III

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<< Some of them want to use you

Some of them want to get used by you

Some of them want to abuse you

Some of them want to be abused >> 


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<< Piano, demone. >> gli ringhiai contro.

Ero seduta di fronte allo specchio, nonostante in quel momento avrei preferito frantumarlo in mille pezzi. Occhi rosso sangue mi scrutavano attraverso il vetro translucido e la gravezza della loro ingordigia ricadde su di me come il macigno che precipita violento sul valico della montagna.

Rabbrividii.

Sebastian era in procinto di spazzolarmi i capelli, quei lunghi capelli che non tagliavo ormai da troppo – da quando vivere aveva iniziato a sembrarmi più una punizione infernale che una grazia divina.

Continuava a ripetermi che avrei dovuto lasciarli crescere, coltivarli come lui coltivava me, che quei candidi capelli un giorno sarebbero divenuti la robusta corda stretta attorno al mio collo e allora sì che quel giorno sarebbe stato glorioso. Ogni volta che lo ripeteva, in cuor mio speravo che avesse ragione.

<< Siete incantevole padroncina. >> mi sussurrò all'orecchio.

In quei momenti, invece, speravo che si sbagliasse. Morire avrebbe significato cedermi completamente ed indissolubilmente a lui, come da contratto. Nemmeno nella morte avrei trovato quella pace che agognavo tanto in vita.

E Sebastian era destinato inevitabilmente ad essere la mia salvezza e la mia condanna – il fatto che lo avessi deciso io stessa rendeva il tutto ancora più triste e patetico per me, ma sicuramente più appagante per lui.

Ormai non ero più viva, proprio come non ero ancora morta. Oscillavo, vacillavo, ma ancora non cadevo.

Ciò che odiavo più di tutte le torture che adorava infliggermi con caritatevole crudeltà, più di ogni tocco rubato che straziava e vezzeggiava le mie membra e le mie interiora, più dell'oscurità perenne in cui ero obbligata a vivere, era il suo sguardo famelico.

Quegli occhi, quei dannati occhi purpurei, sembravano pronti per divorarmi in qualsiasi momento, per saltarmi addosso e consumarmi completamente. Se avessi guardato abbastanza a lungo, ero sicura che sarei rimasta bruciata dalle fiamme che ardevano in quegli occhi.

Mi accorsi che il demone aveva iniziato a tracciare un percorso con le sue morbide labbra, scendendo dal lobo del mio orecchio sino al collo, carezzando dolcemente ogni curva sinuosa, posandovi occasionali baci pungenti, che sentivo penetrare in profondità, sino a raggiungere il mio sangue che ribolliva e protestava.

Lo odiavo, lo detestavo dal più profondo di ciò che restava del mio esile cuore. Odiavo il suo stupido sorrisetto compiaciuto, odiavo che sapesse fingere così astutamente i suoi affetti e odiavo che riuscisse a farmi tremare di piacere ogni volta che lo desiderasse.

Presi tra le dita la ciocca di capelli corvini a me più vicina: << Magari un giorno i miei capelli saranno il cappio attorno al tuo collo. >>

Il demone alzò la testa, fissando l'immagine riflessa nello specchio; sorrise nuovamente:

<< Oh sì, sarebbe indubbiamente un giorno glorioso. >>

𝒑𝒆𝒓𝒆𝒅𝒐 [ Sebastian Michaelis ] [DISCONTINUED]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora