I will forgive myself

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24 Novembre, 2015
Yu

Ero in ritardo e Marina mi avrebbe rimproverato senza ombra di dubbio. Vorrei bestemmiare, ma mi limito a velocizzare il passo.
Sapevo quanto odiasse quando arrivavamo tardi alle sue lezioni. E mi dispiaceva farla arrabbiare, soprattutto perché era la seconda volta che mi capitava di arrivare così in ritardo.
Mi era bastata la prima volta. Mi ero sentito così in colpa, che mi ero ripromesso che non le avrei più fatto pensare che fossi un irresponsabile. Il solo pensiero che Marina potesse pensare qualcosa di negativo su di me, mi creava disagio. Forse molto di più.
Questa volta, però, non avevo fatto tardi per colpa della mia ostinata lentezza, questa volta era stata colpa di mia sorella.
Odiavo dover uscire con lei, odiavo fare qualunque tipo di cosa con lei per il semplice fatto che fosse ancora più lenta di quello che ero già io.
Meiko era una fuoriclasse nel perdere tempo. Che fosse per un paio di scarpe o per il tipo di ombretto da mettere sulle palpebre, lei riusciva sempre a metterci il doppio del tempo. Quel pomeriggio, poi, aveva deciso di prendere l'auto poiché doveva fare delle commissioni con delle amiche, le avevo chiesto un semplice passaggio in conservatorio che si era poi rivelato un viaggio diretto per la Polonia.
Tutto questo perché doveva passare prima a prendere le sue odiose amiche.
Mi rendo conto che quando si trattava di lei, mi usciva spontaneo usare il verbo odiare più di quanto fosse necessario farlo. Ma era inevitabile, soprattutto adesso che stavo correndo come un pazzo verso l'aula dove avrei fatto lezione con Marina.

Sono in ritardo di dieci minuti ma per fortuna intravedo la porta dell'aula, è socchiusa quando afferro la maniglia e la apro di botto.
-Eccomi- quasi sto urlando -Scusami Marina, ma...- il mio tono acuto si spezza proprio a metà della frase quando mi rendo conto della scena che ho davanti agli occhi.

Marina è seduta in braccio ad un ragazzo che non avevo mai visto prima. Si stavano baciando così appassionatamente, seduti su quello che era lo sgabello che avrei occupato da lì a poco io stesso, che quasi avrei potuto dare di stomaco. Soprattutto perché lui aveva le sue sudici mani in posti poco consoni per il luogo in cui si trovavano. Quando si accorgono della mia presenza, Marina si alza in piedi di scatto. Il viso una maschera di vergogna. È così imbarazzata che la pelle del suo viso è diventata rossissima. Il ragazzo, invece, accenna un mezzo sorriso come se non fosse successo nulla di che. Invece per me non aveva ragione di esistere quello che avevo appena visto.

-Yu, oddio... non è come sembra- Marina è in preda ad una crisi di panico, non so perché si stia giustificando, sebbene non era il tipo di persona da cui mi sarei aspettato un'imprudenza del genere,ma davvero non capisco che senso abbia quel suo modo di guardarmi preoccupata, come se fosse stata colta in flagrante.

-Scusate- è l'unica cosa che riesco a dire, prima di uscire dall'aula e chiudermi la porta alle spalle.

Ho bisogno di una boccata d'aria fresca e non m'importa più del ritardo e della lezione di piano. Mi importa capire cosa fosse stato quel turbine di sensazioni che avevo provato non appena avevo visto Marina con un altro. Cosa mi importava se lei aveva un ragazzo? E perché mi sentivo così infastidito? Sicuramente ero incazzato perché l'avevo trovata incoerente. Aveva sempre fatto discorsi sul come fosse importante prendere con serietà lo studio del piano e su come fosse maturo rispettare le regole e poi era stata la prima a fare cose poco consone, in un aula del conservatorio, nel suo stesso posto di lavoro. Che esempio poteva mai poter dare se era la prima che non rispetteva i suoi stessi precetti?

Al diavolo.

