Una Favola

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Introduzione dell'autore:
Attenti alle allegorie.






C'era una volta, tanto tempo fa, un uomo di nome Edgar Allan Poe.
Edgar Allan Poe camminava sul bagnasciuga.
Una leggera pioggia gli batteva sulle palpebre.
La sabbia fine si faceva strada tra le dita dei suoi piedi.
Il cielo pareva una lastra di marmo screziato, e le gocce, piccole lame di marmo liquido in procinto di abbattersi sul volto del poeta, anch'esso di un solido bardiglio imperiale.
Volle il caso che, sotto quel temporale, Edgar Allan Poe incrociasse il suo cammino con quello di un pioppo bianco.
L'albero era fermo, alto, maestoso. E visto che non pareva avere intenzione di spostarsi, a Poe non restò altro da fare che scavalcarlo.
Così iniziò ad arrampicarsi.
Ramo dopo ramo.
Arrivato in cima, puntellando i piedi sulle frasche più alte, l'uomo si affacciò verso il panorama, e trovò ad aspettarlo un paradiso.

Il sole batteva sulla vasta coltre di nubi sottostante, con la luce dorata del tardo pomeriggio, mentre si allontanava all'orizzonte. Poco sotto l'astro, a grande distanza dal pioppo e dall'uomo, il maltempo cessava, ed era possibile vedere il paesaggio da esso per tante miglia celato.
Colli verdi, fiumi e laghi, piccoli campi coltivati e cascine, boschi e viali delimitati da alti cipressi, un piccolo castello arroccato su di una collina un po' più alta delle altre, e in fondo due imponenti catene montuose tagliate da una valle, e tra loro, il mare.

Poe era sbigottito. Mai aveva vista tanta bellezza. Era senza dubbio un inganno della sua immaginazione, e avrebbe fatto meglio a cancellarlo subito e tornare alla realtà.
Così chiuse gli occhi, e scese a tentoni dall'altro lato dell'albero.
E via, di nuovo, sul bagnasciuga, a lacerarsi la faccia al vento e alla pioggia.

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