Capitolo 18. Paura di reagire.

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L'infermiere mi distende sul lettino di una stanza ospedaliera e mi lascia una carezza sui capelli, dopo che mi ha sentito gemere per il dolore.

Sono riuscita a capire che non riesco a muovere alcuna parte del mio corpo, prima del mio arrivo qui, e sono scesa dall'ambulanza grazie a due infermieri, che mi hanno portata dentro all'ospedale trasportata ad un lettino.

-Il dottore sta per arrivare, ti farà dei controlli. In seguito devi rilasciare una deposizione alla polizia dello stato, che stiamo per chiamare. Devi raccontare chi ti ha fatto questo e la versione dei fatti, così l'aggressore potrà essere punito.-

Una lacrima riga il mio viso e l'infermiere esce dalla stanza, senza ricevere alcuna risposta da parte mia.

Posso continuare la mia vita in questo modo? Posso continuare a reggere il gioco di Aldo? Sono finita in ospedale, per colpa sua. Come potrei negare e fingere tutto? Potrebbe arrivare anche il peggio, se lui continuerà a picchiarmi.

Annabelle mi stringe la mano, che si è accomodata accanto a me su una sedia, e gli rivolgo il mio sguardo.

-Devi denunciarlo, Chantal. Non puoi continuare a farti rovinare la vita...-

Qualcuno bussa alla porta, interrompendo il discorso della mia amica, e il dottore fa il suo ingresso.

Il medico, appena mi guarda, resta incredulo quando vede il mio volto e si avvicina preoccupato. Mi chiedo se sono io a far paura o se sono messa male da far restare costui scioccato.

Annabelle esce dalla stanza, sotto richiesta del dottore, e lui inizia a medicarmi il viso.

Lo vedo nell'utilizzo di bende, garze, disinfettante e cerotti.

-Non sei messa molto bene! Adesso dobbiamo fare delle radiografie per vedere come sono combinate le tue ossa, gli infermieri mi hanno riferito che non riesci a muoverti.- annuisco debolmente e procediamo con i controlli.

*

L'ortopedico termina di fare l'ingessatura al mio braccio destro e vengo trasportata nuovamente in camera, dalle mura bianche e una finestra dove si intravede il cielo grigio.

Il calcio di Aldo è riuscito a rompermi un braccio e non solo, mi ha procurato molti ematoma nel resto del corpo.

I dottori hanno deciso che io debba rimanere qui in ospedale per le prossime 24 ore, per tenermi sotto controllo e per assicurarsi che io stia del tutto bene.

Un'infermiera entra nella stanza e mi sorride debolmente.

-Va tutto bene, cara? Mi presento, io sono Veronica. I poliziotti sono nel corridoio, li faccio entrare, ok?- scuoto la testa e inizio a piangere.

-Devi farti coraggio, Chantal! Sarò presente quando fornirai l'identikit di quella persona spregevole, non preoccuparti.- si avvicina alla soglia della porta e fa verso a qualcuno di avvicinarsi.

Due poliziotti entrano nella stanza e si posizionano davanti il mio letto.

Quello più basso si mette seduto su una sedia e l'altro resta accanto il collega con un'agenda in mano, per trascrivere le mie parole.

-Signorina Vitali, conosce la persona che l'ha picchiata?- domanda il più basso dei due.

Tiro un lungo respiro e mi faccio coraggio ad aprire bocca.

All'improvviso mi si gela il sangue quando vedo la porta della stanza aprirsi e vedere comparire la figura di Aldo che mi lancia un'aria di sfida.

Mi sento intimorita.

-Non è questo l'orario delle visite!- l'infermiera lascia la mia mano per avvicinarsi a colui che ha osato farmi del male, che in modo gentile lo accompagna alla porta.

Accanto A Te- Federico Rossi|| Benji E FedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora