Last time in front of your house

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29 Novembre, 2015
JK

Sto aspettando da cinque minuti, seduto su questo divano rosa scuro. Lo stesso che ho sempre odiato, sia per il colore, sia perché una volta ci feci cadere per sbaglio un bicchiere di Coca-Cola. Che figura del cazzo, soprattutto perché Miki si era presa tutta la colpa e quella strega della madre le aveva fatto una ramanzina proprio davanti a me. Non solo si era sentita umiliata ma in più si stava prendendo la colpa per qualcosa che avevo fatto io. Ma lei era sempre stata così. Mi aveva perdonato ogni cosa, aveva accettato tutto quello che di me non andava bene, tutto quello che io avevo volutamente cambiato per colpa di chi non aveva fatto altro che lasciarmi stare, che ignorarmi. Era per questo che non potevo mentirle più, che non potevo mentire più a me stesso.

-Di cosa volevi parlarmi?- eccola che sbuca dell'arcata principale del salone. Indossa dei pantaloni della tuta, ha i capelli tirati indietro da una fascia, e mi guarda con poco interesse dopo essersi seduta, sull'altro divano, con noncuranza.

Mi raddrizzo e le dico quello che ho capito, quello che è giusto che lei sappia finalmente -Avevi ragione-.
È la prima volta che lo ammetto, è la prima volta che Miki mi sente dire una cosa del genere ed infatti mi guarda sconvolta -Avevi ragione, Miki- lo ripeto una seconda volta -Sono tre anni che non faccio altro che prendere in giro me stesso e di conseguenza ho preso in giro anche te- Miki abbassa la testa, sono sicuro che lei non abbia mai smesso di provare qualcosa per me e quello che le sto dicendo non è facile digerirlo ora che lo sto ammettendo io stesso -Comunque sono contento di averti conosciuto, sicuramente sei stata l'unica ragazza che mi sia davvero piaciuta che mi ha ricambiato anche meglio di chi per me ha avuto un effetto più forte-

-Ne sono contenta anche io- finalmente mi guarda negli occhi, un sorriso poco convinto sul volto, e l'espressione di chi si è arreso ma ha capito. Miki mi ama, lo so, ma mi ama così tanto che preferisce lasciarmi andare.

-Non c'è molto altro da dire, soprattutto perché io sono l'ultimo a cui dover dare la parola- infondo cosa avrei potuto dirle: spero che troverai uno migliore di me? In bocca al lupo? No, perché questo io lo avevo vissuto in prima persona. Se lei mi avesse detto una frase del genere, avrei urlato e l'avrei odiata ancora più di quello che già non provavo adesso.

-Almeno sei stato sincero-

-Sì, dopo tre anni di stronzate che mi sono continuato a ripetere- non ero d'accordo con lei, ero stato uno stronzo egoista e soprattutto avevo preso in giro più di una persona, solo perché non volevo ammettere che non smettevo di pensare a lei.
-Perchè lo hai fatto?- la guardo a lungo negli occhi perché non so rispondere a quella domanda. Perché avevo represso dentro di me quel sentimento, perché avevo deciso di trasformarlo in quel mio modo di fare strafottente, di chi non ha nulla da perdere quando invece aveva continuato a perdere ogni giorno di più.
-Non lo so- le rispondo quindi con sincerità. Lei annuisce, mi guarda e poi abbassa di nuovo la testa. Vuole dirmi qualcosa, lo capisco da come si guarda le unghie delle mani, ma invece rimaniamo in silenzio. Forse è il caso che vada via, credo che sia giunto il momento di uscire da quella casa per l'ultima volta. Mi guardo intorno per ricordami meglio i dettagli di quel salone, per imprimere nella mente tutto quello che ricordo di aver vissuto tra quelle quattro mura.

Una volta guardammo un film comico seduti su quel divano, quante risate, non ridevo così da un sacco di tempo. Con Miki era facile ridere, ma con lei sarebbe stato lo stesso?
Un giorno invece avevamo litigato per una cazzata, Miki sosteneva che David Bowie fosse inglese invece io ero convinto fosse tedesco, ricordo che alla fine quando mi accorsi che avesse ragione lei, l'avevo baciata mentre ancora mi urlava adosso che fossi un ignorante, anche lei mi avrebbe guardato allo stesso modo?
Forse era davvero il caso di andarmene, così mi alzo intento ad avvertirla che ho da fare, non posso stare oltre.

-Lei come si chiama?- ecco cosa voleva chiedermi, ed io lo sapevo che prima o poi la sua curiosità avrebbe inferitomi quel colpo. Al suo posto non avrei voluto sapere nulla, ma in quel caso voglio essere sincero fino alla fine.

-Si chiama Key-

救い出すよ必ず// I'll Save uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora