Pane

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Il mio respiro risuona in una melodia malinconica. Trattengo tracce della mia insicurezza in uno stomaco vuoto, fatto a pezzi, lacerato da continui affanni. Ti tengo stretta al mio petto finché ne avrò tempo, finché qualcuno non ti strapperà dalla mia fragilità incondizionata. Non deve finire così: tu, io, noi, incastrati tra l'asfalto e l'inconscio, tra la paura di conoscersi e di perdersi, sommersi in questo oceano demenziale, che inizialmente ci culla, poi ci trascina in un abisso color vuoto. E il tuo respiro sembra abbandonare i nostri più puri ricordi. Ti stai allontanando da una vita che non meritavi di conoscere, perché se questo deve essere il tuo destino, allora avrei voluto prendere io il tuo posto. Vorrei dover vedere io la luce in quel tunnel tanto oscuro quanto affascinante, dovrei essere io a chiederti scusa per tutte quelle volte in cui ti ho lasciata sola in mezzo al traffico, o mi sono completamente dimenticato di comprarti il pane ogni santo giorno. Perché tu sei così reale che finché avrai un solo secondo di vita il mondo girerà ancora, e girerà ancora il mio essere. Perché tutto dipende dalla tua presenza e tutto tiene conto delle tue emozioni. Quindi ti prego, gira l'orologio che hai attaccato al cuore 5 secondi prima di questo scempio, e lascia che sia io ad attraversare la strada per darti l'ultimo degno saluto. Non far caso alla macchina che mi accarezzerà e mi trascinerà con sé. Il mondo continuerà a girare anche senza di me.

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