Capitolo 14 - Rapimento.

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"La mamma dov'è?" Chiedo a voce bassa, aprendo la camera dei miei genitori, quasi con timore.

Mio padre si volta verso di me, si alza dal letto su cui era ancora seduto e poi si avvicina lentamente. Mi accarezza delicatamente i capelli, e poi mi sorride.

"Tornerà presto" dice con un sorriso strano, quasi triste.

Sono due giorni che non vedo la mamma, due giorni che papà è strano, due giorni che tutti nel castello sembrano spenti.
Due giorni che non capisco più nulla.

"Se non torna è colpa tua" grido subito, allontanandomi dalle sue carezze.
Mio padre subito si acciglia.

"Vi ho sentiti litigare. È per questo che è andata via?" Grido ancora, mentre i miei occhi cominciano a riempirsi di lacrime.

"No, Clarisse. Non è per questo. Lei è confusa e-

"È tutta colpa tua" grido ancora, beccandomi uno schiaffo da parte di mio padre.

I miei occhi si spalancano, sconvolti. Non aveva mai toccato nè me nè la mamma neanche con un dito.

"Non è colpa mia" dice, con la mascella serrata.

"Vado da lei" affermo convinta, per poi cercare di uscire dalla camera.

Mio padre mi prende per il braccio, e poi mi trascina di nuovo nella sua stanza.
Cerco di liberarmi, ma è inutile.
Voglio soltanto andare dalla mamma.

"Non lasciarmi anche tu."

Cerco di sfuggire dalla presa dell'uomo che mi ha presa, ma non riesco neanche a fargli il solletico praticamente.

A volte vorrei essere un uomo, a quanto pare le donne finiscono per essere sempre deboli.

Ed è davvero ironica questa cosa, l'essere fermati sul punto di sapere la verità intendo.

Certe volte la vita è così, ti porta in un punto oscuro, buio, in cui tutto ciò che ti serve è arrivare a quello squarcio di luce che intravedi da lontano.
Vuoi raggiungerlo, solo questo, nient'altro. Qualunque cosa è meglio del buio, meglio del non sapere.
Poi, però, il destino decide di intromettersi e di metterti i bastoni fra le ruote, soltanto per il semplice piacere di farlo. È così che va la vita a quanto pare.

Ma ciò che in questo momento mi tormenta davvero è soltanto una semplice domanda: è il destino che vuole mettermi i bastoni fra le ruote o qualcun altro?

Lascio perdere le mie domande, alle quali prima o poi spero di trovare una risposta, e mi lascio trasportare dall'uomo verso non so neanche io dove. Ci hanno bendati e se non fosse per il fatto che Alexander sta praticamente gridando il mio nome ogni due minuti, non saprei neanche che lui è con me.

Non sono mai stata nè derubata nè tantomeno presa dai briganti, mai.
Ho sentito abbastanza cose terribili sul loro conto, ma spero davvero che Kyle abbia ragione, e che non siano così terribili come tutti dicono.

Ed ecco che nella mia mente si fa subito spazio un pensiero che mi spaventa più di ogni altra cosa: Kyle è qui?

"Cosa volete?" chiedo all'uomo, cercando di avere un tono autoritario e di non far trapelare la mia preoccupazione.

Sento la risata dell'uomo, ma nessuna risposta. Ed è così terribile questa profonda sensazione di impotenza che sto provando. Mi sento l'opposto di quello che sono. Ancor peggio di quel che pensavo stamattina. Totalmente inutile.

La Rosa Reale esiste ancora oppure ormai è morta?

Ma certo che esiste ancora.

L'uomo mi scaraventa con violenza per terra, poi sento subito qualcuno raggiungermi e sfilarmi subito la benda dagli occhi.

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