22 Novembre, 2015
Jemy
Fuori dalla finestra il tempo è incerto, come quello che provo io verso questa vita in cui mi sono ritrovato. Il bancone della cucina così bianco fa contrasto con il nero del mio caffè. Quella mattina ho riempito la tazza fino all'orlo.
Non ero solito svegliarmi presto la mattina, ma ultimamente dormivo poco. Troppi pensieri, troppe decisioni da prendere, le litigate al telefono con mia madre, e poi quell'unico pensiero fisso che credevo di aver represso. Pensavo che Roma mi avesse fatto dimenticare ogni cosa, ma in realtà mi dovevo rendere conto che più i giorni passavano più quel pensiero diventava pesante sul mio cuore.
Bevo un altro sorso di caffè, non è più così bollente, e mentre svuoto la tazza noto la figura alta di Jin entrare nella cucina. Ha i capelli scompigliati e l'espressione di un bradipo. È vero che la maggior parte delle volte non lo sopporto, ma in quelle condizioni lo trovo buffo. Reprimo una risata, poiché non voglio scocciature a prima mattina.-Buongiorno- mi dice solo, e rimango sorpreso poiché non mi ha fatto una delle sue solite battute infelici -Come mai sveglio?- aggiunge poi, con tono tranquillo. Credo sia la prima volta che Jin mi chieda qualcosa con gentilezza e senza quel tono ironico che riservava soprattutto per me.
-Non riesco a dormire bene ultimamente-
Jin mi lancia uno sguardo mentre versa il suo caffè nella tazza. La solita, rossa. Mi chiedo perché sia così fissato con quella tazza.
-Non stai bene?- ancora quel tono normale, ancora quel modo di parlare tranquillo. C'è qualcosa che non mi torna.
-Come mai sei così disponibile questa mattina?- forse sono un po' acido e probabilmente lo sto guardando con arroganza, ma non capisco cosa gli sia preso.
-Mi sono stufato di litigare con te-
Rimango senza parole, poiché per la prima volta Jin è sincero con me. Non c'è la sua solita espressione altezzosa, no finalmente è di nuovo Jin il ragazzino di dodici anni che mi prestava la sua bicicletta, è di nuovo quel ragazzino di quindici anni che si prendeva a botte con il bullo della mia classe poiché mi aveva rubato l'album delle figurine. È di nuovo mio cugino.
-Beh, anche io- questa volta è lui che rimane sorpreso, e lo noto dallo sguardo. Si illumina per un attimo, prima che lo abbassi sulla tazza e ci immerga i suoi biscotti preferiti.
-Perchè sei fissato con quella tazza?-
Jin fa spallucce -Era di mia madre-
Mi rendo conto che non ricordo nulla di zia Jennifer. Quasi dimenticavo che fosse andata via di casa quando Jin non era neanche un adolescente.
-Ti manca?- glielo chiedo così spontaneamente che mi stupisco io stesso dell'intimità con cui gli sto ponendo quella domanda.
-Non lo so- mi risponde sincero -E a te?-
Lo guardo per un lungo instante, non capisco il senso di quella domanda. Perché dovrebbe mancarmi sua madre?
-Non capisco-
Jin mi sorride, ma non è uno di quei sorrisi sornioni che precedevano una presa in giro. Mi sta sorridendo davvero, perché gli è venuto spontaneo.
-Non ti manca nessuno?- poi, finalmente, mi specifica meglio la sua domanda. Sono ancora un po' diffidente nei suoi confronti, ma per la prima volta non ho voglia di andare sulla difensiva. Per la prima volta mi faccio trasportare dalle sensazioni nuove di quel momento.
-Sì, ovvio- per questo alla fine rispondo tranquillamente. Le mancanze facevano parte di noi, e sebbene io cercassi sempre di eliminare quel sentimento, negli ultimi tre anni avevo capito che per alcune persone fosse impossibile non provare mancanza.
-Key? Ti manca?- mi rivolge quella domanda con serietà. Nessun sorriso equivoco, nessuna espressione provocatoria. Jin mi stava rivolgendo quella domanda perché era davvero interessato alla risposta.
-Sì, Key mi è sempre mancata-
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救い出すよ必ず// I'll Save u
FanficBOY IN LUV SERIES // Second Act Sono passati tre anni dagli ultimi avvenimenti, Key ormai è all'università: viaggia tra la città in cui vive da sempre alla città in cui cerca di crearsi un futuro. La sua vita è molto diversa da quando frequentava i...