-Yu- ormai ero già quasi fuori dal conservatorio, quando sento la sua voce chiamare il mio nome. Non mi giro, continuo a camminare facendo finta di non averla sentita.
-Yu, ti prego fermati- pensavo fosse più lontana, invece ecco che afferra il mio braccio e non posso fare altro che girarmi. È pur sempre la mia insegnante.
-Non preoccuparti Marina, non ho visto nulla- la rassicuro anche se il mio tono è palesemente scocciato, ma non posso farci nulla. Avevo sempre odiato l'incoerenza.
-Ti ringrazio, ma vorrei lo stesso scusarmi- la guardo perplesso -È stato un caso che Rob mi venisse a trovare, non eri ancora arrivato e non ci siamo resi conto...- Marina mi parla con la testa bassa, è così imbarazzata che non riesce a guardarmi negli occhi, per la prima volta la vedo per la ragazza di ventotto anni qual è -... ti prego di scusarmi, davvero, sono mortificata per la mia mancanza di serietà- adesso alza lo sguardo, sicura di quello che mi sta dicendo, sinceramente desiderosa che credessi alle sue parole.

-Non è successo nulla, non ho visto nulla- non riesco a fare altrimenti, non riesco a non essere meno freddo di così. Ma quella scena non era facile da dimenticare, soprattutto perché non me l'aspettavo, soprattutto perché non avevo minimamente pensato che Marina potesse avere una sua vita al di fuori del conservatorio. E soprattutto perché mi ero illuso.

Mi ero illuso da quando lei mi aveva detto che River flows in you, le faceva pensare a me.

-Okay- si aspettava qualcosa di più, lo intravedo dal suo sguardo deluso, ma sa quanto me che non c'è nulla da fare, le cose dovevano andare così: io che facevo finta di nulla, lei che accettava la mia risolutezza tagliente -Resterò un'ora in più per la tua lezione questa volta, non voglio che perdi altro tempo- vorrei dirle che non me la sento, vorrei dirle che per quel giorno sarebbe stato meglio lasciar perdere la lezione ma avrebbe potuto capire qualcosa così annuisco e la seguo in aula.

Quel Rob era andato via, respiro di nuovo quando trovo l'aula vuota. Mi siedo sullo sgabello con riluttanza, cerco tuttavia di non farmi notare poiché quando con le mie mani lo tocco, faccio un'espressione disgustata

-Riprendiamo dall'ultima volta- Marina è ritornata la mia insegnante seria ed intransigente di sempre, ma questa volta è ovvio che si sta sforzando, si vergogna ancora per quanto ho visto.
Tuttavia faccio finta di nulla e prendo a suonare, ma continuo a sbagliare. Marina non mi rimprovera, si sente così in difetto che non riesce ad essere quella di sempre. Questo mi mette ancora di più a disagio.

-Che cavolo!- all'ennesimo errore, impreco. Sono stufo, è inutile continuare quella lezione. E credo che Marina condivide questo mio pensiero, poiché lo noto dal suo sguardo -Okay, per oggi basta- poco dopo, dice. Annuisco con lo sguardo ancora su i tasti del piano forte -Sì, direi di sì- concordo mentre mi alzo e con un diavolo per capelli afferro gli spartiti e li butto disordinatamente nello zaino.

Marina sta  osservando quello che faccio con aria preoccupata.

-Scusami ancora Yu, credo sia colpa mia- mi confessa, ma io non rispondo, sono tremendamente scocciato perché quella lezione non era servita a nulla.
-Ti ho messo in una situazione imbarazzante- continua a parlare e questo mi innervosisce ancora di più.

-Non mi hai messo in nessuna situazione, ora devi scusarmi ma vado a casa- ha capito che tutto quello mi ha dato solo fastidio, infatti non insiste, annusice e mi avvisa che la prossima lezione sarebbe stata da lì a due giorni.

-Yu- mi chiama per l'ultima volta, prima che apra la porta dell'aula -Mi farò perdonare-

救い出すよ必ず// I'll Save uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora