Capitolo 40

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23 aprile 2013

Ore 8.10

Con la segheria andata in fiamme e tutti gli operai momentaneamente in cassaintegrazione, Lukas si ritrovava ad avere molte più ore libere. Ormai era trascorso quasi un mese dall'incendio, eppure anche i risoluti friburghesi, attivissimi lavoratori della Z-LASER Optoelektronik GmbH, non sapevano in che modo raccapezzarsi per ricominciare le rispettive, ripetitive vite.

Il direttore dell'azienda si era preso le ultime due settimane per decidere sul da farsi e l'idea certamente era quella di ricostruire, di rimettere in piedi la segheria, con tutti gli accorgimenti del caso stavolta, tuttavia ciò avrebbe comportato un taglio dei dipendenti, una sorta di ridimensionamento pre-pensionistico.

Ognuno degli operai era sicuro che sarebbe andata in quel modo: se non c'era una via di mezzo si veniva tagliati fuori. Quelli molto giovani o assunti da poco sarebbero stati licenziati perché tanto avrebbero trovato un altro lavoro, mentre quelli più anziani, ugualmente, sarebbero stati eliminati dal monte stipendi perché non rientravano più nei piani dell'azienda.

Lukas si era premunito, sfruttando tutte le ore libere che la cassaintegrazione gli lasciava, per trovarsi un'altra occupazione. Fin dall'inizio aveva immaginato che sarebbe stato più semplice, ma vedendo, una dopo l'altra, le porte sbattute in faccia, si convinse che la ricerca sarebbe stata più lunga del previsto.

«Dove vai oggi?» chiese Margit, seduta al posto del passeggero.

Lukas fece spallucce, svoltando a destra all'incrocio. «Non lo so.»

«Proprio nessuna idea?»

Il ragazzo gettò un'occhiata in tralice alla madre. «Non è che non voglio dirtelo, santo cielo!» sbottò. «Ho cercato e continuo a cercare, ma se nessuno vuole un operaio, cosa ci posso fare?»

«Chiederò al supermarket. Magari ti trovo qualcosa», propose la madre.

Lukas annuì distrattamente, accostando il pick-up al marciapiede per far scendere la madre. Lo infastidiva il fatto che fosse la mammina a rimediargli un lavoro, ma dopotutto, la pagnotta a casa bisognava pure portarla.

«Ora accompagna Stella a scuola, altrimenti farà tardi. Per tornare a casa, stasera...»

«Passo a prenderti io, mamma!» rise Lukas. «Almeno ora che non ho nulla da fare, fammi occupare un po' di tempo a scarrozzarvi in giro!»

Anche Margit sorrise. Diede un bacio sulla guancia al figlio mentre si slacciava la cintura, dopodiché scese, richiuse la portiera dietro di sé e salutò il pick-up che si allontanava oltrepassando il supermarket.

«Perché non vai a scuola al posto mio?» esordì a quel punto Stella, saltando su e appoggiandosi al sedile del passeggero, lasciato vuoto. «Preferisco stare io a casa a non far nulla o a scorrazzare per la città, invece di rimanermene seduta per sei ore filate ad annoiarmi.»

«Senti, piccola peste, io non scorrazzo! Sto cercando un lavoro!» ribatté Lukas, secco.

Stella torno a sedersi, giocherellando con la cartella che teneva in grembo. «Ehi, che modi!» borbottò a mezza voce. «Sei sempre arrabbiato con me.»

I due rimasero in silenzio fino all'arrivo alla scuola. Di nuovo Lukas fermò il pick-up accanto al marciapiede e lasciò scendere sua sorella. Stella saltò giù in fretta, s'infilò lo zaino sulle spalle dopodiché si voltò a guardare il fratello, dall'altro lato del finestrino. Restò immobile a fissarlo per un paio di secondi, finché lui non abbassò il vetro.

«Che c'è?» domandò in tono più dolce. «Hai dimenticato qualcosa?»

Stella scosse il capo, sorrise, si sporse dentro l'abitacolo e abbracciò il fratello, stampandogli un bacio sulla guancia. «Ti aspetto alle due.»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora