4. Addio paradiso

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La sera dopo, quella sera afosa, dove l'aria sembrava avere un proprio peso, Lawrence procedeva a colpi di 'ehm... si' rivolti verso le parole gioiose di Bertol che quasi saltellava di fianco a lui. A lui invece, la noia lo assaliva, come un brivido caldo. Ogni tanto apriva la bocca per sbadigliare, come se volesse buttare l'aria calda fuori da sè.

Nonostante i modi da selvaggio, entrambi i ragazzi erano vestiti in modo estremamente elegante. Lui coi capelli tirati indietro, Bertol con una capigliatura tutta nuova, che gli dava l'idea di essere un ragazzo di alta società e non di un orfano abbandonato. Per la prima volta, Lawrence vide quanto il ragazzo fosse bello senza le giacche rattopatte e il fango sul viso. Perfino la sua ciccia sembrava essere sparita sotto la camicia stretta che gli aveva regalato.

"Siamo arrivati" fu la prima parola vera e propria che disse in tutto il tragitto. Mentre attraversavano il giardino dei Trevise, Lawrence si girò di nuovo a guardare il punto dove si trovava la gabbia dei cani. Non c'era, ma se lo era quasi aspettato. Non potevano di certo esibire uno spettacolo come quello a cui aveva assistito il giorno precedente a dei visitatori di Londra...

La sala era addobbata esattemente come s'era immaginato. Le luci sembravano ancor più numerose, tanto da accecarlo. Quando finalmente i suoi occhi si abituarono, un'incredibile folla vestita con i vestiti più strampalati gli parve davanti, il rumore assordante delle loro chiacchiere che gli si insinuarono nelle orecchie. Vi erano mille profumi in quella sala, da quello delle persone a quello del cibo, ma Lawrence sembrò sentire solo quello alla fragola...

Sentì una gomitata sulla spalla e si girò per fulminare Bertol, ma il ragazzo gli indicava con gli occhi un punto dietro di lui. Si girò.

Lei... Dicevano che era bella...

Arienne Fraise era in piedi dietro un gruppo di corteggiatori. Indossava un vestito rosa, ne troppo lungo, nè troppo corto, attillato alla vita, scollato, ma rispettoso. Il capelli erano raccolti in una complicatissima capigliatura che prevedeva anche qualche ricciolo fuori posto che le ricadevano sulla guancia, le labbra sensuali che sembravano muoversi a rallentatore per rispondere a qualche complimento...

Dicevano che era bella...

Gli occhi verde luminosi si alzarono per un momento e lui sobbalzò quando si accorse che stava guardando proprio dalla sua parte. I loro occhi si alacciarono e il ragazzo sentì il suo cuore battere a colpi di tamburo. L'odore di fragola si fece più intenso. Abbassò lo sguardo.

Dicevano che era bella, ma lui non aveva mai creduto a niente e nessuno se non ai propri occhi. E ora... sapeva che era la verità.... Strano, lui non era mai andato d'accordo sui gusti del popolino... Quella ragazza era divesa dalle altre... non era una normale ragazza... altrimenti... non avrebbe provato nulla nel vedere la bellezza sfacciata delle donnine del popolo o quella sfarzosa e raffinata della nobiltà. Lei non era nessuno dei due...

Doveva avere tenuto la bocca aperta più del dovuto, perchè al risolino di Bertol si aggiunse subito quello del marchese che gli comparve davanti all'improvviso, un dito sotto il suo mento per chiudergli la mascella.

"Allora ragazzo, non mi presenti il tuo amico?" chiese l'uomo.

"Oh,...si..." si risvegliò subito dal suo stato di trance. "Bertol, il signor marchese Cedric Trevise... signor marchese, Bertol Gordon..." i due si strinsero una mano, mentre con l'altra il marchese dava una pacca sulla spalla robusta del ragazzo.

"Venite, vi presento i nostri ospiti d'onore." Aggiunse poi il marchese, avviandosi verso la ragazza.

I due ragazzi lo seguirono nervosi.

Lawrence si sentiva girare la testa, vedeva tutto sfocato intorno a sè, tutto tranne lei... Più si avvicinava, più sentiva il sudore avvampare sotto la camicia che si attaccava sulla sua pelle in un modo fastidioso.

Profumo di fragolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora