Capitolo 1

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La luna era piena in quella gelida notte del 24 dicembre del 1944, la guerra era ormai iniziata da diversi anni. La Polonia a quei tempi era già in mano ai tedeschi, dopo che l'invasione di questa nazione ha messo inizio ad una guerra mondiale.

Non vi era un' anima viva nei piccoli sobborghi della capitale coperta completamente dalla neve.

Le strade erano coperte da neve e lastre di ghiaccio solidificate con il rischio che qualcuno potesse scivolare su di esse.

A un certo punto un signore uscì da una piccola taverna, dove era solito cenare e giocare a poker con i suoi compagni di leva. Il signore era vestito con un cappotto nero, una tuba nera e una lunga sciarpa di lana del medesimo colore, per tenersi al caldo si sfregò le mani.

Era il signor Nikolaj Bergmann, Conte di Cracovia, che si stava incamminando, per le vie della capitale, Varsavia, parendo molto irrequieto e allo stesso tempo furioso per aver perso una partita.

Nonostante quel giorno fosse la vigilia di Natale, egli stesso era pervaso da un brutto presentimento ed il suo fiuto raramente sbagliava.

Camminò a lungo fino a quando sentì un leggero stridio dietro alle spalle.

Il Conte preso dallo spavento si girò ma non vide nessuno solo il passaggio innevato che lo circondava.

"Che si fosse sbagliato?" pensò subito.

Finita la sua passeggiata notturna che lui spesso faceva, varcò il grande cancello di ferro di casa sua e mise la chiave nella toppa della porta.

Il Conte decise così di riposarsi sulla sua amata poltrona rossa fatta in velluto con i bordi rifiniti in oro.
Sì, il Conte viveva una vita pregiata in un castello immerso dal lusso e dallo sfarzo.

Prese il suo libro preferito "Grandi Speranze" di Charles Dickens, dal comodino di fronte alla poltrona si sedette a fianco del caminetto con il fuoco che scoppiettava che lo riscaldava e cominciò a leggere.

Si mise gli occhiali da vista per vedere meglio le lettere scritte in modo fitto fitto nel libro.

A un certo punto della lettura sentì uno strano rumore, simile ad un fischio proveniente dalla finestra della cucina.

Credendo che fosse soltanto il vento, il Conte pensò alla sua famiglia, ai suoi due figli, David che era emigrato in America in cerca di lavoro, si era sposato con un'americana e che aveva due fantastici figli, Paul e Martin che purtroppo lui non aveva mai conosciuto poiché erano dall'altra parte del mondo.
Però riusciva qualche volta a sentirli tramite lettere che gli scrivevano i nipotini.
E A sua figlia Rachel di appena diciotto anni che studiava a Varsavia in un college e che presto sarebbe diventata una perfetta infermiera.,

Pensò poi a sua moglie o, almeno, la sua ex coniuge che lo aveva tradito con un ricco mercante francese del quale allora non aveva più notizie.

A un certo punto un suono lo destò dai suoi pensieri.

Era il telefono che squillava.

<<Oh mamma mia, non sono più arzillo come una volta>>disse il Conte ad alta voce.

Il Conte si alzò, lentamente, poiché era un uomo di una certa età e s'incamminò verso il telefono per accingersi a rispondere.

<<ciao papà come stai?>> uscì una voce squillante dalla cornetta.

<<bene figliola, come va lì a scuola?>> chiese dolcemente,raramente la ragazza vedeva suo padre a causa del parecchio studio che la teneva sempre occupata.

<<sì, sono contenta, a scuola me la sto cavando, anche se i professori sono così tanto severi e raramente mi scappa un'insufficienza>>.

<<sono felice per te, diventerai una infermiera ed io sono fiero di te>>aveva sempre desiderato una figlia infermiera dato che con quel lavoro avrebbe non solo racimolato abbastanza denaro, ma avrebbe aiutato tante persone in difficoltà.

