II

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Presente

Emma Chloe Hughes sedeva sulla sedia in centro allo studio. La schiena le faceva male, per via della prolungata posizione che aveva dovuto mantenere per un'ora intera. 

Altri venti minuti e poi sarebbe potuta andare a casa. 

<< Ecco l'ultimo aggiornamento, Em! >> le comunicò un tecnico. Le porse un foglio e, per fortuna, il contenuto era breve. Sedici o diciassette righe.

<< Sei in onda tra cinque secondi! >>.

Iniziò il conto alla rovescia.

Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.

Si schiarì la voce. Inspirò.

<< C'è un ultimo aggiornamento. Sono state identificate le due persone trovate morte sull'autostrada. Si tratta del famoso direttore d'orchestra Christopher Watson e di sua moglie, l'altrettanto celebre violinista Karina Ivanova. Sono in corso le indagini, ma per ora la situazione non è ben chiara. La polizia però è quasi certa che non si tratti di omicidio. Questo è tutto. Ricordo l'appuntamento "flash" delle 23.50. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti visitate il nostro sito. Grazie per averci seguito e buona serata! >>.

Aveva pronunciato le ultime frasi di rito forse con troppo entusiasmo. È che non vedeva l'ora di arrivare a casa dalla sua famiglia, sdraiarsi a letto e farsi fare un bel massaggio alla schiena da suo marito. Ne aveva bisogno.

<< Ragazzi io vado, sono distrutta... buona serata a tutti! >> disse rivolta ai suoi colleghi.

<< Em, aspetta un secondo! >> la richiamò un uomo. 

Lo stesso che aveva fatto il countdown. Si alzò dalla scrivania e le andò in contro correndo. 

<< Simon! >> rispose lei cordiale e sembrando sorpresa. 

In realtà non lo era affatto. Quella scena si ripeteva da mesi. 

<< Ehi... >> cominciò. Nonostante ci avesse fatto l'abitudine, era sempre imbarazzato quando le faceva una proposta. << Ti andrebbe di andare al cinema una di queste sere? Sai, da amici... >>.

<< Accetto volentieri la proposta, sperando ci siano bei film in programmazione >> rispose, accompagnando la frase con una risata. 

<< Oh sì, speriamo! Allora ci sentiamo... ora ti lascio andare... buona serata! >> concluse Simon.

<< Anche a te >>. 

Emma si avviò verso l'uscita, recuperò l'ombrello e la borsetta dal suo ufficio. Quando arrivò vicino al portone in vetro si girò verso lo studio e osservò le persone che conosceva mentre finivano il loro lavoro. Vide Simon che lavorava al computer.

Simon era una brava persona e un collega simpatico. Si era innamorato di lei, lo aveva capito. Ma a lei non piaceva e oltretutto era sposata. 

Prese il cappotto, se lo infilò e spinse la porta. Fu costretta ad aprire l'ombrello per non bagnarsi. 

"Maledetto tempaccio!" pensò. 

Si accese una sigaretta. Era stranamente nervosa. E non per uno, bensì per due motivi. Aveva sentito parlare di Christopher Watson e di Karina Ivanova. Gente famosa, di grande talento. Lei era russa. Le violiniste russe sono sempre brave. Hanno il successo assicurato. Emma sapeva che avevano un figlio, ma non si ricordava come si chiamasse.

"Albert? Arnold? O Alex? Qualcosa del genere... inizia per A. Ha l'età di Coco. Diciotto anni. Povero ragazzo...". Chissà, magari avrebbe avuto modo di parlare con lui. O di intervistarlo.

"Ecco, maledetti pensieri! Torno sempre al lavoro!". In effetti era vero. Per un motivo o per l'altro il lavoro faceva sempre parte dei suoi pensieri, delle sue preoccupazioni. 

"Perchè? Perchè ho accettato? Perchè non l'ha capito?" continuava a pensare. 

Era arrivata alla macchina. Finì la sigaretta, poi la gettò a terra e la spense con la punta della scarpa. La sua mente era piena di perchè. 

"Emma sei una completa deficiente!" si rimproverò. "Dovevi dirglielo!".

Inserì la chiave e partì, facendo stridere le ruote sull'asfalto bagnato. 

Lei aveva paura di uscire con Simon. Non perchè lui fosse innamorato di lei o perchè fosse simpatico. E nemmeno perchè suo marito poteva essere geloso, cosa che non sarebbe mai potuta accadere. Adrien non era geloso di sua moglie. No, no, no. Nessuna di queste cose. In realtà era una cosa abbastanza stupida, di cui lei si vergognava. Era il suo più grande incubo. 

Mentre accelerava le tornò in mente il passato. Lo scacciò in men che non si dica. 

Aveva di nuovo voglia di fumare. E di un massaggio alla schiena. 

C'erano solo due cose di cui lei aveva paura: la morte e il cinema.

E, ai suoi occhi, la morte e il cinema non erano poi così diversi. 

Già, Emma Chloe Hughes odiava il cinema. 

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