Come solo in un bosco.
Gli edifici sono gli enormi alberi, le persone sono gli animali selvatici. La solitudine che si prova, però, è la stessa.
Le persone sono gli animali selvatici più crudeli della terra, anche più di un predatore alla ricerca di cibo. Quello, almeno, vuole mangiarti per la propria sopravvivenza. La gente, invece, non ti mangia. No, troppo veloce e indolore. La gente si diverte a morderti, a vederti soffrire lentamente. E si compiace per sé, per non essere al tuo posto.
Ed è compiacimento, schifo, indifferenza che tutti provano quando vedono Louis lì a terra, a dormire fra i cartoni negli angoli delle stazioni. Lui non è il primo né l’ultimo clochard di Londra, ma la sensazione che trasmette agli altri è sempre nuova, ma sempre quella. “Che schifo, un barbone” dicono. “Senti che puzza” commentano le ragazzine che accelerano il passo per evitarlo. “Mamma perché quello sta per terra?” “E’ un barbone, tesoro. Un uomo povero che dorme per strada” sono le classiche conversazioni che è costretto a sentire giorno e notte.
La realtà è che Louis è finito per strada, a fare il barbone, proprio per vivere in solitaria nel suo bosco urbano. Perché la vita gli stava stretta, così come il suo lavoro, la sua famiglia, i soldi e tutto ciò che rende felice una persona. Lui era in trappola, lui ha deciso di liberarsi. Se gli esseri umani sono davvero degli animali selvatici, tanto vale vivere come tale. Procacciarsi il cibo solo se affamato, migrare a seconda del vento, trovare un branco per poter sopravvivere o decidere di disperdersi in solitario. La vita della bestia è più semplice di quanto chiunque pensi. È più vera, sicuramente, e paradossalmente più felice. Quando non si ha nulla è più facile gioire per aver ottenuto qualcosa. Essere un vero animale è quasi meno stressante di essere un animale urbano: non sprechi le tue energie per gettare veleno sugli altri e ti concentri solo sul tuo bene. Alla puzza ci si abitua, prima o poi.
Louis, però, alla puzza ancora non si è abituato. I pochissimi spicci che guadagna durante la giornata, passata perlopiù a guardare la gente affaccendata dalle mille cose da fare, li spende tutti per entrare nei bagni delle stazioni ferroviarie. È per questo che, reputandosi un animale, ama definirsi gatto. Perché lui sarà anche un barbone, ma il suo amore per se stesso ancora non l’ha perso. Anzi, ora si ama anche di più. Al contrario della maggior parte dei clochard londinesi, caratterizzati da un alto tasso di menefreghismo, Louis va a lavarsi ogni volta che riesce a raggiungere un pound. Si guarda allo specchio, fa le smorfie. Poi si toglie velocemente la felpa verde e la tshirt nera che ha addosso dal giorno in cui se n’è andato di casa –l’unica fonte di mal odore della sua figura- e si rinfresca col sapone che dovrebbe servire unicamente per le mani. All’inizio, quando la benevolenza degli altri era alle stelle e riusciva addirittura a guadagnare quelle due sterline in più, acquistava un rasoio usa e getta dal distributore a gettoni fuori dal bagno e si rasava. Il viso glabro, però, non si addice molto ad un uomo di strada, e per questo ha smesso da un po’.
Ma come in ogni bosco che si rispetti, nella vita solitaria di Louis non ci sono solo predatori. Nel suo immenso habitat cittadino ci sono anche quelle persone che, in un modo o nell’altro, sono diverse da tutte le altre. Persone buone, gentili, che non lo giudicano per quello che è ma lo apprezzano per chi è. Perché sarà anche un clochard senza casa, ma lui è anche un ragazzo sveglio, spigliato, divertente, dolce e premuroso. E solitario. Un gatto, appunto.
Primo di tutti è Niall. Solare come il biondo dei suoi capelli ed energico come il mare blu in tempesta dei suoi occhi, Niall è uno dei camerieri dell’Haz, un grande ristorante di lusso vicino alla basilica di St. Paul. Erano le cinque del mattino di una qualsiasi giornata di maggio quando lui e Louis si conobbero. La serranda del bar andava alzata di buon’ora e quella mattina era il turno di Niall. Louis, invece, era semplicemente seduto a terra, vicino alla suddetta serranda, ad ammirare i giochi di luce dell’alba sul marmo bianco della cupola. “Hai fame?” chiese il biondo, adocchiando il tipo a pochi passi dalla porta d'ingresso. “Non proprio. Grazie lo stesso” fu la semplice risposta di Louis che scosse la testa facendo ondeggiare i capelli lunghi e scomposti. Niall era rientrato ma era riuscito dopo pochi minuti con due bicchieri pieni di cappuccino in mano. Se ne portò uno alle labbra, sorseggiando lentamente la bevanda ancora ustionante, e ne porse l'altro al ragazzo ancora seduto a terra. “Il locale è vuoto, ti dispiace se approfitto della tua compagnia?” chiese, con un filo di voce, mentre la bevanda calda scaldava ogni parte del suo corpo. Louis aveva annuito, in silenzio, e era tornato a fissare le sfumature rosa del cielo sorseggiando il suo cappuccino. Niall è irlandese e Louis giurerebbe su tutto quello che non possiede che, in realtà, egli provenga da discendenze elfiche. È un piccolo folletto sempre allegro, sempre con la battuta pronta, con una risata talmente contagiosa da far passare ogni brutto pensiero dalla mente. È un piccolo folletto e, in quanto tale, ha portato con sé, nella vita di Louis, un arcobaleno di gioia ed una pentola d'oro piena di affetto e di stima. Era bastato un cappuccino alle cinque del mattino per far scoprire ad entrambi di aver bisogno l'uno dell'altro nella loro vita. Alla fine di ogni turno Niall riesce sempre a rimediare qualcosa dalla cucina per poter far mangiare Louis, e quando il proprietario del ristorante e la gente troppo schizzinosa sono lontane dai paraggi lo fa anche entrare per servigli da mangiare su un tavolo ben apparecchiato. Louis non ha molto per ripagarlo, ma la sua gratitudine e la sua gioia di vivere bastano a Niall per dimenticare per un po' tutti i suoi problemi. E la compagnia negli orari vuoti del locale e le tante risate insieme sono un altro ottimo modo per essere ricambiato per la sua gentilezza.
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Waldeinsamkeit
FanfictionLouis è un barbone, uno dei tanti clochard della città di Londra. Ma, a differenza di molti altri, lui vive in strada per scelta: se gli uomini sono degli animali, tanto vale vivere come un animale selvatico. Louis vive in un bosco cittadino nella s...