Notte prima di morire

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Due occhi neri e sottili stavano osservando la Notte attraverso una piccola apertura rettangolare nella parte superiore della parete grigia e senza vita. Spesse e resistenti sbarre di ferro che lo separavano dal mondo esterno. La luce bianca che veniva dal cielo nero riusciva tuttavia a oltrepassare quella barriera materiale. I capelli neri corvino arricciati come nidi di rondine erano legati con un nastro rosso. Forse per l'uccello aveva un significato particolare e lo aveva apposta attorcigliato tra i suoi rami.

Quella striscia che indossava, elemento portante e solo della sua vita costruita da ammassi di macerie. Un crocifisso di legno legato su quello che doveva essere un letto, il Cristo con le palpebre chiuse, la corona spinosa sul capo e i chiodi sugli arti sanguinanti. Provava a immaginare le sofferenze che avrà inevitabilmente subito prima di quella fine atroce, sospeso su una croce. Era ironico pensare come ora, quell'incrocio perpendicolare di due assi di legno avesse il compito di rassicurare i vivi.

<Non capisco>. Si era detto. <Il senso di questa vita>. Aveva speso ore e ore a riflettere, invece era stato tutto inutile. La sua clessidra stava esaurendo i suoi granelli di sabbia dorati. La sua fine era vicina. Ma non aveva paura. Anzi ne era grato, che finalmente stesse per finire tutto quanto.

<Riuscirò mai a incontrarti quando metteranno fine alla mia vita? ... O rimarrò cenere e basta? C'è qualcosa che aspetta pazientemente il mio arrivo al di là? ...O sarei rimasto solo per l'eternità?>

Continuava a chiedersi. Ancora e ancora. Ancora e ancora. Perché riusciva a fare solo questo.

Le campane di quella notte suonarono dodici volte. Aveva un suono più lungo e dolce del solito.

Fragile e limitato, tu sei, ragazzo.

Rimasto indietro nel passo del Tempo, il mondo ti ha abbandonato, friabile figura.

La gente ha paura di persone come te. Gli esseri umani tendono ad avere timore di ciò che non riescono a capire, non vogliono capire, si organizzano in branco come le bestie, per nascondere le loro debolezze, e alla fine, vanno a cercare altri loro simili.

Di questi simili però ci sono di due tipi.                                                                                                          Il primo e più diffuso è il coniglio che si sottomette.                                                                                 Il secondo, raro e prezioso dei casi, è il lupo, nero e imponente.

Tu sei capitato mio caro, in questo secondo caso. Forse qui il destino non c'entra. Sei stato tu a prendere quel cammino, e ora sei arrivato alla fine del percorso come hai desiderato. E chi sono io per giudicare? Non sono altro che una diversità, affine a te.

Buonanotte per adesso, verrò ad accoglierti domani al tuo secondo risveglio.

Giustizia è la virtù dei ciechi che, credono di riuscire a vedere questo mondo tramite biglie artificiali incollate all'estremità del loro volto informe. 

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