«Devi usare il pugno destro!» disse il mio istruttore, prima che mi arrivasse un calcio in pancia.
Mi accasciai a terra cercando di riprendere fiato, ma servì a poco.
«Scusami Alexia» disse David ponendomi la mano per aiutarmi.
La presi e lo guardai male: «Dovresti smetterla di giocare sporco Dav» dissi.
Guardai tutti gli altri combattere tra loro e poi guardai il mio istruttore, Ed. Mi guardava con degli occhi di ghiaccio, poi quando si degnò ad aprire bocca, le uniche parole che uscirono furono: «Cosa pensi di aver sbagliato?»
«Non lo so» ammisi.
Ed si mise in posizione d'attacco, vicino al corpo di David. «Rifai la mossa di prima» gli disse.
Lui rifece la mossa, ma la differenza tra me e il mio istruttore era che lui era molto più veloce di me. Prese la caviglia del mio compagno e la girò, facendo cadere il corpo di David a terra.
David si rimise in piedi in fretta e si ricompose.
Ed si girò verso di me e inarcò un sopracciglio come per dire 'era così difficile?'. Lo fulminai con lo sguardo e andai a prendere la bottiglietta d'acqua appoggiata su un tavolo.
«Se un demone ti avesse messa a terra, tu ora saresti dalla loro par...» l'allarme della scuola interruppe ciò che mi stava dicendo Ed.
Ci mettemmo tutti sdraiati a terra con le mani sopra la testa. Dagli altoparlanti derivava una voce femminile: «Questa non è un'esercitazione! Rifugiatevi in un posto di sicurezza e li sarete al sicu...» il suo grido era così forte che tutti gli studenti che erano in quella sala dovettero tapparsi le orecchie. Ci alzammo in piedi e iniziammo a camminare velocemente per andare in una delle Ambler, le nostre stanze sicure.
Se un solo demone avesse varcato la soglia di quei posti sicuri, sarebbe stata la fine: li avrebbe trasformati uno ad uno.
Le guardie iniziarono a correre per proteggere i propri cittadini. Forse un giorno avrei raggiunto anch'io quel livello.
Entrammo nella sala. Sembravamo sardine talmente che la stanza era piccola. Ma le Ambler erano poche ed erano strette e non consentivano la sicurezza di tutti i cittadini di questa città.
Un demone venne verso di noi, ma le porte si chiusero, lasciando alcuni alunni della scuola fuori.
Un alunno mi guardò dal vetro trasparente che ci divideva. Il suo sguardo era di pura paura e i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
Aveva la morte scritta in faccia.
«No!» urlai. «No, no aprite le porte! Nessuno pensa a loro?! Possiamo sconfiggerlo, siamo in di più rispetto a loro!» iniziai a tirare pugni alla porta, trasparente.
«Basta» disse a bassa voce Ed, mentre si sistemava la sua maglia e assisteva a tutto quello schifo che i demoni stavano facendo.
«Tu sei l'istruttore! Dovresti essere capace di combattere contro un fottuto demone!» mi iniziarono a tremare le mani e le gambe diventarono sempre più deboli.
«Basta Alexia» ripeté lui, ma non avevo finito di parlare.
Poi vidi una cosa che non avrei mai voluto vedere. Quegli occhi color cielo che somigliavano tanto ai miei erano diventati spenti e pieni di tristezza.
«No! Elena, no!» urlai più forte che potei. «Elena!»
Lei mi fece un piccolo sorriso, per rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Appoggiò le mani sul vetro, dove erano poste anche le mie.
«Ti voglio bene» riuscì a leggere dalle sue labbra.
Iniziai a prendere a schiaffi quel vetro indistruttibile.
«No!» urlai prendendomi i capelli tra le mani.
Come avevo potuto lasciare fuori mia sorella? Non me lo sarei mai perdonata in vita mia. Come avevo fatto a pensare prima a me e poi a lei?
I miei poteri, erano li che stavano aspettando il momento giusto per esplodere, ma non potevo usarli, o almeno non qui.
Il corpo minuto di mia sorella minore fu travolto dall'oscurità quando un demone la morse.
Vidi i suoi occhi diventare da color cielo a un buio pesto. Un buio che faceva paura e metteva ribrezzo.
«Cazzo!» e li il mio potere partì.
Bruciai. Sentii che la mia pelle bruciava e non ero riuscita a trattenere il mio potere dentro di me.
«Alexia, calmati!» disse Ed vicino a me, per nulla intimorito dalle fiamme che possedevano il mio corpo.
Sentii i miei occhi luccicare e la mia vista migliorare ad ogni secondo che passava. Sicuramente erano diventati color rosso, come succedeva sempre quando perdevo il controllo.
Allungai la mia mano verso le porte e si spalancarono in un colpo per via del mio potere. Andai vicino al demone che aveva trasformato mia sorella e gli diedi fuoco.
Le sua urla mi fecero stare bene, ma volevo fare di peggio.
Iniziai a muovere la mano cosicché il suo collo si staccasse dal corpo. E così fu.
Un altro demone si avvicinò a me, ma non passò nemmeno un secondo che era già per terra, privo di vita.
«Alexia!» urlò il mio istruttore ed io mi girai di scatto, pronta all'attacco.
Un Nexler stava venendo incontro a me, cercando di uccidermi.
Schivai il colpo e allungai la mano per colpirlo, ma non fui abbastanza veloce perché mi ritrovai per terra.
Cercò immediatamente di mordermi, ma non lo permisi.
Tirai un calcio sul suo petto, che lo fece volare qualche metro più in là e mi alzai di scatto.
Lo presi dal collo e lo sbattei al muro per poi dargli fuoco lentamente.
Vidi il suo collo diventare incandescente e piano piano si diffuse dal petto, poi dalle gambe e lo vidi sgretolarsi lentamente in cenere.
Mi guardai intorno e trovai un mucchio di persone per terra, prive di vita e pronte a diventare dei Nexler.
Le guardie portarono via il corpo di mia sorella: prima che si trasformasse ci volevano almeno delle ore.
Seguii il suo corpo mentre lo portavano fuori dai cancelli.
I demoni avevano ucciso una bambina di dieci anni. Mia sorella.
Avrei avuto la mia vendetta, ne ero sicura.
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THE WRONG SIDE
FantasyI suoi occhi color tempesta erano lì. Di fronte a me, a un solo metro di distanza. Avremmo potuto toccarci , se solo non ci fosse stata la vetrata trasparente che ci divideva. Lui era lì, di fronte a me, ma era dall'altra parte. La parte sbagliata.