La ragazza dai capelli dorati guardava fuori dalla grossa finestra della sua camera, era un pomeriggio piovoso, come tanti.
Si mise a sedere sul letto, fissando quello vuoto del fratello davanti a lei, pensava che se si fosse decisa a smontarlo e metterlo nel sotterraneo sarebbe stato meglio, anche per la sua salute.
I suoi occhi grigi si posavano sul letto sfatto, che era rimasto così per anni, non era mai stato toccato o pulito e adesso gli insetti e i ragni facevano delle stesse coperte il loro alloggio.
Non sarebbe mai riuscita da sola a smontare quel letto e a portare giù quel pesante ed elaborato comodino, non avrebbe osato imprimere le sue impronte su quella superficie polverosa.
Avrebbe chiesto aiuto all'unica persona di cui si fidava e che le aveva sempre dato una mano nelle situazioni più disperate, anche se avesse dovuto far bagnare i suoi bellissimi capelli dalla pioggia, non poteva darsi tempo per pensare.Si coprì come potè e uscì, poi si chiuse a fatica il portone di ferro alle spalle, che non veniva aperto da anni ormai, e si diresse verso le vecchie stalle, ormai vuote, o quasi.
Era rimasta solo la sua cavalla baia, Phenelope, che sostava pigramente sul suo letto di truciolo."Questa è la volta buona"
Disse la ragazza a bassa voce mentre puliva e sellava l'animale.
"Questa volta non mi tiro indietro, non posso continuare a vivere così"
Ripeteva quasi come una cantilena antica.
Phenelope intanto si muoveva irrequieta, non le andava a genio l'idea di dover passeggiare con la pioggia battente.
La ragazza se ne accorse e la coprì con una coperta pulita, color porpora, poi le mise la cuffietta.
"Mi dispiace tanto"
Le disse a bassa voce mentre le accarezzava la lista bianca che aveva sul muso.
Aprì la porta della stalla e uscì.
Le nuvole nere si addensavano minacciose su di loro e la pioggia era diventata più forte, fitta e metteva a dura prova la vista già danneggiata della ragazza.
Fece un lungo respiro, prima di iniziare a percorrere lentamente il sentiero deserto, martoriato dalle gocce di pioggia che cadevano pesanti e insistenti sul terreno.
Si voltò a guardare la sua fortezza un'ultima volta, un labirinto di emozioni dalla quale era quasi impossibile uscire e altrettanto lo era entrarci, costruita con pietre solide e scure, così che neanche un filo d'aria, per sbaglio ci avrebbe potuto passare attraverso.
Infatti dentro quel posto non si respirava, l'aria era pesante e tutte le stanze puzzavano di vecchio e muffa, le piccole finestre non venivano mai aperte e le tende non erano mai state spostate, per non permettere a nessuno di vedere l'interno.
L'unica finestra grande era quella della camera della ragazza, coperta anche quella da una tenda, pulita a differenza delle altre, serviva per riuscire a controllare il territorio, che niente le potesse sfuggire di mano.Non era più abituata all'aria fresca, la ragazza dai capelli biondo cenere, si riempiva i polmoni dell'odore dell'erba bagnata e della pioggia, durante quel viaggio.