Vecchie Conoscenze

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La questione con Liam si risolse non appena arrivò Thomas. Liam non gli raccontò niente e quindi neanche io, era una sua scelta e io la rispettavo. Inoltre, era più timido del solito, forse si aspettava che io lo cacciassi di casa. O peggio, pensava che io fossi omofobo.
Non ce la facevo più a resistere. 
<< Dobbiamo parlare. >> gli dissi e lui annuì. Lo portai in camera mia, dove Thomas non avrebbe potuto sentirci. Non mi piaceva quella situazione. Mi sembrava che io fossi il suo padrone, e questo non doveva accadere.
<< Dimmi la verità. Sei gay? >> che domanda stupida. Certo che era gay! Forse volevo essere solo sicuro.
<< Sì. >> rispose lui piano. << Senti, mi devo infinitamente scusare per quello che… >> aggiunse. E ora ricominciava.
<< No, ascolta. Non ti devi preoccupare. È capitato, succede a chiunque, soprattutto a quelli come noi. >>
<< Quindi anche tu… >> aveva appena fatto la scoperta dell' America. Davvero pensava che io fossi etero? Wow.
<< Decisamente si. >> risposi.
E la storia si finì lì. Tornammo ai nostri lavori, come se non fosse successo nulla. Come se quel contatto che avevamo avuto non era mai accaduto. Finiva sempre così nelle brutte storie di wattpad.
Come riuscii a togliermi dalla testa quell' episodio? Molto probabilmente con la corsa che feci non appena mi accorsi che ero in ritardo al lavoro.
Quando arrivai da Pink' s, ricevetti cinque o sei rimproveri da diversi camerieri, poi cominciai a lavorare. Ero molto stanco, non avevo dormito quasi per niente, quella notte non smisi di ripensare alla reazione di Liam.
Ma la dimenticai. Dovevo dimenticarla. Era una cosa che capitava, non era nulla di ché.
Ma ripensare a quei grandi occhi verdi mi faceva bloccare.
<< Ti vuoi sbrigare? I clienti aspettano. I tuoi discorsi mentali che fai a te stesso possono aspettare, loro no. >> mi disse una cameriera: Jessica. L' avevo sempre odiata, non faceva altro che rimproverarmi, come se ci provasse gusto.
<< Arrivo subito. >> risposi io, e andai in cucina, dove presi i piatti pronti e li servii.
All' improvviso nel locale si sentì l' urlo di una persona che chiamava il mio nome.
Mi voltai e quello che vidi mi fece cadere tutti i piatti di mano, facendoli rompere completamente e scatenando la reazione degli altri clienti, che esclamarono diverse imprecazioni.
Seduta all' ultimo tavolo, con un sorriso da psicopatica, c' era Anastasia.
I ricordi riaffioravano nella mia mente. Era lei, la ragazza che mi fece scoprire la mia sessualità. Era lei, la ragazza che mi fece provare il mio primo bacio.
Insomma, credo fosse la causa di tutto quello che era successo nella mia vita fino ad adesso. Senza di lei, o lo avrei scoperto troppo tardi o, peggio, sarei diventato etero.
<< Cosa diavolo ci fai qui? >> esclamai. Ovviamente tutti mi guardarono male. Jessica più di tutti.
Mi avvicinai al tavolo di Anastasia devastato. 
Lei mi sorrise. Aveva la stessa faccia. Non era mai cambiata. Non che fosse brutta, anzi, ma aveva uno sguardo che ti faceva pensare a un serial killer.
Apparecchio con le stelline, occhi neri come la pece e capelli ricci castani corti che avrebbero vinto a un concorso “ L' acconciatura più brutta di sempre “.
Un vero incubo.
<< Sono venuta a trovarti! Non ti vedo da tanto… Sai, mi mancavi. >> 1 tempo fa sapevo a malapena il suo cognome 2 se davvero le mancavo perché venire a trovarmi dieci anni dopo?
<< Come hai fatto a sapere dove lavoravo? È soprattutto… Dove sei stata tutto questo tempo? >> le chiesi. Non sapevo perché ero così interessato a quella ragazza, forse perché lei mi aveva salvato la vita in un certo senso.
