MEGAN'S POV:
Risalii le scale trascinandomi, ero stanchissima, ma sopratutto arrabbiata.
Mi sedetti sul letto accanto a Harry che dormiva ancora.
Lo guardai, e nello stesso instante in cui lo feci mi scappò un sorriso, era adorabile.
Sembrava un bambino. Rannicchiato su se stesso, con la bocca leggermente aperta, avevo terribilmente voglia di baciarlo, ma non volevo svegliarlo.
Mi alzai dal letto e mi diressi verso la finestra.
La aprii. Fuori il cielo era ancora chiaro, ma probabilmente non per molto.
Guardai l'orologio. Le lancette dorate segnavano le 21.30.
Accesi una sigaretta. Aspirai quell'ondata di nicotina, che mi graffiò il palato in modo piacevole e tranquillizzante. Attorno a me cominciarono a formarsi degli sbuffi di fumo.
Ripetei l'operazione più volte, riuscendo nel mio intento di sbollire un po' la mia rabbia.
In quel momento ricordai una ragazza della mia scuola di danza.
Si chiamava Sonia, si Sonia Marino.
La ricordavo bene quella ragazza, era dolcissima, ma nessuno riusciva a vedere quel suo lato, poiché veniva etichettata come "La Balena".
Io ero l'unica ragazza ad essere stata sua amica e per un po' pure io adottai un soprannome, a causa della mia amicizia con lei.
Ma non mi interessava, quella ragazza era perfetta, una vera principessa ai miei occhi.
Essendo di origini calabresi, non aveva nessuno a Milano, e la sua famiglia non veniva mai a trovarla a causa di problemi economici, ma lei sapeva che comunque sua madre se ne era andata, lasciandoli da soli, perchè non ce la faceva più, mentre suo padre era troppo occupato a trovare lavoro per sfamare la numerosa famiglia.
Ogni sera andavamo al Duomo e ci raccontavamo delle storie.
Lei mi parlava spesso di sua nonna, diceva che era una grande ballerina e che per un po' aveva inseguito il suo sogno, ma poi fu obbligata a smettere, poichè il padre non lo approvava.
Non si arrese mai e continuò a danzare nella sua stanza, creando coreografie stupende.
Fu proprio sua nonna, a permetterle di venire nel teatro più rinomato al mondo a studiare danza.
Per questo stimavo terribilmente quella ragazza, malgrado gli insulti ed i pochi amici e sostenitori, lei andava avanti, non si abbatteva mai.
Io ci credo ancora che sua nonna fosse una grande ballerina, perchè Sonia era un talento unico.
Mi ricordo ancora il ballo di fine anno, era una stella che brillava fra le altre, fluttuava leggiadria in aria come un fiocco di neve, e riusciva a trasmettermi tantissime emozioni.
Ma a quella fata, malgrado fosse forte, le ali vennero rotte, giorno dopo giorno sempre di più.
La pressione di dover dare sempre il meglio di sè, le cattiverie di tutte le compagne più grandi, la spezzarono completamente.
Tentò il suicidio più volte, si tagliava continuamente, e per questo, non la ammisero più nella scuola.
Fu lo stesso anno dove io tornai in Inghilterra.
Ci tenemmo in contatto il più possibile, seppi che lei era tornata in Calabria, a vivere da sua nonna,
la quale la aiutò a vivere di nuovo, da vera principessa.
Qualque anno dopo, la nonna si trasferì in America e lei la seguì.
Si iscrisse alla "New York City Ballet" superando tutti gli esami di ammissione necessari.
Seppi che sii diplomò come ballerina ed entrò in un corpo di ballo, ma purtroppo persi ogni modo per ricontattarla.
Ricordando quella ragazza, non mi ero neanche accorta che avevo le guance ricoperte di lacrime e trucco colato.
Ormai non mi accorgevo neanche più quando soffrivo.
Una mano si appoggiò sul mio fianco destro, mi girai mettendo lei al collo di Harry, abbracciandolo.
Pochi secondi dopo:
"Usciamo. Ti prego portami via, da questo schifo! Ne ho bisogno." esclamai, prendendo la giacca, scendendo al piano di sotto.
Lui mi seguii immediatamente senza fare una piega.
Ci avviammo verso la metropolitana nel buio della notte.