Ripetizioni e Discorsi alquanto profondi

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Avere Ryan come il ragazzo che ti aiuta a studiare quando tre anni prima ti insegnava a rimorchiare “ ragazze “, era una cosa alquanto strana.
Non perché non fosse bravo, ma averlo accanto così freddo e distaccato da me, non mi sembrava reale. Forse perché non ero più abituato a essergli vicino. Lo osservavo a mensa da due anni ormai, ma non avevo mai avuto il coraggio di riparlargli. La nostra amicizia, spezzata tanto tempo fa, era completamente sparita.
Quanto volevo che per un momento ritornassero quelli sguardi e quelle parole.
Quanto volevo che ci vedessimo di più come un tempo.
<< Allora? Ci sei o no? >> Ryan svolazzó la sua mano davanti ai miei occhi e io tornai nel mondo reale, perché prima ero incantato a guardarlo.
<< Sì. >>
<< Bene… Dimmi quello che hai capito della Rivoluzione Francese. >> disse. Eh?
<< Scusa io… non ero atten… >> mormorai.
<< Di nuovo? È la milionesima volta che dici così. Dio mio, devo scoparmi la cheerleader bionda che è appena arrivata a scuola e sto qua con te… >> disse molto fine.
Ok, non lo riconoscevo più. Davanti a me c’era uno stronzo di prima categoria.
<< Puoi pure andartene. >> gli risposi mandandogli un occhiataccia che non so nemmeno io da dove sia uscita.
Ryan fece un risatina.
<< Magari! Quello stronzo del tuo professore mi obbliga a stare qui. Ha minacciato di abbassarmi la media. >> non cel' aveva già bassa? Dubito che con tutte le scopate che faceva dalla mattina alla sera avesse il tempo di studiare. Ma evitai di esprimere la mia opinione.
<< Cosa guardi? >> mi domandò acido, quando si accorse che lo stavo fissando da cinque minuti in silenzio.
Oh senti zio abbassa il tono, sinceramente per me puoi pure andartene ed essere bocciato. Stavo cominciando davvero a odiarlo.
<< Dimmi un po’… tu sei ancora… insomma… hai capito… >> so doveva arrivare. Voleva scoprire la mia sessualità per poi rivelarla a tutta la scuola, come aveva fatto con la povera Lizzie Ester. Non avevo mai creduto a quella storia, in realtà NON VOLEVO crederci. Il mio cervello ( o forse il mio cuore ) si rifiutava di accettare che Ryan fosse così crudele. Quando si venne a sapere che Lizzie era lesbica, tutti gli studenti cominciarono a prenderla in giro manco fosse un aliena.
<< No. >> risposi semplicemente e Ryan sospirò. << Menomale. Sai pensavo avessi preso un cotta per me. >> disse ridacchiando. Coglione.
Non ero ancora sicuro, dopo quella conversazione, di provare ancora qualcosa per quella specie di bestia.
Dovevo andarmene di lì, e subito. Sapevo benissimo dove andare.
Lo lasciai per la seconda volta in aula studio da solo, usando una scusa alquanto banale.
<< Devo andare in bagno.>> ok, forse avrete già capito che inventare scuse non è il mio forte.
<< So che non tornerai più. >> esclamò Ryan dietro di me. Io lo salutai con la mano e me ne andai. Giurerei di aver sentito una specie di risatina venir fuori dalla sua bocca, mentre uscivo dall' aula. Ma non ero tanto sicuro.
Quando entrai in teatro, non era presente un ‘ anima viva. Pensai che avessero spostato la riunione a un altro orario, ma poi mi corressi quando vidi Hanna seduta sul palco con le gambe incrociate. Stava fissando il vuoto.
<< Hey? >> mi avvicinai a lei.
<< Sei venuto… >> mormorò. La sua voce era roca, sembrava che avesse quasi pianto.
<< Si… cosa succede qui? Dov’è Justin Bieber? >> chiese ironicamente.
<< Se n’è andato. Ha detto che è stato aggredito da dei bulli nella scuola che l' hanno minacciato. Ha detto anche che ha bisogno di prendersi una pausa. >> spiegò.
<< Mi dispiace. >> dissi io, mettendole una mano dietro la schiena.
<< Non tornerà, vero? >> non risposi, non sapevo cosa dire. Consolare le persone non mi veniva bene. << No. Nessuno entrerà nel club. Così non si formerà mai. Che stupida sono stata. >> a questo punto le lacrime rigarono le sue guance e i singhiozzi si diffusero in tutto il teatro. Vederla piangere era una tortura. Mi sembrava ancora un innocente bambina. No, nessuno doveva farla piangere.
<< Aspetta qui. >> dissi alla fine, e corsi fuori dal teatro, dirigendomi nei corridoi.
Cercai e cercai tra gli studenti e finalmente lo trovai. Justin era girato di spalle a rovistare nel suo armadietto.
Lo voltai con forza verso di me.
<< Dì un po’… Che hai intenzione di fare? >> esclamai.
<< Non so di cosa tu stia parlando… >>
<< Per un branco di bulletti minacciatori rifiuti quello che sei? >> ero arrabbiato. E dico, molto arrabbiato. Forse più arrabbiato di quando Thomas mise nel mio cassetto cinque paia di mutandine delle sue sgualdrine. Le lacrime di Hanna avevano risvegliato qualcosa in me.
<< Non eri tu quello che si nascondeva dagli altri e doveva “ pensarci “ prima di entrare nel club? >> ribattè lui. Era vero. Ma come vi ho già detto, le lacrime di Hanna hanno cambiato l' opinione che avevo su me stesso. La mia mania di nascondermi. Basta.
<< Sì, hai ragione. Ho sbagliato, e lo ammetto. Ma ho capito che non dobbiamo nasconderci. Noi siamo così e non ce ne dobbiamo vergognare. Vuoi nasconderti senza essere picchiato? Fai pure. >> sospirai.
<< Ma ti pentirai subito. Negare quello che sei è la cosa peggiore e se deciderai di farlo, non credere che ti faremmo rientrare nel club. >> aggiunsi. Justin abbassò la testa.
<< Devi scegliere cosa diventare, Justin. Se uno stupido gay represso o sì, un gay, ma che non si fa problemi su quello che è ed è disposto a tutto per difendere i suoi amici coetanei. >> a questo punto me ne andai abbastanza scioccato.
Scioccato di quello che era uscito dalla mia bocca e scioccato dal fatto che per una volta, avevo l' impressione qualcuno mi avesse ascoltato veramente. Anche se conoscevo poco Justin, ero sicuro che non mi avrebbe deluso.
<< Allora? Sei andato in bagno? >> mi chiese Ryan apparendo all’ improvviso dietro di me. Ma perché tutti avevano la mania di parlare da dietro?
<< E tu sei andato a scoparti la nuova arrivata? >> Ryan rise. Quando rideva alle mie frasi sarcastiche, mi sembrava quasi che ritornasse all' età di tredici anni.
<< Decisamente si. >> rispose lui.
<< Senti scusa se non ho imparato la Rivoluzione Francese, il fatto è che… >> ma Ryan mi bloccó.
<< Basta scuse. Ne ho abbastanza. Parlerò con il professore e dirò di affidarti qualcun altro. Inoltre io sono troppo impegnato con il football, quindi… >> non sapevo se essere triste o felice. Felice perché finalmente non ascoltavo più le sue descrizioni delle ragazze più belle della scuola. Triste perché… mi sarei distaccato di nuovo da lui. Saremmo tornati a essere lontani, io nel rango più sfigato e lui in quello più popolare. Io all' ultimo tavolo che lo fissavo e lui al primo che non mi rivolgeva neanche uno sguardo. Io che in corridoio cercavo di urtarlo casualmente e lui che mi scansava.
<< No. Rimani. Se il professore mi affida qualcun altro, sarà sicuramente uno del club dei nerd e loro mi odiano. Per favore, non andartene. Cercherò di impegnarmi di più. Se sei impegnato con il football possiamo organizzarci per un altro giorno. >> presi fiato e lo guardai nella speranza di una risposta positiva.
Ryan continuò a fissarmi senza dire una parola.
<< Va bene. >> disse alla fine, dopo almeno due minuti di ansia.

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