一 (canzone ingenua)

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1995, un paesino in Corea del Sud

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1995, un paesino in Corea del Sud

Il vento gli sferzava i capelli mentre pedalava instancabilmente su quel piccolo, tortuoso sentiero che ormai conosceva a memoria. Il sole ancora non era alto, ma splendeva amabilmente nel cielo: anziché bruciargli sulla pelle, gliela solleticava delicatamente. Chiuse gli occhi e si godette l'aria fresca che gli carezzava le guance, le braccia ben tese e i muscoli delle gambe che si muovevano freneticamente.

Dopo l'arrivo della primavera, il viaggio verso scuola stava diventando decisamente più rilassante. Persino la mattina, fascia oraria in cui il suo nervosismo raggiungeva il picco massimo, si svegliava rilassato e rinfrescato, pronto per un'altra giornata a spiare sotto le gonne delle ragazze. Quella mattinata aveva persino ringraziato gentilmente sua madre per il pranzo, che oltre al bento aveva anche aggiunto una critica velata ai suoi capelli - "sistemateli, sei inguardabile così trascurato", "non me ne frega niente, grazie mamma" - senza il tono strascicato e annoiato che aveva sempre.

Il sole continuava a baciargli la pelle, il vento a smuovere le fronde degli alberi, gli uccellini a canticchiare melodiosamente, i pedali sempre più duri da spingere, il sentiero sempre più roccioso... Aprì gli occhi di colpo rendendosi conto di aver perso il controllo sui freni e su tutto il veicolo, ma ormai era troppo tardi: la ruota della bicicletta si bloccò su di un sasso e io cadde rovinosamente, fra terra e polvere, sporcandosi tutta l'uniforme scolastica.

Bella merda!

*

«Taehyung!».

Non appena varcò i cancelli arrugginiti della scuola, Hoseok puntò i suoi occhietti sul ragazzo e cominciò a corrergli incontro con una velocità che non credeva riuscisse a raggiungere. Taehyung scese dalla bicicletta e, mani sul manubrio, la condusse lentamente verso l'amico. Quando gli fu davanti, Hoseok aveva il fiatone e poggiò i palmi delle mani sulle ginocchia, farfugliando qualcosa d'incomprensibile.

«Nuova... Scuola... Casa tua... Ragazzo...».

«Ehi, calmati e riprendi fiato», Taehyung sghignazzò e represse l'istinto di deriderlo, dopotutto sembrava sul punto di dovergli comunicare qualcosa di vitale importanza; avrebbe rimandato le prese per il culo a dopo. «Cosa sta succedendo? È da quando Yeonwoo si è dichiarata a tuo cugino che non eri così agitato!».

Hoseok non fece complimenti e gli lanciò un'occhiataccia. «Non tirar fuori quella storia!».

«Perché? Poi piangi perché la piccola Yeonwoo non ha voluto te?» il ragazzo dai capelli castani gettò la testa all'indietro mentre si lasciava andare ad una risata liberatoria, con tanto di mano poggiata sullo stomaco.

«Davvero teatrale e stupdio! Piuttosto pensa a lavarti!», Hoseok indicò la camicia sporca di terra dell'amico, che aveva perso tutto il suo splendore e candore.

Taehyung spalancò la bocca e si coprì una delle tante macchie di terra e polvere. «Non ho un motorino all'ultimo grido come te, stupido figlio di papà!» Gli afferrò la testa e se la mise sotto al braccio, scompigliandogli i capelli ché sapeva quanto lo potesse infastidire. «E' normale che cadda, sai?! Invece di preoccuparti, tu...».

TSUNAMI DI STELLE // vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora