•Capitolo nove•

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Forse quella era l'unica notte in cui dormì tranquillamente, senza incubi o paure. Mi sentivo protetta tra le sue braccia e non volevo più svegliarmi o alzarmi. Avevo ancora il suo braccio attorno ai miei fianchi. Alzai la testa e lo vidi dormire. Era lo spettacolo più bello che avessi mai visto.
Aveva le labbra leggermente socchiuse e il petto faceva su e giù lentamente, facendo muovere il mio corpo. Sarei stata ore ad ammirarlo. Era così perfetto!

All'improvviso vidi le sue ciglia muoversi lentamente, chiusi immediatamente gli occhi facendo finta di dormire. Merda, spero non mi abbia vista mentre lo fissavo.
«So che mi stavi ammirando» pronunciò. Ecco appunto.
«Tsk, perché dovrei?» dissi tenendo ancora gli occhi chiusi.
«Perché lo stavo facendo anch'io» riaprì gli occhi di scatto e mi ritrovai i suoi occhi di ghiaccio fissi su di me. Lo guardai stranita e lui fece un sorriso divertito.
«Intendevo ad ammirare me stesso» continuò. Scoppiai a ridere tappandomi la bocca per non svegliare le altre. Gli diedi un pizzico sul suo petto scolpito.
«Montato» gli dissi ridendo, ancora fra le sue braccia.
«Già, ma ti piace stare tra le braccia di questo montato» esclamò scrutandomi.

Sapeva sempre come imbrogliarmi, era un vero stronzo. Ma in effetti si mi piaceva eccome stare tra le sue braccia.
«In realtà sei tu che non vuoi toglierle dal mio corpo» esclamai di rimando. Speravo non lo facesse, ne avevo ancora bisogno.
«Tu non hai fatto pressione, quindi deduco che ti piace» rispose spostandomi alcuni capelli dietro l'orecchio.
Cambiai discorso, perché aveva colpito nel bersaglio.

«Che ore sono?» chiesi guardandomi intorno in cerca di un telefono, presi il mio ma come lo accesi notai le dieci chiamate di mia madre e subito mi ritornò in mente l'avvenimento del giorno prima, e mi rattristai. Filippo notandolo, mi tolse il telefono.
«Sono solo le sei e mezza del mattino, dovresti riposare un altro pò» aveva ragione, ero ancora scossa, ma come facevo a distrarmi dopo quello che era successo a mio nonno?
«Non pensarci ti farà stare solo male, dormi» iniziò ad accarezzarmi i capelli lentamente.

Puntai gli occhi davanti a me, verso il corpo di Filippo. Notai la scritta tatuata all'altezza della clavicola. Ci passai le dita sopra delicatamente, come se da un momento all'altro quella scritta potesse cancellarsi. Iniziai a seguire quei strani segni con l'indice, finché non vidi che Filippo chiuse gli occhi, rilassando i muscoli. E dopo pochi minuti ad ammirare il suo tatuaggio e alcune volte anche lui, li chiusi anche io.

Sognai mio nonno, e una lacrima mi rigò il viso, cadendo sopra il suo petto, e poi un pollice passò sopra la mia guancia asciugando le tracce bagnate lasciate da essa.

~~~~~

Mi stiracchiai alzando il braccio verso l'alto e poi strofinandomi gli occhi con i pugni chiusi, tutto questo contornato da un enorme sbadiglio. Aprì gli occhi e mi ritrovai tre figure con il volto sopra il materasso con un sorrisino beffardo e molto inquietante.
Urlai spaventandomi.
«Ma che cazzo fate? Mi avete fatto prendere un colpo» urlai contro le tre ragazze che non davano segno di vita, guardandomi ancora con quello sguardo.

«Avete usato il preservativo?» iniziò Nicole, fissandomi.
«Com'è stato?» proseguì Emma.
«Vogliamo tutti i dettagli» concluse Carmen.
Iniziai a ridere come una demente, alzandomi dal letto con il loro sguardo addosso, scuotendo la testa divertita. Ma cosa le saltava in mente!
«Abbiamo solamente dormito, mi spiace deludervi» risposi ridendo entrando in bagno per vestirmi.
«Sei proprio sicura?» indagò ancora Nicole.
«Si» urlai loro dal bagno.
Dio, ma quanto potevano essere rompi scatole?!

«Oddio Nicole hai visto quando le ha spostato i capelli?» domandò Emma a Nicole, esaltata.
«Si»urlò lei.
«E quando le ha dato un bacio in fronte prima di andarsene?» disse Carmen.
«Quanto è tenero! Lo voglio io come fidanzato, me lo scoperei tutte le sere» esclamò Nicole, probabilmente con gli occhi a cuoricino.

«Nicole!» le urlai dal bagno, sgridandola.
Ma davvero mi aveva dato un bacio in fronte? Oddio, avevo il cuore a mille. Era davvero lunatico quel ragazzo, un giorno era tenero un altro giorno era antipatico. Chi lo capiva!
«Scherzavo è tutto tuo»
Uscì dal bagno, guardandole.
«Guardate che sguardo da innamorata» disse Carmen, indicandomi, come se io non potessi sentire.
«Ma cosa dite?!» Esclamai ridendo «non stiamo insieme, lui non mi piace e specialmente non è assolutamente tenero, diciamo che lo era per ciò che è accaduto ieri» continuai rammaricandomi leggermente.

Non dovevo pensarci. Non dovevo far stare male le mie amiche per i miei problemi. Dovevo passare oltre, pensare al mio percorso dando il meglio di me, è questo quello che lui vuole. Lo farò solo per lui.

Le ragazze mi videro rabbuiare.
«Ehi, Sara, ci spiace per quello che è accaduto ieri sera...» iniziò Emma venendomi incontro.
«Grazie mille ragazze, ma non preoccupatevi, sto bene» la interruppi.
«So che non è un buon momento, ma noi faremo di tutto per non farti pensare a tutto ciò che è successo» esclamò Nicole venendomi ad abbracciare. Sorrisi, sussurrandole un grazie.

Scendemmo tutte insieme, andando nella sala ristoro per fare colazione insieme agli altri.
Ci sedemmo ai soliti posti, ossia nel tavolo dove c'erano Simone, Irama, Einar, Lauren e Daniele. Salutammo tutti.
Puntai il mio sguardo su Irama, che aveva gli occhi verso il basso, chiaramente assonnato. Dopo poco alzò gli occhi verso di me e subito distolsi lo sguardo.
«Ehi, piccioncini, com'è andata sta notte?» ci domandò Simone con tono malizioso, ritrovandomi poi lo sguardo degli altri puntato addosso. Compreso il suo. Lo guardai e lui sorrise a un lato.
«Benissimo, mi sono divertito molto sentendola cantare» rispose.

«Io non canto di notte» protestai.
«Oh, no, non intendevo quello, intendevo russare» proseguì, causando la risata di tutti gli altri.
«Io non russo la notte» protestai ancora, fulminandolo con lo sguardo.
«Sai si dice che quando qualcuno russa è perché sta dormendo bene» si difese con quell'aria superiore.
«Stai per caso dicendo che sta notte ho dormito bene con te?!»
«Più che bene»
«Ma se ero strettissima»
«Già contro il mio petto»
«Ecco che ricominciano!» roteò gli occhi Einar, sorridendo.

Antipatico. Antipatico. Antipatico. Non lo sopportavo.
«Potrei farti compagnia anche sta notte, se vuoi» mi disse domandandomi con tono malizioso. In realtà avrei voluto.
«Non prenderci gusto, piumato. Sei già stato abbastanza fortunato» gli risposi sorseggiando il mio cappuccino, provocando una leggera risata da parte sua.
Dopo aver finito il cappuccino mi alzai, dirigendomi fuori, sotto gli sguardi interrogativi di tutti, per affrontare mia madre. Dovevo chiamarla.

«Mamma» dissi lievemente.
«Ehi, amore, finalmente mi hai richiamata»
Già, finalmente.
«Mi dispiace per ieri sera, non volevo farti stare male. Non avrei dovuto dirtelo»
«Invece si, mamma. Se non me lo avessi detto sarebbe stato peggio» le risposi arrabbiata.
«Come sta il nonno?» continuai con voce flebile.
«Non sta bene, Sara. Peggiora ogni giorno di più» Merda! Gli occhi iniziarono a diventare lucidi e a riempirsi di lacrime. No! Ero più forte di tutto questo, dovevo essere forte! Strinsi forte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.
«Voglio sentire la sua voce, mamma. Ti prego, almeno per l'ultima volta» la pregai. Se non potevo vederlo, volevo almeno sentire la sua voce.

«Non... non posso, Sara» rispose con la voce tremante.
«Perché no, mamma, te lo chiedo per favore» insistetti.
«Sara, il nonno è in coma» mi disse con la voce strozzata dalle lacrime.
Tutto intorno a me si fermò, il respiro diveniva sempre più pensate. Non ci potevo credere! Non di nuovo!

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora