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C'era uno schermo bianco. Su di esso veniva proiettato "0...1", come il countdown di una vecchia pellicola divorata dalla cinepresa. Dopo pochissimi secondi di nero, il Mar Tirreno si presentava davanti ai miei occhi in tutta la sua furia. Un mare di un colore nero come la notte, nonostante fosse giorno, e reso ancora più cupo dalle nuvole cariche di pioggia. Le onde si agitavano impetuose, come se il mare fosse un essere vivo posseduto da una rabbia incontrollata. La sabbia sulla riva, incandescente di un rosso violaceo, bruciava i corpi di persone e animali, trasformando la spiaggia in una vera e propria crematoria. Tra le fiamme si distinguevano ancora figure che si contorcevano e urlavano, imprecazioni, odio verso qualcuno, rimorsi per le proprie azioni. Dal mare emerse una mano enorme, di un nero petrolio, che si allungava verso il cielo plumbeo e rabbioso. Non appena la mano toccò le nuvole, queste si frantumarono come il parabrezza di un'auto, e i frammenti di vetro piovvero sulla spiaggia, trafiggendo e uccidendo i miseri esseri che vi si trovavano. Era il colpo di grazia. Il cielo era scomparso, inghiottito da una nebbia viola. Solo una coltre di fumo denso e acre rimaneva a testimoniare l'apocalisse. La mano gigante sprofondò nell'acqua con un tonfo assordante, creando un'onda d'urto che travolse tutto: spiaggia, case, montagne. Tutto si fuse in un ammasso informe di fumo e cenere, la spiaggia incandescente si mescolò con le rovine delle case e le macerie delle montagne.

Solo allora mi resi conto che non era la terra. Era l'inferno.

Lo schermo tornò nero per alcuni secondi, per poi mostrare di nuovo il countdown, ma con una numerazione diversa: "1...0".

I 33 sogni dell'apocalisse (Parte 1)Where stories live. Discover now