Il lunedì seguente un anziano signore, mentre passeggiava come suo solito, fu attirato dal canto di un ragazzo. Si sedette su una panchina poco distante da quella su cui era il giovane per ascoltare meglio. Il clima stava diventando più gentile: il vento non era più tagliente, al contrario era carezzevole, e il sole aveva finalmente smesso di nascondersi dietro quelle nuvole dispettose. I primi germogli timidi stavano iniziando a decorare gli alberi del viale, sui quali avevano iniziato a cinguettare anche gli uccelli. Dopo qualche tempo, il signore si alzò per sedersi nuovamente ma stavolta accanto a quel musicista. Il cappello dello stesso blu dei pantaloni di velluto gli nascondeva appena gli occhi. Tenendo una mano sul bastone e l'altra sulla gamba si girò verso il cantante e chiese: "Cosa suoni giovanotto?"
"Sono canzoni che ho scritto io"
"E come ti chiami?"
"Ermal"
"Come?"
"Ermal"
"Non ho capito."
"ER-MAL"
"Va bene Herman"
"Ermal"
"Cosa ho detto?"
"Herman"
"E com'è?"
"Ermal"
"Lasciamo stare"
Risero e parlarono per un po', a Ermal piaceva parlare con gli sconosciuti. Quando il signore se ne andò, Ermal riprese a cantare, mentre l'affollamento intorno a TeleBari cresceva.
Ermal sentì delle campane suonare in lontananza e si rese conto che doveva essere mezzogiorno, ma di Silvia nessuna traccia. Si propose di attendere un'altra mezz'ora, sperando che uscisse per la pausa pranzo. Provò a suonare ancora ma continuava a distrarsi, quindi decise di osservare tutte le persone in prossimità dell'ingresso alla stazione radiofonica. A un certo punto intravvide quei capelli di sole, si alzò di scatto e lì seguì tra la folla. Riuscì finalmente ad avvicinarsi e la chiamò: "Silvia! SILVIA!" . Dapprima lei non sentì, poi si voltò, e si meravigliò quando capì a chi appartenesse quella voce. Aspettò che Ermal si avvicinasse per dire: "Ermal Meta, come mai da queste parti?" Lui sorrise semplicemente e disse: "Aspetta", mentre cercava con la mano nella tasche. Lei attese divertita, incrociando le braccia. Ermal notò che sulle sue mani non c'era più l'anello che aveva visto la volta precedente. Con un'espressione trionfante tirò fuori la mano dalla tasca stringendo qualcosa di luccicante. "Penso che tu lo abbia perso sabato.". Silvia si avvicinò per vedere meglio cosa c'era nel suo palmo aperto. "Il mio braccialetto! Grazie! Ieri mi sono accorta di non averlo più e l'ho tanto cercato, senza trovarlo. Mi stavo preoccupando, ci tengo tanto" Fece per prenderlo ma Ermal chiuse la mano, con un'espressione furba. "Andiamo a pranzo e mi racconti perché?". Silvia era basita. Ermal le porse il bracciale chiedendo: "Tu di solito dove vai? Sento un bel profumino da quel posticino lì all'angolo". Silvia prese il braccialetto e per un istante le loro pelli si toccarono, per Ermal fu una scossa. "Sì io di solito vado lì infatti, devi assolutamente assaggiare i calzoni fritti che fanno!". Senza bisogno di aggiungere altro i due si diressero verso il locale. Ermal disse:
"L'altro giorno quando l'ho visto cadere l'ho subito preso e ho provato a seguirti, ma eri già troppo lontana"
"Grazie. Mi sarebbe proprio dispiaciuto perderlo." Fece una pausa e si sistemò i capelli, distogliendo lo sguardo. "E' un regalo di mia nonna"
"Ma no, adesso che me l'hai detto non ho più la scusa per pranzare con te!"
Silvia rise, poi assunse un'espressione tra il pensieroso e il malizioso: "Bah, forse mi potresti dire come mai eri anche tu lì a dissetarti di stelle"
"Mi hai fregato Silvia!"
Entrarono nel bar e il cameriere gioviale salutò Silvia, non senza ammiccare al ragazzo che la accompagnava. Si accomodarono, ovviamente Ermal spostò la sedia per permettere a Silvia di sedercisi, e ordinarono i panzerotti. Si intrattennero parlando del più e del meno, del lavoro di Silvia e degli incontri comici che aveva fatto Ermal quella mattina. Silvia stava ridendo di cuore, ed Ermal non poteva esserne più contento, era davvero molto meglio con quel sorriso che con le lacrime con cui l'aveva vista l'ultima volta. Avevano ormai finito di mangiare ed Ermal chiese: "Fino a che ora possiamo stare qui? Devi tornare al lavoro?" "Stiamo qui finchè non mi dici come mai eri sulla spiaggia sabato notte no? Il lunedì lavoro solo di mattina." . Ermal appoggiò il gomito al tavolo e si passò la mano inanellata tra i capelli. "Non so se posso dirtelo, sai?", disse con un sorriso triste. "Non vale!" Rispose Silvia indignata, ma con sguardo divertito. "Perché no?" chiese lei, appoggiando a sua volta i gomiti al tavolo, protendendosi in avanti. Ermal assunse di nuovo un'espressione furba rispondendo: "Diciamo che riguarda una donna".
"E cos'ha questa donna di speciale?"
Ermal guardò Silvia dritta negli occhi, smettendo di giocherellare con il tappo della bottiglia: "E' molto bella. Ha degli occhi di cielo che fanno capolino nella mia mente dalla prima volta che li ho visti. E ha com'era quella poesia? Erano i capei d'oro a l'aura sparsi? Ecco sì, ha anche lei dei capelli così. Poi non voglio farti una brutta impressione, quindi sorvolo su quello che penso del suo corpo, hahahaha. A parte gli scherzi, questa ragazza mi affascina, e quindi mi confonde. Avevo bisogno di ascoltare quello che il mio cuore aveva da dirmi in proposito, tutto qua."
Silvia gli rivolse uno sguardo attento, stringendo gli occhi a fessura. Ermal sentiva il cuore battere a mille, altro che conversazione amichevole, lo stava proprio picchiando! Silvia si avvicinò ancora e chiese: "E come mai non me lo potevi dire?"
"Silvia, mi hai fregato, parte due!" Disse Ermal ridendo. Sperava di poter sorvolare ma Silvia stava aspettando. "E va bene, in realtà non lo potevo dire perché sì beh" Ermal stava giocando di nuovo con il tappo della bottiglia, e il tono della voce era molto più basso: "Perchèquestadonnaseitu" disse velocissimamente. Silvia ovviamente non aveva capito e si era avvicinata ancora per sentire meglio, chiese: "Cosa?". Ermal fece un respiro profondo e ripetè, lasciandosi annegare in quegli occhi di mare: "Perché questa donna sei tu."
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9 Primavere
FanfictionErmal Meta è il frontman della rockband sconosciuta più famosa d'Italia, ancora non sa dove lo porteranno le 9 primavere successive, ma sa che alla musica, suo grande sogno e riscatto, non rinuncerà mai. Lo accompagneranno colleghi musicisti che div...