~Il diario di una bambina invisibile~

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26/03/2018
Caro diario,

è da tanto tempo che non ti prendevo in mano. Come ti vanno le cose di questo periodo?
Io finalmente sto bene.

Oggi ho rivisto i miei compagni di scuola sai? Mi sono mancati davvero tanto.

Purtroppo non mi hanno notata, ma rivederli mi ha reso felice.

Sara e Camilla sono ancora amiche, menomale! Mentre Paolo e Francesco litigano come al solito per le caramelle al limone di Marta.

Ho visto anche la maestra Carla, quella con i capelli rossi rossi, l'ho anche salutata sai?

Ma nemmeno lei mi ha notata.



Ho fatto un giro per il paese, non è cambiato molto fortunatamente, chissà se la mamma anziana del fruttivendolo Giacomo si ricorda ancora di quando mi regalava di nascosto qualche ciliegia.

Sono andata a visitare il giardinetto accanto alla scuola, ma ho visto che hanno tolto lo scivolo... che peccato, era il mio preferito. Sono tornata nella buca di sabbia e scavando per bene sono riuscita a trovare il braccialetto che avevo nascosto qui qualche tempo fa. L'ho lasciato su un muretto basso.

Era una bella giornata oggi. Davvero sì. C'erano i pettirossi che cinguettavano sui rami delle giovani querce vicino alla rotonda piccola, quella con tutte le violette ed i papaveri. Ma anche qualche rosa rossa.

La chiesetta con l'ortica davanti è stata pulita tutta tutta e resa lucida lucida, quasi quasi mi specchiavo nel pavimento di marmo.

C'era un pochino di vento, ma caldo e profumato. Fa davvero bel tempo per essere Marzo.

I miei capelli si sono allungati, scuriti e resi più fragili. Non ho più i boccoli biondi corti poco sotto la spalla. Adesso mi arrivano quasi alla vita, sono di un biondo sporco, quasi castano, e lisci, spezzati, sembra che ad un soffio di vento più forte del solito possano spezzarsi e lasciarmi di nuovo pelata.

Sono cambiata anche di corporatura. Ho la pelle pallida, spenta e sottile. Non ho più le guance paffutelle che la nonna Greta adorava punzecchiarmi per svegliarmi quando mi addormentavo con la testa sulle sue ginocchia.

Sono tornata a casa.

Ho trovato la mamma, che con gli occhi tristi tristi, stava piegando il mio vestitino del battesimo. Indossava i suoi vestiti 'dei giorni tristi', la sua felpa nera e lunga lunga ed i pantaloni larghi larghi e grigi. Ogni tanto sospirava e si spostava una ciocca di capelli dalla fronte.

Non mi ha vista.


Ho visto papà, che con gli occhi tristi tristi, stava spostando uno scatolone con i miei vecchi giochi. Aveva la sua camicia preferita, quella su cui io ho cucito dei bottoni rosa e gialli ed ho scritto 'miglior papà della casa'.

Non mi ha vista.


Accanto a papà c'era il mio fratellone che, con gli occhi tristi tristi, si rigirava tra le mani la mia bambola preferita, Miss Janette, quella con il vestitino di raso azzurro come il cielo estivo. Ogni tanto lanciava occhiate tristi a papà.


Non mi ha vista.


Ho trovato la nonna Greta insieme a nonno Sandro, si tenevano per mano sul divano, tutti e due con gli occhi tristi tristi. Ogni tanto nonna guardava una mia foto sulla libreria. In quella foto avevo appena perso il mio primo dentino e si vedeva il buco mentre ridevo sullo scivolo del parchetto.


Non mi hanno vista.



La casa è molto cambiata adesso. La mia camera rimane sempre chiusa, e dentro ci sono tutte le mie cose, e i miei giocattoli.
Facendo silenzio sono riuscita ad aprire la porta ed ho preso un peluche, una giraffa con cucita sopra la frase 'ti voglio tanto bene'.

Me lo ricordo quel pupazzo.
Me l'hanno portato nel terzo mese di ospedale, quando già i capelli non c'erano più. Mi ricordo che ci giocavo quando potevo, e ci dormivo insieme anche. Me lo aveva portato la zia Carla, quando aveva ancora i capelli colorati di rosso perché lo avevo chiesto io.

