Capitolo 12 (ANNA)

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Buongiorno! Come state? Capitolo un po' di transizione oggi, portate pazienza. Fatemi sapere comunque cosa ne pensate, lasciandomi un commento, un messaggio... un piccione viaggiatore!

Buona lettura!


Sabato, 3 maggio 1997 (Anna, 18 anni)

Entriamo dalla stessa porta che da anni, come ogni sabato sera, ci vede qui dentro al bowling senza possibilità di fuggire. È talmente piccolo il paese in cui sono cresciuta che non c'è niente se non questo posto, dove tutti si ritrovano e da cui tutti giurano di voler fuggire ma che alla fine ci vede sempre qua, sabato dopo sabato.

Mi giro attorno come le mie amiche, indecisa su dove andare, su cosa fare, su quale gente incontrare per prima e quale evitare. Qui dentro ogni mossa è calcolata al millimetro, in base a con chi ti ritrovi a parlare quella sera, si decide il resto della tua settimana, a volte passi per sfigata perché hai parlato con qualcuno che ha fatto qualche cavolata, altre volte ti ritrovi popolare perché sei riuscita a scambiare due parole col gruppo più figo di tutti... ogni volta è stressante perché, se per me ed Elisa non è più di tanto un problema quello che si dice di noi in giro, per Michela e Marta le cose sono completamente differenti e Valentina, che non ha mai preso una decisione di testa sua in tutta la sua vita, le segue a ruota. Per questo mi guardo attorno, cerco di capire dove potrebbero dirigersi e prego Dio che non sia con uno dei ragazzi più grandi che puntualmente ci prova con loro e che, come ogni volta, loro manderanno in bianco dopo essersi fatte offrire da bere.

La mia attenzione cade su un gruppetto che, in lontananza sta giocando a biliardo e riconosco subito Roberto e Marco con un paio di loro amici. Il cuore mi schizza nel petto, mi sento le guance avvampare di calore e le gambe quasi cedere sotto il mio penso.

«Ci sei?» Mi domanda Marta che, evidentemente, aspetta una risposta ad una domanda che io non ho minimamente sentito.

«Scusami, ero distratta» riesco finalmente a focalizzare lo sguardo su di lei invece che sul fisico perfetto di Marco.

«Sì, certo, a sbavare dietro a uno come Marco... quello non ti guarderà mai neanche se ti presentassi nuda qui dentro. È totalmente fuori dalla tua portata»

Marta è sempre stata brutale nelle sue opinioni e, se può in qualche modo sminuirti per apparire più grande, affonda con le sue battute e ti trascina giù, dove lei può apparire superiore a te. È sempre stata la sua tecnica preferita e ormai sono abituata alle sue incursioni pesanti e del tutto gratuite.

«Hai ragione, è totalmente fuori dalla mia portata... è fuori dalla portata di tutte noi, credo» non so per quale motivo ma ho bisogno di puntualizzare che anche per lei, Marco, è del tutto irraggiungibile.

Improvvisamente quella gelosia irrazionale che mi assale ogni volta che Marco è con qualcuna, mi stringe lo stomaco in una morsa del tutto sgradevole. Marta mi guarda come se volesse strapparmi gli occhi dalla testa, Michela come se fossi una gomma da masticare attaccata sotto alla suola della sua scarpa e Valentina... beh, Valentina sta valutando se le altre due mi odiano in questo momento oppure se stanno dalla mia parte, deciderà poi di conseguenza come schierarsi.

Lancio un altro sguardo verso il tavolo da biliardo e incontro quello di Roberto che mi sorride e mi fa un cenno di saluto con la mano, ricambio proprio nel momento in cui Marco si gira e, vedendomi con la mano alzata, mi sorride e mi saluta. Lo scambio dura sì e no qualche secondo ma è sufficiente per il mio cuore per schizzarmi nel petto, fare un paio di capriole e poi scendere nello stomaco per rimanerci per un tempo fin troppo lungo.

«Come mai lo conosci?» Michela sembra quasi indignata per quel saluto, come se l'avessi presa a schiaffi lì, nel bel mezzo del passaggio.

La voglia di risponderle che io e Marco abbiamo un rapporto del tutto speciale mi sale in gola, le parole sono già pronte per uscire ma mi muoiono sulla lingua prima che possa pronunciarle. Non voglio dare loro più informazioni di quante siano necessarie, non voglio che rovinino questo momento perfetto.

«Ogni tanto viene via con noi in moto» rispondo vagamente.

Elisa mi si avvicina e mi stringe la mano, lo sa quanto non voglia parlare di questo argomento con loro perché davvero non potranno mai capire il perché dia loro buca ogni domenica per andare in giro con mio padre.

«Davvero? Pensavo che fossero soltanto vecchi» Marta sembra avere un rinnovato interesse per la cosa e a me dà fastidio.

«Qualche volta, raramente, a dire il vero» cerco di minimizzare.

Marta mi guarda con un misto tra la sfida e lo schifato.

«Certo, quando si è accorto che tu sei sempre lì avrà pensato che lo stai seguendo come una bambina alla prima cotta e avrà evitato di andare via ancora con tuo padre. In fin dei conti lì dentro sei tu la bambina, non lui... certamente non si sarà aspettato di trovarti lì ad infilarti nella sua vita come una maniaca» sputa le parole come se fossero veleno.

«Tu hai idea di quello che stai dicendo?» Elisa domanda quasi esterrefatta dall'uscita della nostra amica.

Le stringo la mano sperando che capisca di lasciar cadere il discorso. Non voglio che quelle due vipere mettano ancora bocca sull'unica mia passione che, guarda caso, è anche quella di Marco. Non voglio che la mia felicità della domenica sia contaminata dalle loro richieste di venire via con noi, non voglio che a loro venga neppure in mente il fatto che possano in qualche modo intrufolarsi nella mia bolla sacra di quei giri in moto.

«Certo che lo so. È più che chiaro che lui non voglia avere niente a che fare con lei, che l'abbia salutata solo per gentilezza, ma prova a immaginarti una che ti segue ad ogni giro in moto a cui partecipi, è a dir poco inquietante» spiega Marta con Michela che annuisce e Valentina che scimmiotta le altre due.

Avrei voglia di prenderla a schiaffi ma non posso farlo, un po' perché non è nel mio stile fare a botte con la gente, un po' perché un fondo di verità, in quello che dice, c'è. Marco non mi guarderà mai nel modo in cui lo guardo io, non proverà mai quello che provo per lui, nonostante abbiamo condiviso momenti speciali che nessuno potrà mai portarci via. La rabbia che mi sale allo stomaco mi fa venire la nausea e la cosa che più mi lascia spaesata è il fatto che non so da cosa sia dovuta: dal fatto che quelle che Marta sta dicendo siano pure cattiverie o che nel profondo del mio cuore ho paura che abbia ragione.

*

Entro in camera mia e mi lancio sul letto, con le braccia incrociate sotto la testa a fissare il soffitto senza la minima capacità di prendere sonno. Le parole di Marta mi martellano in testa come se fosse qui nella stanza a ripetermele all'infinito. Mi si sono insinuati talmente tanti dubbi in tutto quello che è capitato con Marco che non so nemmeno più cosa sia reale e cosa non lo sia... forse davvero mi sono immaginata tutto, forse hanno ragione Marta e la sua lingua biforcuta, forse io e Marco siamo solo frutto della mia immaginazione.

Infilo la mano sotto il materasso e tiro fuori il mio diario, quello in cui, da sei anni, scrivo quello che mi capita con Marco; lo sfoglio e rileggo con attenzione pagina dopo pagina. Non è successo molto non ci sono tante pagine da sfogliare ma, man mano che le rileggo, mi convinco che qualcosa di giusto ho visto, che quelle pagine le ho scritte per ricordarmi che non sono pazza.

Le parole di Marco, le sue espressioni, le sensazioni che ho avuto in quel momento... è tutto scritto nero su bianco a ricordarmi che quello che abbiamo è reale, anche se limitato ai giri in moto e niente di più. Quella di stasera è stata la prima vera interazione che abbiamo avuto al di fuori delle domeniche e la cosa mi lascia un po' stordita, spaesata, come se un equilibrio precario dopo anni si fosse rotto... è come se una diga avesse cominciato a cedere e l'acqua avesse iniziato a spillare dalle fessure. Non so per quanto ancora riusciremo a trattenere quell'acqua che, se liberata all'improvviso, provocherebbe un'inondazione.

Prendo una penna dal comodino e inizio a scrivere le poche righe che descrivono la mia serata con Marco, sembrava sinceramente contento di salutarmi, questo sono certa di non essermelo immaginato. Mano a mano che la penna scorre sulla carta, le parole di Marta scivolano in un angolo del mio cervello che non riesco più a raggiungere.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora