire?
Lo guardo negli occhi: so bene che lo ha detto in senso metaforico. Solo non capisco di cosa sia la metafora. Si avvicina fino ad arrivare a un passo da me e mi posa una mano sulla guancia. Oh, penso, improvvisamente consapevole. Una parte di me mi dice che è la cosa giusta da fare, lasciare che Shawn mi baci. L'altra, più ragionevole, mi ricorda che lui ha appena lasciato Lisa e che io non merito di essere il rimpiazzo di nessuno.
— Shawn, io non... Non posso — sussurro a fatica.
Si allontana un poco e vedo nei suoi occhi qualcosa che mi fa male nonostante non sappia consciamente cosa sia.
— Tu hai appena lasciato Lisa e io non voglio essere solo una distrazione o un modo per riempire un vuoto. Non credo di meritarlo.
— Aspetta, no, hai frainteso. Tu non riempi alcun vuoto, Cheri. Io... — Rivolge lo sguardo da un'altra parte e sospira, prima di tornare a guardarmi. — Ho lasciato Lisa perché sapevo che c'era di meglio. — Torna vicino a me e mi accarezza entrambe le guance con le mani. — Possiamo dire che ho lasciato Lisa per te, se può aiutarti a capire ciò che ho fatto. Ero così confuso... Tu mi fai provare quello che provavo per Lisa due anni fa, ma questo è reale. Tu sei reale. E se quello che provavo per quella Lisa era amore... quello che provo per te è cento volte più forte, perché so che tu non cambierai. Che tu sei quello che mostri. Che tu sei tutto ciò che cerco e di cui ho bisogno. — Rivolge uno sguardo alle mie labbra, poi torna ai miei occhi. — Non ho mai provato niente di così forte e travolgente per nessuno. Non ho ancora capito cosa mi stai facendo, baby, ma ormai è troppo tardi per cambiare le cose. Ci sono troppo dentro.
Abbasso lo sguardo sulla sua bocca inconsapevolmente e lui sembra accorgersene perché fa un piccolo sorriso. Si abbassa – di molto, direi – su di me e preme le labbra sulle mie.

What if I told you a story (SM)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora