Il Caos della solitudine

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Oggi ho acceso una miccia che è al cuore e mi pento, oggi ho perso la vista per ciò che comprendo, ho allargato i confini ed è infine che sento, l'armonia della scritta corrosa dal tempo.
Ho sentito il silenzio, ho visto la città andare avanti, sentendomi sempre più perso. La radice del caos che mi naviga dentro, è la città che mi naviga affianco, l'indifferenza che suscita il dubbio del centro, è la foce del male, ed è ciò che mi ha affranto.

La parola che è il testo, riserva la scelta di ciò che poi innesto. Io mi riservo il piacere tra lo sbuffo e il lamento, che con un tuffo son parte del mio cambiamento. Le ali le avverto, mi tuffo o ci penso? Se non è un sogno, temo il duello, tra carne e cemento.

Se qualcuno ascoltasse, fermasse o parlasse, oppure un accenno. Brucerebbero nel fuoco le parole, che dentro mi tengo. Non basta urlare contro me stesso, voi state bene ed io muoio tra cenere e incenso.

Ma la città o paese che sia, non si ferma, la gente cammina e scherza.
Pensa che strano sto mondo, l'indifferenza e il suo cuore mi uccidono, mentre altri che inneggiano amore sorridono.

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