Ho fatto un piccolo sorriso, e con passi piccoli e leggeri sono uscita dalla mia, ormai, ex-camera.
Mi sono avvicinata alla porta, ma prima di uscire, ho guardato per l'ultima volta la foto di famiglia appesa nell'ingresso. Avevo più o meno tre anni li.
Accanto c'è un'altra foto.
Ci sono io, seduta in un lettino con il 'pigiama' da ospedale che tengo la mano al papà. La foto l'aveva scattata mio fratello, e mi ricordo che mentre lo faceva piangeva, anche se cercava di non farsi vedere da me. Davanti alla foto c'è un piccolo bicchiere con dell'acqua e delle violette, i miei fiori preferiti.

Con un sospirone sono uscita di casa stringendo tra le mani la giraffa di peluche.

Se devo dire la verità non so quanto tempo ho camminato. Forse minuti o anche ore.

Mi sono fermata spesso a raccogliere dei fiorellini, che ora sono tanto colorati e di mattina sono anche carichi di rugiada.
Ma ormai era quasi sera.

Alla fine sono riuscita a trovarlo. Non c'ero mai venuta qui... o almeno non consapevolmente.

Sono entrata passando davanti ai cancelli di ferro arrugginito. Ho camminato per un bel po' di fianco ad un muretto scrostato e con delle erbacce.
Ero scalza, ed i piedi affondavano nella ghiaia... chissà se qualcuno ha sentito il rumore dei miei passi.
Ho guardato per tutto il tempo alla mia destra. Lì tante facce mi stavano guardando dalle foto sulle... sui... non mi ricordo come si chiamano quelle pietre con scritto il nome e le tue due date .

Poco prima che il sole iniziasse ad andare a dormire ho trovato quello che stavo cercando. La pietra della mia bisnonna Rosa, che io da piccola piccola chiamavo 'Riogia'.
Guardando accanto vedo la mia, di pietra. Sopra c'è scritto 'Margherita Donati'. Poi sotto c'è '06/11/2013-26/02/2018' ed accanto una mia foto, la stessa che i nonni guardavano in salotto.
Mi metto a sedere davanti alla pietra e nel vaso di fiori, vuoto, metto quelli che ho raccolto.
Sono tanti.
Mi sono alzata, e dopo essermi stiracchiata e pulita la gonnellina rosa dalla polvere dei sassi, ho iniziato ad allontanarmi dalla mia pietra, camminando all'indietro, come per prendere la rincorsa.

Mi sono allontanata parecchio, poi ho iniziato a camminare tranquillamente verso la mia pietra, di nuovo, stringendo ancora la giraffa di peluche.

Una piccola luce è 'apparsa' davanti alla mia pietra, e più mi avvicinavo più si allargava.

Mentre camminavo ho pensato ai miei parenti e amici. Chissà cosa faranno... sarei tanto tanto curiosa di vederli, tutti quanti.

Ho continuato a camminare e, mentre il sole spariva dietro un cipresso, sono sparita anche io come il sole, ma dentro la luce.

Sono arrivata in un campo di grano, subito dopo, dove la bisnonna Rosa canticchiava una canzone. L'ho abbracciata, le mani adesso le avevo libere.

La giraffa di peluche, quella con scritto 'ti voglio tanto bene', e in piccolo 'guarisci presto', sotto una zampa, adesso dormiva accanto al vaso di fiorellini sulla 'pietra' di Margherita.

•~•~•
Ehilà!
Buongiorno, buonasera o buonanotte, a seconda di quando leggerete questa brevissima ''storia'' , definendola storia proprio per classificarla a grandi linee.
Se notate, innanzitutto, degli errori vi sarei grata se, gentilmente, me li faceste presenti, dato che ho scritto questa OS in due notti lontane tra di loro.
Poi, se vi aggrada, mi farebbe moolto piacere sapere cosa ne pensate, cosa vi è piaciuto o meno e cosa andrebbe migliorato, dato che di esperienze di scrittura ho solamente i temi scolastici, che diciamocela tutta: non fanno sfogare la creatività e la fantasia degli alunni, o almeno la mia suppongo.
Quindi...
buongiorno, buonasera o buonanotte a tutti ;3
(nome e cognome della bambina sono stati presi da un generatore di nomi)
•Lola•

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 27, 2018 ⏰

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