L'ultimo caduto, il perdonato

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All'alba dei tempi, dopo la ribellione di colui che oggi chiamano Lucifero, altre divinità si ribellarono al demiurgo pazzo e auto incoronato re degli dei. Furono tutti condannati a servirlo come schiavi negli inferi tramando alle sue spalle e creando un esercito di dannati per affrontarlo nei giorni dell'apocalisse, tranne l'ultimo di loro; colui che prima della dannazione chiese perdono. Quel giorno egli andò dal re degli dei, credeva di essere tanto potente da distruggerlo. Ma il demiurgo pazzo vedendolo arrivare disse.

<<Figlio mio, anche tu mi volti le spalle? Sapevo che saresti arrivato.>> Quel dio impugnò la spada che portava allacciata in spalla, la sguainò senza esitare.

<<Questa spada può distruggere qualsiasi cosa, anche l'essenza divina del re degli dei non potrà opporre resistenza alla sua lama.>> La spada brillava di luce eterea, argentea, potente.

<<E così sei venuto ad uccidermi, bene, trafiggimi! Anche se sai il prezzo che pagherai.>> Non aveva paura della dannazione all'inferno, la terra di Lucifero non lo intimoriva più di dell'essere che aveva chiamato padre, non lo spaventava di più di colui che rubò il potere dei ventuno Kviòtvindiìn. Senza i suoi libri del caos era un misero demiurgo, una divinità infima in confronto a lui un dio supremo, uno dei ventuno fondamenti della realtà stessa, uno dei ventuno dei supremi. Così colpì il padre, al centro, nel punto in cui si crede che sia più debole. Ma la spada non fece alcun danno. In quel momento quel dio vedendo che la sua arma non fece alcun danno provò paura dell'inferno e della dannazione, estrasse la lama e si inginocchio.

<<Io ti bandisco dal mio paradiso, figlio ingrato!>> La paura si impadronì di lui.

<<Vi prego padre no! Imploro il vostro perdono e la vostra immensa misericordia! Farò qualsiasi cosa chiederete. Sono stato traviato dalle parole del caos primordiale, è colpa dell'Hung Herkve. Ma adesso mi rendo conto che solo tu sei un dio e noi solo miseri angeli.>> Iniziò a tremare, sciocco di un dio, credeva davvero di poter uccidere colui che gli aveva dato la sua lama, credeva di poter uccidere da solo il re degli dei, quando anche un esercito di divinità superiori guidate da sei supremi aveva fallito.

<<Mi minacci e chiedi misericordia, mi trafiggi e chiedi perdono, ma la tua punizione avverrà comunque. Vagherai per il creato, raccoglierai anime e fin alla fine dei tempi ti sarà vietato l'ingresso al paradiso. Il tuo perdono sarà stabilito solo prima dell'ultima guerra.>> Detto ciò quel dio che si credeva un misero arcangelo venne scaraventato lontano da tutto e da tutti. Ma nel suo ultimo tocco il demiurgo pazzo gli diede un modo per svolgere il compito, da solo non avrebbe potuto raccogliere le anime in tutto il creato.

Infinito è il creato dei ventuno, con le sue dimensioni e universi. Nella sua caduta sentì bruciare le ali, le vide diventare grigie e rade, sporche di cenere, vide il suo corpo liquefarsi e distruggersi, nonostante la carne di un dio sia incorruttibile. Quando aprì gli occhi riconobbe la sua nuova dimora; l'insieme di universi che doveva occupare fino al giorno del giudizio, il posto che doveva riempire di altre anime affinché esse lo aiutassero a raccogliere e trasportare i mortali, accompagnarli in paradiso o all'inferno. Il nome di quella terra era Valal Seghem, che nella lingua Dihn ah El-in, la lingua eccelsa divina significa la valle dei campi di grano. Conosceva quel luogo perché nel suo ultimo tocco il demiurgo pazzo gli aveva donato la conoscenza di quel luogo, quel tocco con il quale lo scaraventò in quel posto vuoto gli fornì tutto ciò che sapeva su quegli universi piani ed infiniti che si avvolgevano l'uno sull'altro. Così egli iniziò a vagare alla ricerca si assassini e creature meritevoli del potere che voleva loro conferire, il potere della morte. Scrisse grimori, lettere e pergamene affinché i meritevoli come Elizabeth la sanguinaria, Vlad l'impalatore, i sacerdoti sciaccallo-anubis, Ponzio Pilato ed altre creature di ogni mondo potessero trovarlo e chiamarlo. Così il dio dall'aspetto cupo iniziò a creare le sue legioni, iniziò a creare i suoi angeli portatori di morte. Quindici legioni di divinità superiori che ad oggi chiamiamo angeli della morte o cupi mietitori affiancheranno le sette legioni del demiurgo contro le sette legioni di demoni e caduti di Sama-El ... secondo il volere del demiurgo, ma non secondo gli dei del pantheon dell'OqkruVenEl. Perché quindici? Perché esse sono il doppio più una delle legioni degli altri. E con questo esercito che il demiurgo vorrebbe trionfare sul suo avversario. Solo con l'aiuto del vero Dio della morte e la sua armata il re folle degli dei potrebbe trionfare sui suoi avversari, secondo le profezie almeno. Ma come ogni altra divinità suprema del multiverso anche il dio della morte ha i suoi piani e i suoi alleati, come la bestia oppure il Duca Nero. Nei secoli molti iniziarono ad unirsi all'ultimo caduto. Da arcangelo lucente e amato beniamino del riposo eterno diventò la paura dei mortali e il loro odio. Rimpiango ancora oggi il giorno della mia caduta, se avessi forgiato da me quella spada che buttai via, lo avrei ucciso, per questo alla fine dei tempi sarà la mia spada in grado di uccidere il tempo stesso a trafiggerlo e cancellarlo dall'esistenza. Se potessi ripercorrere quei giorni prima del paradiso, dell'inferno e del multiverso e cambiare gli eventi lo farei... farei in modo che il demiurgo pazzo non possa prendere i libri del caos, farei in modo che noi ventuno non ci dividessimo in fazioni. Ma ciò non è possibile, quindi svolgo il mio compito fino alla fine dei secoli.

Sorrow's Book (Pain)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora