CAPITOLO 21 - SQUAD

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Dopo quel bacio meraviglioso e insieme terribile, Irama mi aveva comunque accompagnata all'albergo. Per tutto il tragitto io avevo lasciato che mi tenesse la mano, perché nonostante avessi paura di lui, nonostante avessi rinunciato a ciò che ci sarebbe potuto essere, non riuscivo ancora completamente a privarmene.

Arrivati davanti all'ingresso, lo sentii arrestarsi, interrompendo quell'ultimo contatto fisico che restava tra noi.

"Buonanotte." Sussurrò fermandosi di fronte a me e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni: non sembrava essere intenzionato a muoversi di lì.

"Tu non vai in camera?" chiesi con un filo di voce.

"Fra poco. Prima devo fare una cosa."

Non mi avrebbe detto altro. Quella piccola grande confidenza che c'era stata tra noi era svanita in un soffio.

"Buonanotte."

Lo salutai senza aggiungere altro e mi avviai da sola dentro l'hotel.

Ho sempre pensato che di notte le persone dicono e fanno cose che non farebbero mai di giorno: valeva anche per me.

Io e Irama ci eravamo baciati due volte, entrambe di sera, ed era stato a notte fonda che ci eravamo conosciuti.

Al buio io faticavo a controllare i miei sentimenti, ma quella mattina mi resi conto che poche ore prima non avevo fatto un completo disastro. Quando mi svegliai, tutto ciò che era successo mi scorse di nuovo davanti agli occhi come un film e io cercai di scacciarlo, ovviamente fallendo. Ci ripensai mentre mi alzavo e mi vestivo: avevo fatto la scelta giusta. Avrebbe fatto un po' male nei primi giorni, forse, ma ero sicura che stare lontana da Irama fosse la cosa migliore per me. Quanto a lui... beh, mi sembrava di avergli fatto un piacere a non accoglierlo in mezzo a tutti i miei guai.

E poi era normale che mi fossi presa una cotta per un tipo così bello e carismatico, giusto? Lo avrei dimenticato in fretta e lui avrebbe dimenticato me, che di speciale non avevo proprio nulla.

Mentre tentavo di autoconvincermi di queste cose, mi resi conto che anche Nicole era pensierosa e così ricordai che giorno era. Cazzo, ma dove avevo la testa? La risposta giusta era: In un paio di occhi verdi, ma la ignorai. In quel momento dovevo concentrami su me stessa.

Quando Maria mi chiese di eseguire Perfect, un brivido freddo mi scese lungo la schiena. Sebastian entrò in studio e ci posizionammo.

"Non puoi tralasciare l'emozione. È come se io cantassi senza rivolgermi a qualcuno: non avrebbe alcun senso."

Le parole di Irama mi risuonarono nelle orecchie mentre la musica cominciava ed io iniziai a muovermi, iniziai a ballare. Ero certa che ogni passo fosse perfetto, poiché lo avevo eseguito un milione di volte.

"Non puoi tralasciare l'emozione. È come se io cantassi senza rivolgermi a qualcuno: non avrebbe alcun senso."

Mi abbandonai al ricordo di quelle parole e a quelle della canzone. Volteggiai col mio partner senza pensare e fu così che mi ritrovai a confondere il marrone scuro degli occhi di Sebastian con un colore molto più chiaro: ballando non potevo fingere, non potevo bloccare i sentimenti. Soltanto alla fine della coreografia realizzai davvero e ammisi a me stessa di aver pensato proprio a Filippo mentre danzavo. Era stato inevitabile e completamente arbitrario, ma quasi ne ero felice, perché sentivo di aver finalmente espresso ciò che la coreografia richiedeva.

Sorprendentemente, anche i professori la pensarono così, perché in un momento mi ritrovai con la maglia verde del serale tra le mani: non avevo capito bene come era successo e nemmeno volevo saperlo.

Una storia senza una trama. [IRAMA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora