Capitolo 1

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Caro Fabrizio,

fino a ieri andava tutto bene. Poi, non so cosa sia successo, né come o perché sia successo, ma è cambiato tutto.

È stato improvviso, come un quadro che sta appeso ad un muro per anni e poi cade senza alcun apparente motivo. Io e te non siamo durati anni. Non li dureremo mai. In testa ho ancora la tua voce che, alle cinque di mattina, fuori dall'Olimpico, dopo il concerto più importante della tua vita, in una Roma appena sveglia, mi urla "Mi hai rovinato la vita". Me l'hai detto lì, in quel momento così importante per te, e non capisco perché. O forse invece lo capisco, ma non vorrei. Ma ormai l'ho capito, e sto facendo ciò che credo sia meglio per te. Non per me, assolutamente non per me. Per me, quello che sto facendo è l'inferno.

Due ore fa ero in macchina, in lacrime, sull'autostrada per Bari, le tue urla nelle orecchie. Adesso sono qui, nella mia vecchia camera, sulla scrivania dove ho scritto i miei primi testi, a scriverti. Rimarrò qui per un bel po', credo: è meglio così.

Mi manchi già,

Ermal, 17/06/18

Caro Fabrizio,

"Nun capisci cosa sto cercando di dirti? Che da quando t'ho conosciuto penso solo a te! Me sei entrato dentro e nun te so' far uscí. Questo concerto era in cantiere dall'anno scorso, e quando me lo so' figurato per 'a prima volta, nun eri tu la persona a cui pensavo cantando. M'hai fatto bene all'anima, e su questo nun discuto. Ma adesso me sento quasi sbagliato, per quanto te penso, per come te penso. E forse sbagliato manco lo so', ma un po' me ce sento, e forse è sbagliato il mio sentirmi così', ma che cazzo ne so, nun ce capisco più niente. Un po' la vita me l'hai rovinata, credo. Sto male ogni volte che nun ce stai. È terrificante."

Stamattina (stamane, come avresti detto tu) mi sono svegliato con queste parole in testa.

Dopo che le hai dette, sono scappato. Probabilmente la gente "normale" non avrebbe reagito così ad una dichiarazione d'amore (lo era, Fabbrì? Io non lo so, dimmelo tu. Può essere una dichiarazione una cosa detta con una tale esasperazione dentro?). Sopratutto se chi te la fa è la persona di cui sei innamorato da più di un anno. Ma non volevo farti male. Amare non deve fare male. Forse non dovremmo amarci.

Anche io sto male ogni volta che non ci sei. Forse non dovremmo amarci.

(Non lo penso davvero),

Ermal, 18/06/18

Caro Fabrizio,

Mia madre è felice che io sia qui, ma è preoccupata. Mi vede sciupato, dice, e "Non dovresti stare a Roma, o a Milano, a provare?". Si, dovrei. Ma rimango qui. Almeno qui non vederti è normale: in qualunque altra parte d'Italia sarebbe strano non scriverci per cercare di incontrarci anche solo cinque minuti in autogrill, come abbiamo fatto per mesi.

È tutto così strano, Fabbrì. Non stare senza di te (quello non è strano, quello fa semplicemente male, come ogni volta. Ancora non c'ho fatto l'abitudine, e non credo la farò mai), ma sapere che per molto tempo starò senza di te. Non credo, infatti, che quando andrò via da Bari ti cercherò. E non credere che non voglia farlo, oh quanto vorrei. Vorrei prendere il telefono e cliccare su quel contatto che già dopo poche settimane di conoscenza era finito tra i Preferiti, tra quelli più chiamati. Credo però che sia meglio per te, dopo quello che mi hai detto. Ouch, questo fa male. Se me l'avessero detto durante l'Eurovision, che mi sarei trovato a scrivere queste cose, avrei riso. Ora non rido.

Caro Fabrizio, Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora