C'è un'aria strana stasera

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E cominciò tutto per caso, senza piani precisi, senza aspettative, senza speranze o sogni. Cominciò tutto per pura fortuna e proseguì grazie a quei due ragazzi che riuscirono a sfruttare le loro virtù al momento giusto. Non erano altro che due dipendenti di un ristorante, due ragazzi tra tanti, due sconosciuti venuti a contatto in un giorno d'estate. Nessuno avrebbe potuto prevedere quella scintilla che scattò nella frazione di un secondo. Un solo secondo ed erano già fottuti. Bucky Barnes e Steve Rogers.
La fortuna stava per incrociare le loro strade quella sera. Bucky andava a lavoro come ogni giorno mentre Steve andava verso il ristorante che lo aveva assunto e quello sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro.
Bucky andava spedito, si era messo le gambe in spalla ed era partito prima da casa sua, oggi toccava a lui aprire il ristorante. Questo significava dare una lavata in sala, in cucina e poi aggiustare tavoli, sedie e se avanzava tempo anche qualcosa all'esterno. Quella mattina avrebbe dovuto istruire un nuovo dipendente, il suo capo gli aveva riferito solamente che non sapeva fare un accidenti e che aveva bisogno di soldi. Si era subito immaginato un uomo senza lavoro che aveva dei figli da mantenere e la sua unica speranza era quel posto di lavoro. Bucky si chiedeva quanto era disperato quell'uomo per aver accettato questo posto. Lui lo odiava, ma non per i suoi colleghi o il suo capo, no no, con loro si trovava benissimo. Lui odiava fare quel lavoro, servire ai tavoli, dover essere sempre gentile con la gente, mantenere la calma con i clienti sempre insoddisfatti, fare lo slalom con cinque piatti fra le braccia tra i bambini urlanti e tornare a casa con un mal di testa atroce. Però lì, in quel posto, era sempre in compagnia. Aveva qualcuno con cui parlare, scherzare o anche solo relazionarsi in modo disinteressato. Era intento a scarabocchiare un blocchetto su cui prendeva le ordinazioni quando il campanello a vento suonò appena sopra la porta quando essa si aprì. Un ragazzo biondo e alto entrò, un pò titubante. Lui scattò subito in piedi dirigendosi verso di lui.

-Buonasera, sono Steve Rogers. Sono qui per il lavoro - tese la mano in attesa di una stretta. Bucky prontamente la ricambiò.

-Buonasera, io sono Bucky e oggi ti farò vedere come muoverti e come funzionano le cose - sorrise. Cominciò a camminare per il ristorante seguito da Steve. Aveva iniziato a mostrargli il ristorante e aveva spiegato come utilizzare la cassa e che più tardi gli avrebbe fatto vedere come prendere gli ordini e come farli arrivare in cucina. Steve lo seguiva passo passo, non perdeva una parola. Annuiva, diceva che aveva capito e faceva qualche domanda.

-Penso che sia tutto qui per adesso. Questa è la divisa, un pò scomoda ma ti ci abituerai presto - scherzò lui - Comunque vedrai che ti ambienterai subito, tutti qui sono molto simpatici, ti troverai bene - sorrise lasciando la divisa tra le mani del ragazzo.

-Spero che anche loro mi trovino simpatico. Sono un disastro nelle relazioni umane - rise. Steve non riusciva a non sentirsi un idiota dopo quella frase? Ma chi dice una cosa  del genere ad un ragazzo che conosce appena? Che stupido. 

-Io direi che te la stai cavando bene, Steve - gli rispose, dandogli una leggera pacca sul braccio. Rimasero in silenzio, un silenzio imbarazzante che sembrava non finire mai. Non sapevano che dirsi, erano due sconosciuti che aspettavano gli altri dipendenti e successivamente i clienti. Bucky sparì in cucina, si sentì troppo imbarazzato e si sarebbe nascosto lì fingendo di cercare qualcosa che aveva perso. Steve si era abbandonato su una sedia e subito si era messo a scrivere ai suoi amici. 

"aiuto. salvatemi" 

E poi aveva premuto invio. Si trovava in un ristorante o meglio, nel suo nuovo posto di lavoro e nonostante avesse voluto interagire con Bucky, proprio non ci riusciva. Ne era rimasto colpito e se fosse andato da lui in cucina sicuramente avrebbe detto qualcosa di indecente e si sarebbe vergognato. Lui era così, timido ma sempre con la fissa che doveva fare buona impressione su tutti. Sceglieva accuratamente cosa dire, viveva secondo dei piani precisi, si era organizzato quasi tutta la sua vita. Non riusciva a vivere senza seguire un percorso preciso e gli imprevisti non facevano parte della sua tabella di marcia. Aveva deciso di rimanere seduto lì fino a quando Bucky sarebbe tornato. Poi sarebbero arrivati i suoi colleghi, poi i clienti e poi avrebbe iniziato a lavorare. Poi una volta finito sarebbe scappato a casa. Si, scappato. Non riusciva a sentirsi a suo agio, ma era solo il primo giorno, no?

-Okay, scusami ma tutto ciò è imbarazzante. Non so cosa dire e non mi pare di aver detto qualcosa fuori luogo e non mi va di restare in silenzio per la prossima ora perciò non so fa qualcosa! - Bucky uscì come un fulmine dalla cucina e buttò velocemente e senza pause tutte quelle parole. L'imbarazzo l'aveva schiacciato, non aveva fatto altro che pensare di aver detto qualcosa di non appropriato. -Oddio, adesso ho fatto la figura del pazzo. Perfetto, perfetto, va tutto alla grande, no? - si passò una mano tra i capelli, ormai in crisi.

-Va tutto bene, non hai detto niente di strano e beh te l'ho detto prima, non sono bravo in queste cose - alzò le spalle mentre lo guardava con un sorrisetto. 

-Scusa, è che proprio non riesco a stare zitto - rispose. 

-Non preoccuparti - fu l'unica cosa che disse Steve.

-Metto su un pò di musica, magari puoi aiutarmi a sistemare l'esterno - propose lui. Steve annuì e seguendo le indicazioni che prima gli aveva dato Bucky, aveva cominciato ad alzare tutte le sedie. Poco dopo la musica si era fatta strada tra le stanze del ristorante ed era arrivata fino alla terrazza. Bucky era arrivato due secondi dopo e aveva iniziato ad aiutarlo. 

-Mi piace questa canzone - esordì il biondo. 

-Nevermind, Dennis Lloyd - sorrise l'altro mentre stava alzando una delle sedie.

-Hai buon gusto - gli fece l'occhiolino e poi continuarono a fare il loro lavoro. Dopo aver dato una pulita e rimesso a posto le sedie, cominciarono ad arrivare anche gli altri dipendenti. Steve si presentò a tutti e lui impaziente aspettò uno dei suoi amici. Aveva trovato il lavoro grazie a lui che era già un dipendente e guarda caso era l'unico a mancare. Quando anche lui arrivò tutti si misero all'opera e anche i clienti cominciarono a riempire il ristorante. Fu una serata piena, ma Steve riuscì a tenere il ritmo e sembrava quello che se la cavava meglio. 

Quel primo giorno di lavoro fu solo l'inizio di qualcosa, ma ancora non sapeva cosa.

Ti Dedico il SilenzioDonde viven las historias. Descúbrelo ahora