Non mi sarei mai immaginato vivere con la consapevolezza di essere etero. Cioè, mio Dio, mi sarei suicidato.
<< Dopo la terza media mi sono trasferita in un'altra città, poi, mio padre ha deciso di ritornare qui. Dice che gli mancano le sue origini. Sai com’è… >> spiegò. Anche se la faccia era la stessa, Anastasia mi sembrava diversa. Forse era solo una mia impressione, ma era più matura.
<< E tu? Come stai? >> mi chiese allora.
<< Bene. >> risposi.
<< No non è vero. Conosco quella faccia. >>
<< Quale faccia? >>
<< Adam, anche se tu non mi conoscevi bene, io invece a scuola ti conoscevo benissimo, sapevo tutti i tuoi sguardi e gusti. Ogni cosa. >> disse Anastasia. Ok, questa era una cosa piuttosto inquietante.
<< E quella faccia dice… >> sospirò. << “ Oh mio Dio è successo qualcosa di brutto di cui mi sono pentito “ >> fece la mia imitazione, del tutto sbagliata.
<< Non è successo nulla. >>
<< Come no. Comunque… parliamo di altre cose… Hai scoperto quella cosa? >>
<< Sì. >>
<< Benissimo. >>
All' improvviso Jessica mi raggiunse e mi diede uno scappellotto sulla testa.
<< Adam! Ti aspettano in cucina! >> gridò.
Rimasi sorpreso quando vidi una scintilla negli occhi di Anastasia, appena vide Jessica, come quando io vedo le labbra di Sam Evans in Glee . Eh già, si sarebbe visto lontano un miglio che era completamente cotta di lei.
Non avrei mai pensato che Anastasia fosse  parte integrante dell' LGBT.
Pensavo solo che fosse una sua passione quella della sessualità diversa.
<< Io vado. >> dissi e me ne andai, lei mi gridò qualcosa dietro che credo fosse “ Ti lascio il mio numero sul tavolo “ ma non capii bene.
Lavorai tutto il giorno e per questo ritornai a casa come se fossi un soldato tornato dalla guerra in Vietnam. Anastasia, come aveva detto, mi lasciò il numero, che io riposi sul mio comodino, dove ci sarebbe stato per molto  tempo.
<< Stanco? >> mi chiese Liam, appena arrivai a casa e mi accasciai sul divano. Io non risposi, direi che la risposta era ovvia dato che stavo già russando.
<< Vuoi qualcosa da mangiare? >> ma cos' era? Il mio cameriere?
<< Non ho fame. >>
<< Ma neanche a pranzo hai mangiato. >> non mi ricordavo nemmeno. Ero così stanco in quei giorni, sembrava avessi la testa da un'altra parte. Inoltre la lite con Ryan stava peggiorando la situazione. Mi sentivo una cazzo di merda. Perché quello stronzo mi faceva sentire così?
<< Ora quello che voglio mangiare è il mio letto. >> ma quella frase non servì per impedire a Liam di mettermi un trancio di pizza avanzata vicino.
<< Mangia. >> rimasi stupito. Da quand’è che era così aperto?
<< O sennò? >> ma perché non accettai subito? Perché sono stupido ecco perché.
<< Sennò questo. >> Liam si lanciò verso di me con la pizza in mano e cercò di farmela inghiottire. Io mi scansai.
Lui non si arrese. Il solito.
Continuò a cercare di farmi mangiare quel maledetto trancio di pizza che io scansavo sempre, fino a quando cominciammo davvero a giocare a rincorrerci per la casa.
Quella situazione era strana. Direi stranissima. Ma mi piaceva. Inoltre la stanchezza stava cominciando a passare. Liam me la stava facendo passare. E quando io ero stanco, intendo DAVVERO stanco, niente era capace di impedirmi di dormire fino al giorno dopo.
Quando finalmente riuscì a buttarmi sul divano e farmi tirare un morso alla pizza, cedetti e la mangiai senza dire nulla. Mi ero arreso. Detto così mi sembrava di stare in un gioco di ruolo online ed essermi consegnato alle forze nemiche. Ma no, ovviamente non era così. Ora mi ritrovavo a guardare due grandi occhi blu che mi fissavano mentre mi sporcavo il labbro di pomodoro.
<< Sono davvero così bello mentre mangio? >> chiedo allora sarcastico.
Liam assume il colorito del mio pezzo di pizza e scuote la testa decisamente non imbarazzato.
<< No, scusami. Io… Io stavo semplicemente pensando e guardavo te… >> wow, quindi ero l' ispirazione dei suoi pensieri. Non dissi niente poi e presi una birra.
Sì, proprio una birra. E no, io non bevevo mai. Ma in quel momento volevo farmi particolarmente notare da Liam. Non so perché.
Forse lui odiava chi beveva o forse no. Pensai che fosse più probabile la prima opzione, quindi stavo per lasciarla, quando lui mi chiese << Tu bevi? >>
Ecco, lo sapevo. Mollai subito la birra.
<< No, io… Non la bevo mai. >> aspetta, cosa? Mi stavo davvero sentendo in imbarazzo con Liam? Cosa diavolo stava succedendo nella mia vita?
<< Mia madre aveva problemi con l' alcol quando ero piccolo. >> disse. Quanto ero stupido da uno a dieci? Probabilmente dieci. Miliardi.
Liam in quel momento mi sembrava così debole e fragile. Se lo avessi toccato allora, forse si sarebbe spezzato. Eppure la sua determinazione mi colpì ancora quando, prendendo un grande respiro e scostandosi i capelli dal viso, pronto ad alzarsi, disse:
<< Devo studiare. >>
E forse in quell' attimo non avrei dovuto sorridere, forse se non l' avessi fatto non sarebbe successo quello che successe, ma io ovviamente lo feci.
E lui mi abbracciò. Perché quell' abbraccio? Cosa ne so io. So solo che non sapevo cosa diamine fare, nonostante una vocina nella mia testa gridava Ricambia, cazzo. Io non ne volevo sapere. Non perché non volessi farlo. Ma ero bloccato. Basito. Sconvolto. Occhi spalancati.
E no, non avevo scoperto che Babbo Natale non esiste.
Le sue braccia erano così calde e accoglienti. Sono sicuro che Olaf darebbe di sicuro la sua approvazione a tutto questo.
Mentre mi abbracciava però, sentivo dei singhiozzi. Stava piangendo.
Non sapevo se staccarmi o magari finalmente ricambiare. Ma prima che potessi fare qualcosa, si staccò lui.
<< Adam. Tu mi piaci. >> urlò tra un singhiozzo e l' altro.
E fu allora che mi sembrò il ragazzo più dolce del mondo. E fu allora che ebbi la mia prima dichiarazione da un ragazzo. E fu allora che capii cosa significava sapere che c’è qualcuno che pensa te.
Lo shook era tale da urlare a tutto il mondo la mia situazione, che, proprio in quel momento, fece entrare mio fratello dalla porta di casa. Avrei voluto baciargli i piedi per avermi tirato fuori da quella situazione. Ma non lo feci perché 1 i piedi di Thomas sono delle palle puzzolenti che non servono a niente fuorché puzzare e 2 non fece altro che peggiorare la situazione perché 3 Liam diventò  più rosso di prima.
<< Che succede qui? >> chiese Thomas togliendosi la sua giacca di pelle esistente da più di dieci anni ma che, per qualche assurdo motivo, attira le ragazze come una calamita.
Così, da buon finto supereroe della marvel, che insegna sempre ad inventare una qualche scusa per giustificare tutte le distruzioni delle città a causa mia e della mia squadra, per poi finire a distruggere la squadra stessa in una battaglia poco gay, decisi di prendere in mano la situazione.
<< Niente. >> Già, questa era la mia risposta eroica.
Liam mi guardò come se avessi appena detto di voler sposare Cristo.
Io ricambiai lo sguardo e Thomas, a cui sembrava non importasse un fico secco di quello che era successo mentre era in giro a farsi qualche Britney Spears, si sedette sul divano accanto a noi.
Cioè, non accanto, ma al centro. Così sul divano c'erano seduti il mio stupido fratello che divideva me, uno stupido gay e il mio ….
Spasimante?
