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(Spazio autrice sotto, da leggere per favore)

Non so quando, di preciso, mi resi conto di quella fastidiosa sensazione che mi attanagliava e mi stringeva il cuore ogni volta che mettevo piede in quella classe, come se, nonostante l'aria circolasse nel mio petto, mi sentissi soffocare.
Era un peso strano e incomprensibile. Mi abbandonava in poche occasioni e si manifestava all'improvviso con impeto, ma non mi rattristava e non mi faceva sentir male, anzi, mi rendeva semplicemente inquieto e da una parte provavo piacere nel saperla accompagnarmi lungo tutta la giornata.
Inquieto. Sì, lo ero sempre stato, ma quella volta c'era qualcosa di diverso; me ne accorsi una mattina, entrando in classe prima del solito e trovandola vuota...o quasi. Facendo girare lo sguardo scocciato per la stanza notai un ragazzo seduto a gambe incrociate sulla sedia assorto nella lettura di quel che sembrava l'ennesimo manga comprato in fumetteria. Che aria da nerd.
Deku non era cambiato dalle medie, era rimasto il solito sfigato, nè più nè meno.
Troppo assonato per fare qualche commento di prima mattina stavo per dirigermi in silenzio al mio posto quando accadde.
Mi fermai immobile sulla soglia della classe, il piede destro tremante e incerto se fare il primo passo. Cosa mi stava trattenendo? Oh, giuro che inizialmente mi diedi dell'idiota...insomma, che stavo facendo? Uno che si blocca a metà di un passo e rimane incantato sembra strano, no?
Eppure la sentii, quella sensazione, forte e incontrollabile, mentre lo guardavo girare l'ennesima pagina del suo inutile manoscritto. Era oltremodo irritante nel suo modo di sfogliare quei fogli sottili di carta, di smuovere i ciuffi ribelli davanti agli occhi, di essere semplice, di essere spontaneo nei suoi movimenti.
Per la prima volta mi ritrovai a pensare che quell'immagine mi stesse inspiegabilmente calmando e intontendo allo stesso tempo.

《Oh...ciao, Kacchan.》quando mi salutò in un gesto a dir poco naturale, come se la mia irascibilità non contasse nulla per lui, mi lasciò di sasso e involontariamente mi ritrovai ad arrossire.
Forse era stato il suo viso sorridente o quelle stupide e graziose lentiggini, ma sta di fatto che le mie guance si tinsero di un colorito più che inadeguato alla mia persona e, fatto ancora più bizzarro, subito dopo mi incamminai con calma e quasi in automatico verso il mio posto. Non risposi al suo saluto, ma credo che il mio disorientamento e il fatto che non avessi detto qualche frase maleducata lo avessero fatto ridacchiare e questo fece sì che in un istintivo scatto d'ira mi voltassi verso di lui con sguardo truce. Purtroppo mi ritrovai di nuovo a fissarlo come un pesce lesso. Stava ancora finendo quella leggera risata quando disse: 《Sei strano oggi.》
Lo aveva detto sempre con quel fastidioso sorriso da nerd del cavolo che si ritrovava, non lo sopportavo, ma la sincerità con la quale aveva espresso il suo pensiero, probabilmente una constatazione che gli era passata per la testa in quel momento, mi lasciò spiazzato.
Ancora quella strana sensazione. Una stretta al petto. Un respiro mancato e un tepore piacevole che mi pervase.
Ma ancora non sapevo cosa fosse, ignoravo completamente che fosse pericolosa e meravigliosa nel calmarmi improvvisamente come quella mattina.
Ero strano? Sì, probabilmente quello era l'inizio di una strada che mi avrebbe portato ad impazzire completamente, ad essere strano ogni giorno, a farmi incantare più spesso a fissare il vuoto e a farmi inciampare distratto dalla sua voce, ma forse è stato in quel momento che, inconsciamente, ho iniziato ad incamminarmi lungo quella via.
Mi limitai a sbuffare e a poggiare la testa sul banco, inspiegabilmente ansioso che quella giornata finisse in fretta e così mi ritrovai a contare gli ultimi venti secondi che mancavano al suono della campanella, sembrarono un'eternità.
Infine numerose e fastidiose persone si alzarono e iniziarono ad uscire, prima che io potessi mettere piede oltre la porta della classe una chioma verde mi oltrepassò di corsa, lasciando uno strano aroma nell'aria che, istintivamente, mi fece arricciare il naso con fare scocciato.
Tuttavia non gli dissi nulla, non un "Vedi di non tagliarmi più la strada, Deku!" o un "Spero che inciampi!" fuoriuscì dalle mie labbra, lo osservai svoltare l'angolo. Si sbagliava, quella mattina io non ero strano, o non ero l'unico, eravamo strani entrambi. Lo capii dal suo passo affrettato più del solito, dall'aria riservata che aveva e dal fatto che a metà mattinata avesse preso a starsene in disparte invece di parlare con qualcuno come faceva sempre. Mi resi conto di averlo sempre controllato con la coda dell'occhio e mi infastidii non poco nel realizzarlo. Strinsi gli spallacci dello zaino e con il mio abitudinario fare nervoso abbandonai l'edificio della Yuuei.
Quel dodici settembre non vi era sole, nè pioggia, vi era un tempo che si potrebbe definire a metà tra il bello e il brutto con quelle nuvole cupe che attraversavano il cielo. Odiavo le giornate come quelle. Credo sia per l'instabilità che le caratterizza, perchè la mattina non sai cosa metterti addosso, non sai se pioverà o meno, non sai se sarai di triste o felice e non riesci neanche a decidere se portarti dietro l'ombrello. In più in quel preciso giorno sentivo il mio umore fare degli strani sbalzi ad ogni mio passo, in quel momento la giornata mi sembrò completamente vuota e inutile mentre mi dirigevo verso la stazione come ero solito fare.
《Che mi prende oggi...?》 bofonchiai scocciato dando un calcio ad una lattina mezza schiacciata, la quale rotolò rumorosamente sul marciapiede, fino al portico vicino ai binari, dove la sua avanzata fu bruscamente interrotta dall'impatto con delle scarpe rosse. Le osservai annoiato, ma man mano che mi avvicinavo al muro per appoggiarmi e aspettare il treno pensai: "Io quelle scarpe le conosco."
Feci ancora due passi e distrattamente mi ero accostato troppo alla persona che le indossava, ma si vede che ero proprio svogliato per non accorgermi del suo sguardo confuso diretto verso di me.
《Deku.》 probabilmente lo avevo pensato, così supposi, almeno fin quando una mano non mi si materializzò davanti agli occhi agitandosi e realizzai di aver detto quel nome in un sussurro.
《Tutto ok?》 io questa voce la conosco pensai riprendendo il ragionamento di prima.
Alzai lo sguardo, preoccupato senza alcun apparente motivo.
Merda. La seconda. Era la seconda volta da quando avevo messo piede fuori casa che mi ritrovavo senza parole di fronte alla stessa persona. Nerd del cavolo.
Da quel momento in poi seppi che c'era qualcosa di diverso...in me.
Perdonate il mio essere incostante, ma dovrò usare termini più personali per descrivervi ciò che provai in quei lunghi giorni di settembre e per fare ciò dovrete impersonarvi un po' in me, spero che riuscirete a provare le mie stesse emozioni.

Perdonami se non l'ho fatto prima, ma i miei sentimeni mi sembravano nascosti e ho faticato tanto per trovarli, perdonami se sono così tardo.
Mi rivolgo a te, Izuku, per un'ultima volta.

Me lo spieghi, per cortesia, cos'avevi di così disarmante quel giorno? Sul serio, io proprio non riesco a capirlo, mi avevi bloccato, letteralmente.
Restai fermo, un po' interdetto, a fissarti, credo di aver avuto un espressione da ebete, e tu facesti l'unica maledetta cosa che non dovevi fare: arrossisti. Mi avevi guardato e subito dopo ti eri voltato imbarazzato verso destra.
Ed io feci lo stesso, se non per un piccolo particolare. Tu ti eri limitato a trattenere il fiato, ti giuro, non so perchè io l'avessi notato, e, al limite della sopportazione, iniziai a camminare, pestando i piedi con forza, verso il treno che si era appena fermato, senza salutarti, ma voltandomi un'ultima volta lo notai: il tuo sguardo era cambiato radicalmente ed era diventato incerto nel seguire i miei movimenti e triste mentre camminavi verso le porte prima che si chiudessero.
Ti sedesti nel mio stesso vagone, perchè lo facesti? Mi volevi torturare? ...davvero, non lo sapevo il perchè mi sentissi così a disagio, ma fatto sta che quel giorno ti osservai di nascosto per tutto il viaggio prima che scomparissi nella folla che usciva dal treno, diretto frettoloso verso casa.
Lo pensavi anche tu? Non me l'hai mai detto, ma sentivi anche tu che quel giorno fosse molto strano e inspiegabilmente diverso dagli altri?

Hey! Buon giorno!
Allora, ho cambiato il modo di raccontare di Kacchan perchè da qui in avanti la storia diventa più personale e il fatto che si rivolga direttamente a Midoriya mi sembra adeguato al contesto, mentre prima erano fatti più esterni che non necessitavano di un punto di vista così intimo.

Eh...non ce la facevo ad aspettare il prossimo sabato per il nuovo capitolo, anche perchè ne ho già molti pronti e, visto che sto lavorando anche su un'altra storia che ho pubblicato prima, ho pensato di anticipare il capitolo 2 poichè devo revisionare gli altri e continuare con la stesura di entrambe le storie. Ok, questi erano alcuni motivi, ma il principale riguarda il fatto di voler vedere se questa ff possa interessare o meno; è come una prova di lancio e so che molte storie impiegano un po' ad avere molte visualizzazioni, non che io voglia esclusivamente quelle, mi basta sapere che, anche se in pochi, coloro che hanno iniziato la lettura la stiano trovando soddisfacente.

Detto questo, ci diamo appuntamento (per davvero) il prossimo sabato!❤

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora