Buongiorno a tutti! Come state? Lo sapete che fra poco più di 3 ore partiranno i Wattys2018? Ho deciso che parteciperò anch'io con questa storia, però a questo punto mi serve il vostro aiuto... 1400 visualizzazioni non bastano per entrare nei radar delle storie interessanti, ho bisogno che mi aiutiate a condividere la storia con più persone possibile, su Facebook, Twitter, Instagram... piccione viaggiatore, dove volete. Mi aiutate a far crescere queste visualizzazioni? Per me sarebbe davvero tanto, tanto importante. <3 Nel frattempo vi lascio con il nuovo capitolo di Anna... Buona lettura!
Domenica, 14 maggio 1995 (Anna, 16 anni)
Ricordo quella domenica come se fosse successa ieri. Avevamo fatto un giro diverso dal solito e nella tappa del pomeriggio, invece di fermarci alla solita gelateria, ci eravamo fermati in una grossa birreria con un enorme parco che si estendeva sul retro. Era una giornata fantastica e le famiglie erano ammassate sui tavolini in mezzo all'erba tra gli alberi, con i genitori che bevevano birra mentre i figli giocavano a rincorrersi tra i tavoli.
Avevamo trovato un tavolo abbastanza grande da farci stare tutti e io, Marco, Amedeo e Livio avevamo preso le ordinazioni e ci eravamo offerti di andare a prendere da bere per tutti. La fila al bar era chilometrica ma non ci importava più di tanto, eravamo tutti abbastanza rilassati e stanchi dal giro per preoccuparci di quanto ci avremmo impiegato per arrivare fino in fondo.
Mi guardavo attorno e notavo che molte delle persone lì le conoscevo, almeno di vista, non eravamo tanto distanti da casa e quello era uno dei pochi posti dove le famiglie potevano passare una domenica all'aperto mangiando qualcosa di decente e bevendo buona birra, non era così inusuale trovare tutti quelli dei paesini confinanti con quello in cui ero cresciuta. Quel posto era un po' come la versione estiva e all'aperto del bowling dove andavamo ogni fine settimana.
«Marco»
Una voce aveva richiamato la nostra attenzione e, girandomi, mi ero ritrovata di fronte ad un gruppetto di ragazzi che avevano più o meno l'età di Marco. Ricordo di essermi sentita in imbarazzo, era la prima volta che incontravamo qualcuno che conoscevamo ma che fosse estraneo al nostro ambiente. Mi ero girata verso Amedeo e Livio e avevo fatto finta di ascoltare la loro conversazione, mentre rimanevo con un orecchio teso verso Marco e i suoi amici. Avevo intuito che uno fosse il cugino e gli altri fossero della compagnia con cui Marco usciva raramente. Stavano parlando di una festa di compleanno a cui avrebbero dovuto partecipare entrambi, di una zia o una cugina, non avevo capito bene, ma ricordo chiaramente che in quel momento avevo desiderato con tutta me stessa di essere grande abbastanza da poter essere girata verso Marco e i suoi amici. Invece ero solo la ragazzina e lui mi aveva lasciata lì, come se Amedeo e Livio avessero dovuto accudirmi mentre lui si intratteneva con quelli della sua età.
Una mano sulla spalla mi aveva fatto sobbalzare, mi ero girata verso Marco e l'avevo beccato a sorridermi.
«Questa è Anna, una motociclista che viene via con il nostro gruppo» mi aveva presentata al cugino.
Nei minuti successivi avevo stretto mani, fatto sorrisi, ascoltato nomi che mi sarei dimenticata cinque secondi più tardi, ma non mi importava nulla. Ero al settimo cielo e niente di quello che mi stava capitando mi sembrava reale.
«Da quanto tempo vai in giro in moto con loro?»
«Sei anni, sono arrivata un paio d'anni prima di Marco» ero riuscita a mantenere la voce abbastanza ferma da non sembrare sull'orlo di una crisi di nervi e mi ero goduta il fatto di vedere la faccia sorpresa del cugino.
«Wow, sei una veterana ormai»
Avevo sorriso educatamente e mi ero sentita il cuore gonfio di orgoglio e felicità. La conversazione che ne era seguita non la ricordo nemmeno, ma ricordo benissimo come mi sentissi: viaggiavo con la testa tra le nuvole, in uno stato di beatitudine senza precedenti. Ero presente, partecipe ad una normale conversazione di un gruppo di ventenni perché Marco mi aveva voluta lì con lui, al suo fianco. Avrebbe potuto lasciarmi parlare con Amedeo e Livio o presentare anche loro come aveva fatto con me, ma aveva deciso che io ero quella che lui voleva in quella conversazione e nessun altro.
Era la prima volta che Marco riconosceva la mia presenza di fronte a qualcuno esterno al gruppo della domenica, la prima volta che mi rendeva partecipe di una parte della sua vita che non fosse quella che io potevo vedere direttamente, la prima volta che mi trattava come se fossi un'adulta e non una ragazzina.
Mi ero sentita grande, quella domenica, mi ero sentita potente, invincibile e degna di far parte di quel mondo che sognavo ma che non avevo ancora avuto occasione assaporare, che guardavo da anni come se fossi una bambina appoggiata con il naso al vetro oltre il quale erano esposte le caramelle.
«Ciao Anna, è stato un piacere conoscerti» mi aveva detto il cugino, stringendomi la mano, prima di andarsene.
«È stato un piacere anche per me» avevo risposto fiera, perché quella era una frase da grandi, una di quelle che si usavano tra persone adulte e non tra ragazzini.
«Hai fatto colpo su Andrea» Marco aveva ammiccato nella mia direzione quando finalmente eravamo arrivati di fronte al bancone per ordinare.
Non avevo risposto nulla a quella sua affermazione ma avevo sorriso, trionfante nel mio successo di quel pomeriggio. L'avevo guardato negli occhi, Marco, e avevo visto quello stesso rispetto che riservava agli uomini del gruppo. Non l'aveva mai fatto prima di quel momento, era sempre stato gentile ma mi aveva sempre trattata come una ragazzina, quella domenica ero riuscita a conquistare una parte di Marco a cui tenevo tantissimo: il suo rispetto.
Ricordo di essere andata a casa, essermi tolta il casco ed essere corsa in camera a scrivere sul mio diario di quella esperienza, ero andata a mettere nero su bianco quella pietra miliare della nostra relazione. Di lì in poi le registrazioni su quel diario avevano cambiato tono, se prima erano solo un mero elenco della sottoscritta che osservava da lontano o che interagiva in malo modo con Marco, da quel giorno in avanti era stato un equo scambio dove io andavo a cercare la sua presenza e lui veniva a cercare la mia. Ero finalmente riuscita a far breccia nella corazza di Marco e, anche se in quel momento non me ne rendevo ancora conto, quello era stato il giorno in cui la mia cotta da ragazzina si era trasformata in qualcosa di più profondo e maturo.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...