sabaudia.

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Ero in un hotel, non ricordo bene dove. Forse a Sabaudia.
Sentivo freddo, ma era maggio.
Non era un freddo esterno, ma interno. Ero completamente solo. Avevo deciso di andarmene per un po' da Bologna. Perché? Boh, per respirare. Voleva tornare a casa.
Ma mi mancava qualcuno. Lo strillava il mio cuore. Ma ogni volta che accadeva, questo senso di grandissima tristezza mi faceva venir voglia di nascondermi dentro un armadio e non uscirne più. Che senso aveva quel che stavo facendo? Avrei fumato volentieri, quella sera. Non mangiai, non ne vedevo il bisogno. Neanche quelle giornate blu e gialle mi riempivano. Neanche quel calore intenso. Lei, lei non c'era. Mi fece male. Ma non un graffio, era come se fossi stato scaraventato da un decimo piano. Sapevo di non essere il meglio per lei. Però io l'amavo. Pensavo che questo fosse ciò per cui avremmo potuto vivere una vita insieme. Lei mi prese con sé per questo motivo. Ci amavamo. Ma forse io l'amavo da morire, e lei no. Farei di tutto per lei. La riprenderei con me, l'abbraccerei. La bacerei. Mi manca che non sento più il fiato. Ma a lei no, non manco. Sono sprecato per lei. Ma alla fine, lei ora è felice, da qualche parte. E io, a distanza di anni, sono ancora qui a piangermi addosso.
Decisi di smettere, almeno per quella sera, di pensarci. La parte peggiore è quando la mia mente torna a quei momenti passati insieme, momenti indelebili che ora fanno male come dei martelli. Almeno quella sera, non volevo piangere.
Mi trovavo disteso nel mezzo di un letto matrimoniale. Ero solo, sì, ma avevo chiesto apposta quella camera. Mi sentivo al sicuro, comodo e mi rilassava. Poi potevo permetterlo.
Intorno alla mia figura stava crescendo una certa notorietà, e ne ero decisamente soddisfatto, anche se non amo stare sotto i riflettori.
La stanza era bianca, le coperte blu indaco. Una piccola televisione era appesa alla parete opposta del letto. Il bagno era abbastanza grande, il balcone aveva una vista decisamente spettacolare. La mia chitarra l'avevo appoggiata sulla valigia, semichiusa.
La guardai un attimo e sospirai. Non ne avevo molta voglia.
Dopo una mezz'ora di riflessioni riuscì ad alzarmi.
Decisi di farmi un bagno caldo. Accesi la radiolina che offriva il servizio, e trovai una stazione radio tranquilla, passava musica vecchia e intensa, calma e malinconica. Mi piaceva.
Aspettai che la vasca si riempisse, nel frattempo mi spogliai e poco dopo mi immersi. Misi una bath bomb nell'acqua e mi cominciai a rilassare. C'era un ottimo odore nell'aria, un'atmosfera piacevole..presi lo spinello che avevo lasciato in bagno, lo accessi e chiusi gli occhi per qualche minuto, lasciandomi andare.

La luna a un quarto era riflessa sul mare calmo, calmissimo. Non una nuvola nel cielo, ancora di un blu non troppo scuro. Il sole era tramontato da poco. Era un'atmosfera magnifica. E i colori unici. Sorrisi piano addolcendo la mia espressione. Mi guardai alle spalle.
Sentivo come se fossi appena nato, con un cervello già fatto, ma senza nulla a cui pensare.
Come se fossi li per caso. Non avessi nessuno, nessun parente né amico, né conoscessi qualcuno al mondo. Né avessi una casa e del cibo. Fumavo con calma, mi godevo ogni momento. Sorrisi al cielo e alla stella accanto alla luna. Lei era la mia stella, la stella che raggiungerò e che sarà mia. La stella a cui darò me stesso. Ti amo chiunque tu sia, ti amo e giuro che lo farò sempre. Tu, però, restami vicino. Almeno stasera.

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