Posti come questo non andrebbero mai messi nel dimenticatoio. Questi sono quel tipo di luoghi in cui puoi nascere, crescere e condividere alcuni dei momenti più belli e importanti della tua vita. Ah, quante persone sono passate di qua! E quante ne stanno passando ancora... o ne passeranno.
Persone come me, che hanno però delle storie da condividere, da raccontare a tutti e lasciar a bocca aperta anche i meno interessati. Io sono semplicemente una ragazzina che viene in questo caffè tutti i giorni, ma da sola. Non parlo con nessuno, ho solo intense relazioni con i libri che leggo e il mio zaino scolastico, nonostante lo studio non sia proprio il mio forte. Diciamo che mi piacciono le materie basate sulla logica, come la matematica, ma amo leggere. È un po' un controsenso, ma io sono proprio così: unica nella mia incoerenza.
Quando mi sono trasferita qui a Bologna, ero ancora così piccola, ma allo stesso tempo più matura rispetto ai miei coetanei. Forse la separazione dei miei genitori ha influito molto sulla mia crescita personale: avevo solo sei anni quando papà se n'è andato di casa, senza mai più tornare. Nè io nè la mamma abbiamo la più pallida idea di dove si trovi lui adesso o di cosa stia facendo nella vita, ma non ci interessa più di tanto. In fondo, noi due stiamo bene anche da sole contro il mondo. A me va bene così. Tutto va bene così.
«Ciao Cate. Cosa ti porto oggi?» Mi chiede Renato, il cameriere, distraendomi dai miei pensieri.
«Un macchiato, grazie» rispondo, rimanendo leggermente incantata dai suoi occhi azzurro ghiaccio. Renato è un po' troppo vecchio per me, ma è comunque un bell'uomo e il detto "guardare ma non toccare" in questi casi calza a pennello.
Mi ricompongo quasi immediatamente dal mio infantile stato di trance e torno a posare gli occhi sulle pagine di Lo Hobbit, il quale ho già letto per almeno cinque volte. Ogni singola volta, però, è come se fosse la prima. Mi piacerebbe essere la protagonista di un libro, avere una storia tutta mia, incentrata su di me e sulla mia ipotetica vita strabiliante. Tuttavia, la storia di Leopardi probabilmente è stata più interessante della mia. Non potrei neanche minimamente competere.
Neanche per il mio ultimo compleanno ho ricevuto chissà quale sorpresa: un paio di amiche a casa che cantavano a squarciagola e una piccola torta alla frutta erano bastati a rendermi una persona quantomeno soddisfatta. Mi metto a sogghignare pensando all'assolo di "Tanti auguri a te" della mia amica Silvia, probabilmente la persona più pazza che io possa conoscere. Lei sì che è una ragazza bella e intelligente, tra l'altro con una storia interessante da raccontare. Non mi vergogno a dire che la invidio immensamente.
I miei viaggi mentali vengono nuovamente interrotti dal caffè posato sul mio tavolino di legno, che abbraccia totalmente l'arredamento vintage di questo piccolo baretto.
Senza neanche aspettare un mio ringraziamento, Renato si dilegua tra gli altri tavolini, lasciandomi con la bocca spalancata.
Peggio per lui: gli avrei dato la mancia se fosse stato più gentile.
Consiglierei di fare ben attenzione a quel detto: "parli del diavolo e spuntano le corna". Sì, perché solo alcuni secondi fa stavo pensando a Silvia - e anche alla sua bellezza invidiabile - ed ecco, che me la ritrovo davanti in tutto il suo splendore.
I suoi capelli color mogano ondeggiano sinuosi lungo le sue spalle coperte dalla canottiera semplice e bianca che indossa. Abbinata ad essa, porta dei jeans scuri e degli anfibi neri.
Mi chiedo come faccia ad essere così impeccabile, nonostante si sia vestita in quel modo blando.
Prima che i suoi occhi insolitamente grigi incrocino i miei, fa un giro tra i tavoli per poter salutare i nostri compagni di scuola. Ovviamente, si trovano tutti dall'altra parte del bar; quella riservata ai "giovani".
Io preferisco stare qui, insieme ai signori anziani, che sono tanto gentili e cordiali e almeno mi lasciano leggere in santa pace, senza schiamazzare ogni due per tre.
Quando Silvia si avvicina a me, inizio già a percepire un senso di inferiorità. Per carità, io adoro questa ragazza, ma stare intorno a lei mi fa sentire sempre di quest'umore, e non ho la più pallida idea del perché.
Be', forse qualche idea ce l'avrei.
«Cate, ma come sei figa oggi!» Esclama subito la mia amica, mentre - come da rito per noi italiani quando ci salutiamo - mi stampa due sonori baci ai lati delle guance.
«Parla per te: sei vestita così e riesci quasi a far rinascere i tulipani sul bancone di Renato» replico, indicando con solo il pollice le povere creaturine ormai appassite dietro di me.
Nessuno ha mai capito la motivazione, ma nonostante siano ormai morte, quell'uomo preferisce lasciarle lì, davanti agli occhi di tutti.
«Che ti posso dire, amica? La semplicità va di moda ultimamente» ammicca Silvia dopo la sua solita risatina isterica, prima di accavallare le gambe e incrociare ambe le mani in grembo.
«Sarà». Rido leggermente prima di finire il mio caffè, che per fortuna si è finalmente raffreddato.
«Hai sentito la nuova?» Ricomincia Silvia, mentre io asciugo i residui del latte schiumato rimasti sulla bocca col dorso della mano.
«No. Cosa?» Fingo di interessarmi e poggio il mento sul palmo della mano, per cercare di essere quanto meno credibile.
Silvia si china verso di me, esponendo il suo balcone prosperoso - per fortuna, appunto, posso vederlo solo io o riuscirebbe a far schiamazzare perfino i signori anziani - e iniziando a parlare come se fosse in procinto di dirmi chissà quale strabiliante segreto: «Abbiamo un nuovo studente a scuola».
Rimango un attimo interdetta. È davvero questa "la nuova"?
Schiocco la lingua e mi rimetto composta, non prima di aver tirato leggermente all'insù la canottiera della mia amica.
«Oh, andiamo! Smettila di essere così negativa su tutto» sbuffa poi lei imbronciata e, proprio come una qualsiasi bambina capricciosa, incrocia le braccia al petto.
«Silvia, sai che questo genere di cose non...».
Tutti si girano verso il portone d'entrata e all'interno del bar di Renato cala il silenzio.
Gelo più totale.
«E lui chi è?» Sussurro il più silenziosamente possibile nell'orecchio di Silvia.
Il sorriso languido della ragazza a fianco a me non mi trasmette affatto sicurezza: sembra quasi che sia riuscita a vincere una gara o una sfida.
Mentre il ragazzo si avvicina al bancone e tutti i presenti continuano a bisbigliare, Silvia si gira - e per poco non mi frusta con i suoi lunghi capelli lisci - e gli riserva un ultimo sguardo, prima di rispondermi:«Vedi che sei proprio scema? Lui è il nuovo studente».
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DIVORATORE DI ANIME
FantasyNella rossa Bologna degli anni 2000 vive Cate: una normale e qualunque diciassettenne della città. Abbandonata da suo padre e amante della letteratura, l'unica sua aspirazione nella vita è quella di poter avere una storia tutta per sè. Ciò che non s...