3. Domino

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18 luglio 2019, ore 17:00
Editoriale Il Cittadino S.p.A., via Benedettine

Il novellino è appena entrato nella tana del leone. Chissà se sa che dovrà correre più veloce di lui, o verrà ucciso: in questo periodo non è consigliabile far perdere tempo a Stefania. Sarà pur conciato come un damerino, nonostante ci sia un caldo asfissiante, però si vede lontano un miglio che non ha voglia di essere qui.
Ti prego, non farla arrabbiare, altrimenti sarò costretto a trascorrere l'ennesima notte insonne, con la bambina piangente per il dolore e la moglie isterica per la giornata sprecata.
Sarà meglio che mi prepari ad ogni evenienza.
«Ehi, Betta,» richiamo l'attenzione di Rosa, l'unica che può venirmi incontro in questa situazione «puoi coprirmi le spalle per qualche minuto?».

18 luglio 2019, ore 17:23
Editoriale Il Cittadino S.p.A., via Benedettine

Questo qui non sa neanche da che parte è girato.
«Mi potrebbe cortesemente ripetere in che cosa si è laureato?» chiedo, anche se sul suo curriculum è scritto a caratteri cubitali. Temo sia l'unica cosa di cui possa effettivamente vantarsi, considerando che ha solo ventisei anni e sembra aver combinato ben poco nella vita.
La risposta giunge immediata: «In Informazione ed Editoria a Genova».
Santo cielo, ma questo ragazzo vuole davvero questo posto da tipografo, oppure no? Sarebbe stato sufficiente sottolineare con quanto è uscito dalla facoltà, per darmi l'impressione di tenerci a fare bella figura - sì, mi sarei accontentata di poco. «Con il massimo dei voti, vedo» rimarco io falsando un po' di ammirazione, sebbene fosse compito suo.
In teoria dovrei domandargli anche quale tesi abbia discusso in sede di laurea, ma ho paura di metterlo in difficoltà. Questo colloquio si sta rivelando molto più ostico di quanto potessi immaginare: dopo tutta la tribolata che deve aver fatto per scrivermi quella mail stucchevole, adesso si esprime a monosillabi?
«Mi tolga una curiosità, caro Terzi,» lo incalzo, anche se non sono poi così tanto convinta di voler ricevere una risposta «perché non si propone come collaboratore del nostro giornale?».
C'è stata davvero una scintilla nel suo sguardo, oppure è stata una mia impressione? Devo aver toccato il tasto giusto, a quanto pare. Forse, se si degnasse di cambiare idea, potrei valutare di trovargli un posticino: ultimamente i collaboratori scarseggiano, specie quelli diplomati nel settore. «Non che mi stia dimostrando doti particolari in questo momento, ma penso che sia sprecato per il ruolo da tipografo» ammetto schietta, con la speranza di smuovere qualcosa in lui. Detesto gli svogliati che hanno del potenziale - perché lui non ha preso la laurea con i punti della spesa, andiamo!
Silenzio.
Ma perché...
«Lei ha solo ventisei anni, giusto? Fossi in Lei, aspirerei a un lavoro ben più gratificante» rincaro la dose. «Nulla togliere ai tipografi, sia ben chiaro, ma potrebbe entrare nell'albo dei giornalisti, se solo collaborasse con noi. La prassi non è così macchinosa come sembra e da ciò ne trarrebbe soltanto vantaggi».
Rispondi e non farmi perdere tempo.
«La ringrazio,» esordisce «ma non sono interessato. Sono qui solo per il ruolo da tipografo».
Sì, questo qui non sa neppure da che parte è girato!
«Per quale motivo, se posso saperlo?», sempre che ne esista uno valido.
«Perché non ho la capacità e soprattutto la volontà di raccontare alla gente frottole ben confezionate, di addolcire pillole difficili da inghiottire e di distrarre le persone da problemi più gravi di quelli raccontati sulle pagine di un qualunque quotidiano».
Oh.
No.
Non può avermi risposto così, con un tono inflessibile e privo di una qualsiasi sfumatura, proprio come se stesse dicendo la cosa più naturale e ovvia di questo mondo. Di tutte le frasi che si possono pronunciare durante un colloquio di lavoro, specialmente quando si fa domanda presso un editoriale, questa è in assoluto la più infelice, la più stupida, la più audace.
Ho tantissime obiezioni da sollevare in merito e ho solo l'imbarazzo della scelta, però so che questo ragazzetto non mi ascolterebbe - meglio, lo farebbe, ma non capirebbe. Bisogna vivere certe esperienze, finire in un vicolo cieco e sbattere la faccia contro un muro, per cambiare la propria opinione.
Ed io, in questo momento, vorrei solo fracassargli il cranio.
Ammetto perciò di essermi sbagliata: questo qui sa benissimo da che parte è girato.
Il punto è che non ha la più pallida idea di dove si trovi.