Anche perché con l'avvento della guerra vi erano più persone che avevano bisogno di cure.

Ella aveva fin da piccola manifestato un'indole dolce ma aveva anche lei un temperamento molto difficile.

Il Conte temeva che quell'indole potesse farle passare molti guai in quegli anni di guerra anche perché loro erano di religione ebraica cosa che però poche persone, se non amici di vecchia data, sapevano.

Fino da allora erano riusciti a scampare al ghetto e alla persecuzione grazie al suo status di conte e perché si era arruolato durante la Grande Guerra ed era considerato da tutti un veterano.

<<grazie papà, ora devo andare ho finito il mio turno di chiamata e quel tizio mi sta tartassando in modo esagerato, ci vedremo domani per Natale, per fortuna mi fanno uscire, lo so che noi siamo ebrei ma voglio comunque passare questo giorno con te, papà, mi manchi molto>>disse ridacchiando.

<<ciao e fai la brava, hai capito?>>

<<ok! Ciao ci vediamo domaniiii>>disse lei felice come una pasqua.

Terminata, la chiamata vide un'ombra che non aveva scorto prima vicino alla tenda.

Quella figura parve di conoscerla, l'ombra era entrata dalla finestra dato che era rimasta aperta.

L'ombra si avvicinò,lentamente quando la luce del piccolo lumino illuminò la figura mostrando la persona che egli aveva davanti.
Egli intravide il soldato maggiore Hans Knoffer che lo guardava con sguardo torvo.

<<Signor Bergmann, il mio generale le voleva dare una cosa,ma visto che adesso è a Berlino, ha chiesto a me di portarglielo>>disse stringendo un plico di fogli ingialliti dal tempo con una grossa stella di David stampata sopra.
Erano i documenti di nascita del Conte che aveva tentato di nascondere senza riuscirci.

Vedendo la stella di David il Conte sbiancò in viso,sapeva che la vita l'avrebbe lasciato molto presto.

Il soldato si avvicinò, lentamente, alla sua "preda" che lo guardava con gli occhi sgranati dal terrore.

Il soldato delle SS aveva fatto attenzione a nascondere la pistola per non far fuggire il Conte.

<<che cos'è?>> disse deglutendo la saliva.

<<un documento che attesta che lei è un ebreo ci ha mentito dopo tutto questo tempo!>>.

<<come avete fatto a scoprirlo chi ve l'ha detto?>>disse il conte preoccupato per la sua sorte e quella di sua figlia.

<<noi tedeschi abbiamo le nostre informazioni>>disse facendo un ghigno.

Estrasse la pistola dalla fibbia e mirò alla testa, il Conte tentò di scappare ma fu freddato sul colpo.

<<un ebreo in meno>> disse il soldato.

Hans, chiamò il generale capo,lui ci mise un po' di tempo a rispondere.

<<generale, ho compiuto la sua richiesta, l'ho freddato, ora il Conte sta riverso sulla poltrona esanime >>disse tutto con tono fiero.

<<complimenti Knoffer la terremo in considerazione per un eventuale aumento di grado>>.

Il soldato sentendo le parole del suo comandante sorrise.

"Chi non avrebbe voluto un aumento di grado e diventare sicuramente più ricco?" pensò lui e solamente per aver ucciso solo una persona.

<<capo quest'uomo aveva una figlia e un figlio, il maschio sta in America, cosa dovrei fare?>>.

<<trova la ragazza e uccidila>> disse il generale freddo dettando morte su qualcuno che non conosceva neanche.

<<va bene, sarà fatto>>

La chiamata cessò e il soldato fuggì dalla finestra, sparendo nella notte gelida della vigilia di Natale.

Egli,però,si era dimenticato una cosa mentre cercava di uscire dalla finestra, aveva perso il suo fazzoletto con le sue iniziali.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 14, 2021 ⏰

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