Si era offerto di consigliare a Bertol su come vestirsi ad una festa, ma lui stesso non lo sapeva. Le uniche feste alle quali aveva partecipato erano quelle noiose cerimonie di matrimonio, dove veniva obbligato dal padre ad andarci giusto per dare qualche sorriso e ricevere qualche pacca sulla spalla.
Pensò che a quei tempi veniva obbligato ad indossare maglie attillate o giacchine disgustosamente eleganti. Non sapeva quale dei due fosse peggio.
Potrei mettere qualunque cosa in fondo, basta che sia comodo... e che abbia una buona tasca per il pugnale.
Alla fine scelse una di quelle noiose giacce nere che aveva indossato per assistere ad una tragedia teatrale assieme ai Trevise.
In fondo, anche questa sarà una tragedia..
Sorrise e ne prese uno simile per Bertol, forse di qualche taglia più grande, poi, con la sacca sulle spalle si diresse verso la casa dei marchesi, un immenso palazzo in fondo a quella stessa via e grande forse più della sua.
L'edificio s'innalzava dominante al centro di un perfetto giardino, curato nei minimi dettagli, o quasi. Se si aveva un'occhio critico come il suo, si sarebbero notati facilmente come alcune rose appassivano leggermente al sole, altri alberi i cui rami si arrampicavano sulle grate del vecchio ma elegante cancello d'argento. Suonò un paio di volte il campanello e dopo qualche minuto un uomo vestito di nero gli venne ad aprire.
"Salve signorino Midford, benvenuto! I miei padroni la stanno aspettando in salotto. Prego." Il maggiordomo si spostò di lato e gli fece un leggero inchino, invitandolo ad entrare. Poi si girò a chiudere il cancello e lo segui galantemente verso la viottola che attraversava quel labirinto verde.
Un mugolio triste attirò la sua attenzione quando ne ebbe passato la metà. Si girò dalla parte da dove proveniva e vide fra i cespugli una grossa gabbia, dentro di essa decine di cani, o forse lupi, grigi col pelo rizzato e le fauci spalancate per dimostrare il loro grande appetito.
I Trevise hanno sempre avuto dei strani gusti a proposito di animali domestici...
Il maggiordomo sembrò notare il suo sguardo, perchè subito gli si avvicinò e gli disse educatamente di proseguire.
Aprì l'immenso portone con una forte spinta e la grande sala apparve davanti al ragazzo, le luci dei lampadari riflessi nelle pulitissime pareti e ornamenti d'oro. Tutto quello sfarzo gli fece quasi vomitare. Non sarebbe riuscito a resistere più di un'ora in quel posto e solo il pensiero di doverci ritornare la sera dopo gli faceva girare la testa. Prima si chiudeva questa faccenda e prima sarebbe tornato nel suo bosco selvaggio a cacciare qualche animale o qualche uomo scimmia come lui. Si sfregò le mani in un modo impercettibile, poi seguì il maggiordomo attraverso la casa, fino ad un piccolo salotto. Bussò e un stanco 'avanti' giunse dall'altra parte.
Entrarono. Lo stesso sfarzo, la stessa illuminazione, ma questa volta ciò che colpì Lawrence fu quella specie di quadro che gli parve davanti.
Il vecchio marchese seduto sulla sua poltrona preferita a sorseggiare il tè e leggere il giornale, mentre la signora Trevise... accarezzava una specie di palla di pelo bianco sul grembo.
Ma che cosa...
"Oh, Lawrence! Vieni vieni, stavamo giusto parlando di come organizzare la festa di benvenuto per la famiglia Fraise. Visto che tuo padre sta male perché non ci dai qualche consigli tu?." Lo invitò la donna, continuando ad accarezzare il suo 'cagnolino'.
Lui si avvicinò timorosamente, anche se... quando fu abbastanza vicino per vederlo meglio, notò che quel 'mostro rotondo' era uguale alle bestie nella gabbia del giardino. Nonostante il pelo morbido e completamente lucidato, portava ancora dei segni di prigionia: una cicatrice sul dorso, un'altra sul muso e gli occhi pieni di malinconia.
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Profumo di fragola
Historia Corta[COMPLETA] Un assassino, un'amore perduto, un detective di fama mondiale, un'amico innocente. Questa è la ricetta perfetta di una tragedia shakespeariana mista ad uno stile sherlockiano. Una trama classica che coinvolge chi saprà farsi coinvolgere.