18 luglio 2019, ore 20:02
Piacenza ⟶ Castel San Giovanni

Non appena sale sulla macchina, si disfa lo chignon ed espira profondamente, come se cercasse di liberare il suo corpo da un peso enorme. «Anche oggi è finita» sospira poi, abbozzando un sorriso. Sulle sue labbra è rimasta una traccia sbiadita di rossetto.
«Ti va bene se ceniamo direttamente dai miei, quindi?» le chiedo, anche se parte della mia domanda viene in parte cancellata dall'accensione del motore. Tuttavia non serve ripeterglielo una seconda volta, perché con la coda dell'occhio la vedo annuire.
Oggi il suo livello di stanchezza deve aver raggiunto l'apice: non si è neanche accorta di ciò che l'aspetta sul cruscotto. «Ti ho preso una cosetta» la incalzo allora, puntando il dito verso un sacchetto da pasticceria che aspetta solo di essere aperto.
È bastato questo, per farla tornare energica in un battito di ciglia. «Ma dai, non avresti dovuto!» esclama sorpresa, anche se non lo pensa davvero. Conosco mia moglie ormai da venticinque anni e so bene come addolcirle la giornata.
«Ne hai bisogno» ridacchio, mentre la vedo sbirciare come una bambina all'interno della confezione. La sta letteralmente divorando con gli occhi, quella brioche al miele, ma sa che deve trattenersi per non guastarsi la cena.
Infatti chiude il pacchetto con un sospiro sconsolato. «Tu vuoi mettermi all'ingrasso» mente, come se fosse dispiaciuta per questa ragione.
«No,» rispondo subito, inveendo tra i denti contro l'ennesimo deficiente che spalanca la portiera della macchina senza guardare «voglio solo ricaricarti le batterie: hai una faccia stravolta».
Stefania abbassa immediatamente il parasole, per fissare il proprio riflesso nello specchietto per una manciata di secondi. «Dimmi che non ho fatto il colloquio in questo stato» supplica, con un tono sbigottito e incredulo al contempo.
«Semmai è il colloquio ad averti ridotta in questo stato».
Finalmente rilassa le spalle. Espira profondamente ancora una volta.

18 luglio 2019, ore 20:37
Via Amilcare Ponchielli, Castel San Giovanni

Ci vuole tanta pazienza nel lavoro che facciamo. Non è semplice avere a che fare con tante persone diverse tutti i giorni: ognuna di loro ha una storia, facile o difficile, e un'interiorità che dovrebbe nutrirsi di rispetto reciproco - dovrebbe, purtroppo non è sempre possibile.
È un po' come dirigere un'orchestra: se il direttore sa muoversi correttamente, gli strumenti entrano in simbiosi tra loro e assieme creano un'armonia orecchiabile. L'importante non è che tutti sappiano bene qual è il loro ruolo, bensì che riconoscano quanto è importante in funzione degli altri.
Se anche solo uno di loro vacilla, il resto crolla, come le tessere di un domino.
Noi del Cittadino lo sappiamo molto bene, per questo cerchiamo di sostenerci a vicenda come meglio possiamo. Forse non sarà la redazione più professionale del mondo e non saremo all'altezza di altre testate nazionali, ma sappiamo volerci bene come una grande famiglia - anche quando la situazione si fa difficile, si stringono i denti e si va avanti, tutti sulla stessa barca.
«Quindi? Non mi hai detto com'è andata a finire».
«Non ha accettato la mia proposta, si è rifiutato di fare il collaboratore».
Nella vita abbiamo tutti un posto dove andare. Basta solo trovarlo.
Come è successo a noi due.
«Non ci girare attorno: lo hai assunto, vero? Sicura che sia stata la scelta giusta?».
«Chi sbaja de testa paga de scarsela», sperando di non doverlo fare per davvero. In questi ultimi anni si piange troppa miseria.
«Mi fido di te: se hai visto qualcosa in lui, saprà anche dimostrarcelo, prima o poi».
«Già, prima o poi».
Ogni cosa a suo tempo, l'importante è che ogni tessera del domino abbia trovato il suo posto. Poi, ci si terrà in equilibrio a vicenda, come sempre si è fatto.
Nessuno conta di meno. Siamo tutti giornalisti.

#01_RosaspinaWhere stories live. Discover now