Le lunghe dita di Hanna si muovevano veloci sulla macchina da scrivere, battendo con ritmo cadenzato gli impegni della settimana per Jack, tanto che quasi non si accorse della presenza del padre a pochi metri da lei.
<< A che punto sei?>> le chiese, osservando i suoi movimenti con attenzione << ho finito>> rispose Hanna, estraendo il foglio dal rullo, passandolo a Jack.
Lui diede una rapida occhiata all'operato della figlia, per poi poggiare il prospetto sulla scrivania, prendendo posto di fronte ad Hanna.
Lei lo guardava di sottecchi, aspettando che iniziasse a parlare << ascolta Hanna, vorrei che tu capissi il perché della mia scelta, vederti tenermi il broncio e maledirmi ad ogni parola mi rattrista>> disse Jack, Hanna sollevò lo sguardo per guardare attentamente il padre << potevi pensarci due volte prima di accordarti con Burns... ci hai almeno pensato prima di accettare?>> chiese Hanna.
<< Ti ho già ripetuto più volte di non aver dato il mio consenso al matrimonio, ho solo acconsentito ad un incontro tra voi due>> disse Jack, provando a convincere anche sé stesso delle sue buone intenzioni << questo non migliora di certo le cose, avresti dovuto rifiutare fin dall'inizio>> disse Hanna, decisa a non mollare la presa.
<< Sai perché non ho potuto rifiutare, si tratta di un semplice incontro>> disse Jack, stanco di ripetere sempre le stesse cose << sappiamo entrambi come stanno le cose, i Burns mi vedono come un semplice mezzo per arricchirsi, per loro il matrimonio non è in dubbio>> disse Hanna, Jack sospirò, dentro di sé sapeva che la figlia aveva ragione.
<< Magari scoprirai che Alexander è un bravo ragazzo, magari ti innamorerai di lui e vivrete una vita felice>> disse Jack, Hanna sorrise << è quello che ti ripeti quando il senso di colpa di tormenta?>> chiese lei pungente.
Jack non rispose, non sapeva più come poter riappacificarsi con la figlia, sapeva di aver tradito la sua fiducia << Jack voglio che tu mi prometta una cosa>> disse Hanna, lui guardò Hanna con attenzione << per il tempo che mi separa dall'incontro, pensa a quello che è davvero il bene per la nostra famiglia>> disse Hanna.
Padre e figlia si guardarono negli occhi per svariati secondi, infine Jack annuì, promettendo ad Hanna di riflettere con attenzione sulla questione, valutandone tutte le varianti.
La porta di ingresso si spalancò, Jack ed Hanna spostarono i loro sguardi sui due uomini che facevano il loro ingresso all'interno dell'ufficio.
Jack si alzò dalla sedia con un sorriso cordiale, accogliendo i suoi ospiti e presto nuovi collaboratori della società << è un piacere avervi qui>> disse lui, stringendo la mano ad entrambi.
Hanna osservò con attenzione i due uomini, entrambi vestiti con un lungo soprabito nero, i completi eleganti e di buona fattura, le catene degli orologi d'orati in bella vista, così come la serie di anelli che circondavano le loro dita.
Il primo ad entrare era stato un uomo alto, la corporatura robusta e muscolosa, la postura leggermente incurvata, il viso allungato, i lineamenti e le labbra piene nascosti da una folta barba, il naso appuntito e la fronte corrugata, sormontata da un bowler nero.
Il secondo invece leggermente più basso in confronto al primo, il fisico più snello, la postura perfetta, il volto scavato, sbarbato e dai lineamenti spigolosi, gli zigomi taglienti, le grandi labbra carnose, ma a colpire Hanna furono senza dubbio i suoi occhi, grandi e dall'aspetto stanco, di un azzurro limpido e brillante, incorniciati da infinite ciglia nere, neri erano anche i capelli rasati ai lati.
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To Let Myself Go
ChickLitLondra 1927 Il matrimonio, il giorno che ogni giovane donna sogna fin dalla tenera età. Ognuna di loro si immagina con un lungo abito finemente confezionato, i fiori preferiti disposti lungo la navata della chiesa del paese, la famiglia alle spalle...