La sfiga è come una buca, la vedi eppure ci cadi dentro comunque. Per distrazione? Perché lo fai apposta? Non importa, ci cadi comunque.
Cammino per andare a scuola assorta come al solito dai miei pensieri. Entro nel cortile e lo attraverso ricevendo le solite occhiatacce.
Le voci e i pettegolezzi arrivano fino alle mie orecchie, come sempre.
'Oddio, ma chi è quella?'
'Come non lo sai? È Cristal Caster.'
'Quella ragazza emarginata?'
'Sì, lei.'Esatto. Io sono Cristal Caster. La ragazza che tutti evitano ed emarginano. Quella silenziosa, quella che osserva la vita scorrere e che non la vive. Quella strana, quella a cui nessuno si avvicina senza un motivo valido. Sì, sono io.
Entro in classe e mi siedo al mio solito banco unico all'ultima fila. I professori non sembrano nemmeno volermi aiutare a fare amicizia e sinceramente mi va bene così. Non ho bisogno di amici. Gli amici hanno sempre due facce. La prima è quella amichevole, quella che ti supporta, mentre la seconda è quella meschina, quella invidiosa, quella che giudica ogni tuo difetto, quella reale che tutti nascondono.
Sposto una ciocca di capelli dietro il mio orecchio mentre prendo il mio quaderno e l'astuccio per l'inizio delle lezioni.
La campanella suona e tutti si affrettano ad entrare prima del professore. Ricevo le solite occhiatacce.
Mi trovano sempre qui, in anticipo di mezz'ora seduta su un banco che ora rivendico come mio.
Le lezioni procedono come al solito. Le palline di carta con le solite offese non mancano mai. Le leggo, tanto per dare soddisfazione a chi le lancia.
'Prima di venire a scuola almeno ti guardi allo specchio? Sei più brutta del sedere di un maiale.'
La prima è andata.
'Sono i tuoi vestiti quelli? Dove li hai presi? Nel cassonetto?'
La seconda pure.
'Quando un uccello non vola, di solito è ferito. Tu che non parli, sei ferita?'
La terza offesa è andata.
No, aspetta.Guardo il bigliettino sgranando gli occhi. Non può essere....
Mi guardo freneticamente attorno, ma nessuno mi presta attenzione.
Probabilmente sarà un loro nuovo scherzo.Piego il fogliettino e lo metto nel mio zaino. Per un attimo mi sono illusa che qualcuno comprendesse come mi sento, ma nessuno lo fa. Mai.
La campanella suona segnando l'inizio della pausa pranzo. Le ore sono passate piuttosto in fretta. Rimetto tutto dentro il mio zaino ed esco attraversando il solito corridoio da sola.
Le solite voci, le solite occhiatacce, le solite risate, le solite persone.
Una ragazza mi viene contro apposta con in mano del caffè e me lo versa addosso. Allargo la maglietta per non scottarmi mentre lei si scusa accompagnata da una risata meschina.
Mi allontano da lei, entro nella mensa, prendo il solito pranzo e mi siedo ad un tavolo libero, da sola.
Penso che il mondo non sia stato gentile con me. Leggo sempre nei libri storie di ragazze che si fidanzano con il proprio bullo o che da emarginate diventano popolari, io, invece, sono sempre la solita emarginata e penso proprio che rimarrò così per sempre.
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L'inferno nei tuoi occhi
RomanceHa gli occhi di chi ne ha passate tante e che continua a sopportarne sorridendo. Dietro quegli occhi si nasconde ben altro che due perle azzurre, si nasconde l'inferno che continua a bruciare dentro di lui in silenzio. Questo silenzio prima o poi in...