#fatidicheparole

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"Ti amo" gli dissi
"Non sei abbastanza per me" mi rispose.
"Perché?" gli domandai, sentendo la voce rotta da singhiozzi e la vista appannarsi di dolorose lacrime. Lacrime che contenevano tre anni di un silenzioso amore.
"Perché tu non sei nient'altro che una conoscente per me. Anzi, per me non sei nulla".
Corsi. Corsi via da lui, il ragazzo che mi faceva sempre ridere ma che in quel momento mi fece solo piangere. Calde lacrime rigarono il mio volto addolorato e singhiozzi interminabili uscirono dalla mia bocca. Sentii il mio cuore rompersi: frantumarsi in mille pezzi. Il mio telefono stava squillando, ma non m'importava. Non pensavo a niente se non alle sue parole, mentre correvo senza una meta precisa, senza niente. Attraversavo strade senza guardare nessuno. In quella piccola gabbia di dolore c'ero solo io, io e nessun altro. All'improvviso sentii uno stridere di freno e lo sgommare di ruote. Ero in strada. Mi girai. C'era un camion davanti a me. Chiusi gli occhi e aspettai la mia libertà, quella che mi avrebbe liberato da tutte le crudeli catene che mi tenevano e mi avrebbe teso le braccia per una vita migliore. Caddi a terra e vidi tante persone radunarsi intorno al mio corpo, in lontananza sentii la sirena di un'ambulanza e pian piano sentii le palpebre farsi pesanti.
"Jessica, Jessica. Ti prego apri gli occhi, ti prego!"
Sentii una voce femminile chiamarmi, ma la sentivo ovattata e sembrava si stesse allontanando sempre di più, finché non vidi il buio più totale.

Quel giorno mi dicesti...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora