Samantha si alzò e sbattè violentemente la testa contro il letto superiore.
Tornò giù reggendosi la testa con le mani e scalciò per liberarsi del lenzuolo, ma si impigliò ancora di più in esso e cadde a terra con un tonfo. Si rialzò imprecando, prese un paio di pantaloncini neri e un top blu elettrico dal pouf di stoffa azzurra accanto al letto e si avviò in bagno.
Si lavò, si mise un costume rosa fluorescente e sopra indossò i pantaloncini ed il top. Poi scese di corsa le scale e salutò velocemente il padre e la madre, che stavano uscendo in quel momento dalla porta di casa.
Mangiò velocemente un paio di fette di pane tostato, bevve un bicchiere di succo d'arancia, afferò un asciugamano a caso tra quelli accatastati disordinatamente accanto alla porta ed uscì.
Saltellò sulla sabbia bollente fino a raggiungere un punto meno affollato della piccola spiaggetta nella baia e vi posò l'asciugamano. Poi si levò velocemente pantaloncini e top e corse verso il mare.
L'impatto con l'acqua fredda fu come un violento schiaffo: a contrasto col caldo del fuori, sembrava veramente congelata.
Samantha si immerse, i fluenti capelli rossi che le fluttuavano attorno, e con un paio di bracciate era già lontana dalla riva.
Nuotò per minuti, o ore forse: quando Samantha era nell'acqua tutto il resto non contava. C'erano solo lei e l'acqua che tanto amava, con tutte le sue meravigliose creature.
Si avviò lentamente verso la grande scogliera che delimitava la baia e lì sfioro morbidamente la dura e fredda roccia. Poi si immerse e chiuse gli occhi.
E sentì una mano che le serrava la caviglia e la trascinava verso il basso.
Colta di sorpresa, agitò le braccia nel disperato tentativo di risalire, ma la presa era troppo forte.
Sentiva che l'ossigeno le stava per finire, le sarebbe bastato ancora per pochi secondi... E poi la presa allentò.
Samantha nuotò rapidamente verso l'alto, si aggrappò alla scogliera e fece per voltarsi, ma subito un pugno la colpì e lei sbattè di nuovo la testa contro lo scoglio. Sentì il calore del sangue alla testa e tutto divenne sfocato.
«Lasciala stare, stonzo!»
E poi un altro rumore sordo, probabilmente uno schiaffo.
«Non finisce qui!» gridò una voce rabbiosa.
Poi tutto divenne buio.
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Samantha aprì lentamente gli occhi e mise a fuoco la figura davanti a sé: un ragazzo magro, castano e con dei bellissimi occhi nocciola la fissava, sorridendo timidamente.
Lei si alzò lentamente e si portò una mano alla parte posteriore della testa, che le pulsava dolorosamente, e la ritrasse inorridita quando venne a contatto col sangue.
«C-che cosa è successo?» chiese, ancora scossa.
«Un ragazzo ha... ehm... provato ad affogarti... ed io... » arrossì violentemente.
«Tu... mi hai salvata?»
Il ragazzo le sorrise, arrossendo ancora di più.
«Grazie» disse Samantha, sforzandosi di sorridere nonostante il dolore alla testa.
«Comunque piacere, io sono Lorenzo!» disse il ragazzo.
«Samantha» disse lei.
Lorenzo si alzò rapidamente e Samantha poté constatare che era davvero alto.
Le tese la mano e lei la strinse, grata di quell'aiuto.
E quando il suo sguardo incontrò quello del ragazzo, si fermò e si perse in quegli occhi. Erano marroni, eppure... Per Samantha era come se ci fosse un mare lì dentro. Restò a fissarli incantata fino a quando lui, imbarazzato, non abbassò lo sguardo.
«Ehm... Che facciamo?» chiese Lorenzo.
«Che ne dici di andare a fare una partita a ping-pong? Ho il tavolo in cortile!» propose Samantha allegra.
«Ma certo... Però ti avverto, sono bravo a ping-pong!» disse sorridendo.
Samantha rise e si avviò verso casa sua, certa di aver trovato un nuovo amico.