No ok, non sapevo come chiamarlo.
<< Sei ingombrante. >> espressi la mia opinione come avrei espresso tutto il mio disagio in quel momento se non ci fosse stato Thomas accanto.
E lo ringrazio.
<< Be io devo andare in camera. Ho un nuovo paio di riviste por… >> cominciò a dire.
<< No! Tu rimani qua. >> insistetti. Cazzo, se se ne andava ero nella merda.
Se i bambini leggessero questa storia…
Zitto tu.
Liam era ancora rosso e come se non bastasse Thomas ci strinse le spalle con le sue lunghe braccia. Ingombranti.
Era per questo che le uniche persone che ho portato come ospiti in questa casa sono Ryan… e…  Ryan. In realtà non era nemmeno un ospite. Si intrufolava nel loft completamente a caso, quando gli pareva e si stendeva sul mio letto quando gli andava.
Ma, come dire, Ryan era Ryan. E anche se adesso è cambiato, scommetto che non gli è passata l' abitudine di scrivere sui miei mobili l' incisione del suo nome con un coltello.
<< Perché? Credevo di essere il terzo in comodo. >> wow, finalmente l' ha capito. Ma non mi arrendo. Lui DOVEVA rimanere lì con noi, sennò sarei morto.
<< Cosa? >> esclamò Liam. Io gli feci segno di non curarlo e lui annuì.
Quello che avvenne in seguito fu abbastanza disagiato ma non mi interessava, ci sarebbe stato più disagio se in quello spazio al centro del divano non ci fosse stato mio fratello.
Ma il motivo di tutto quello, qual era?
Avevo trovato un ragazzo a cui piacevo, Dio mio!
E no, ovvio che no. Dovevo sempre complicare le cose. Quello che sentivo per Liam però, ero sicuro che non arrivasse nemmeno minimamente a quello che lui provava per me.
Forse è perché non lo conoscevo bene o forse perché c'era Ryan. Ryan. Il suo nome rimbombava nella mia mente. Quel maledetto ragazzo mi stava facendo impazzire.
Quando Thomas se ne andò perché cominciava a farsi tardi, cercai di tirare fuori la parte in corsivo di me stesso ovvero …
Ciao persone
Ecco questa. In pratica, la parte più sincera di me dopo quell’ altra parte piccolina nel mio corpo che mi ferma nel vedere una serie tv troppo sconcia, ovviamente è del tutto inutile. Gli spiegai come andavano le cose, che non provavo gli stessi “ sentimenti “, ma non parlai di Ryan.
E questo mi fece male. Odio deludere le persone, anche se lo faccio continuamente. Ma Liam… Liam era un ragazzo speciale.
E deluderlo era uno strazio assurdo.
Inoltre, era l’ unico in quella casa che mi facesse compagnia normalmente, senza parlarmi sempre di sesso etero.
E mi stava bene, anzi, benissimo. Era come se mi sentissi protetto quando lui c' era. Il che era abbastanza strano dato che a tutti saremmo sembrati “ quello bello e piccolo “ e “ quello brutto e più grande “. Perché, ammettiamolo, Liam era un gran pezzo di …
Ok basta.
<< Mi dispiace. >> dissi alla fine. E con questo, lui si alzò dal divano e abbassò la testa. Mi sembrava di stare in un manga, quando un personaggio china il volto che si fa tutto nero. Dovrebbe essere l' ombra, ma da bambino credevo che il personaggio avesse avuto un improvvisa rigenerazione come in Doctor Who e fosse diventato nero per poi ritornare bianco quando alzava la testa. Ero razzista? Non lo so di preciso.
Forse erano solo tutti gli omogenizzati che prendevo.
Incredibile cosa cavolo c' avevo in testa da piccolo.
<< Perdonami, non lo sapevo. >> sussurrò lui. La sua voce era rauca, stava continuando a piangere. La vista di lui in preda alle lacrime mi faceva male. Era un momento critico. Qualunque cosa io facessi o dicessi, sarebbe stato un passo falso.
Così, semplicemente, non dissi nulla.
Dopo un po’, Liam corse in camera sua abbandonandomi là sul divano del loft, solo.

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