Per sentirmi vivo e non è semplice

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Giovedì 2 Giugno 2016

Un'altra data da ricordare. Quello era il loro giorno libero, avevano deciso di uscire tutti insieme e andare alla famosa festa di paese. Era un paese mediamente piccolo, probabilmente si conoscevano tutti lì, e ogni strada era piena di bancarelle e gente. Bambini con i genitori, coppiette, gruppetti di anziani felici, ragazzini e adolescenti che si dirigevano alle giostre e gruppi di amici. Il clima era gioioso, nessuno pensava troppo. Chiacchieravano, quasi urlavano per via della musica alta, si fermavano alle bancarelle e cercavano sempre di avere braccialetti scadenti o, in generale, roba scadente a pochissimo prezzo. Ogni tanto cantavano una canzone che sentivano provenire da una bancarella, si facevano spazio tra la gente a fatica e facevano qualsiasi cosa che avrebbero potuto fare. Andarono anche dove c'erano le giostre. Non erano chissà quante, ma comunque erano curiosi di provarne alcune. 
Nei gruppi di amici in queste situazioni ci sono tre tipi di persona: il primo tipo sale su tutte le giostre che vede fino a finire i suoi soldi, il secondo tipo sale solo su alcune, il terzo tipo è l'amico appendiabiti, quello che non sale nemmeno sotto costrizione su mezza giostra. Facevano parte dell'ultimo tipo Bucky e Steve. Faceva ridere come cosa, una coincidenza gigante ma per fortuna (o sfortuna) non sarebbero rimasti soli proprio tutto il tempo grazie agli amici del secondo tipo. Per almeno le prime due giostre su cui tutti erano saliti a parte loro, sprofondarono nell'imbarazzo più totale. Si scambiavano qualche parola, una risatina veloce e poi in silenzio a guardarsi intorno. Bucky prese allora la situazione in mano, non potevano rimanere in silenzio tutto quel tempo. 

- Lo stesso silenzio è calato la prima volta che ci siamo conosciuti, al tuo primo giorno - disse il moro guardando davanti a se.

- Ho scritto ai miei amici in cerca di aiuto quando sei sparito in cucina - sorrise. Non si guardavano, non si stavano scambiando quello sguardo e si erano appena persi nei ricordi.

- Sai quanto è stato imbarazzante tornare indietro e fare quella sparata? Mi ci è voluta una lunga preparazione psicologica - alzò le spalle.

- Sono passati mesi da allora, eppure mi sembra di lavorare con voi da una vita - rispose Steve. Aveva corrugato la fronte, stava pensando e stava scegliendo attentamente cosa dire, non voleva farlo scappare.

- Il ristorante è come una seconda casa ormai. Per fortuna ci vogliamo tutti bene e il capo non è uno di quegli stronzi maniaci che pretendono silenzio e disciplina. Per quello che succede durante le sere di lavoro direi che siamo tutto tranne che silenziosi e disciplinati... a parte te - rise il moro.

- Sono un lavoratore modello - rispose lui con aria altezzosa. 

- Si, lo strano caso di dottor Jackyll e mister Hyde, altro che - ed entrambi a quell'affermazione scoppiarono a ridere. Bucky avrebbe voluto rispondergli "Sei uno stronzo, non un lavoratore modello" ma poi faceva ridere solo lui e magari il biondo si sarebbe offeso. 
I loro amici scesero dalla giostra poco dopo e poi tutti insieme decisero di andare a mangiare qualcosa. Arrivarono in piazza, una signora un pò anziana si avvicinò a Steve e cominciò a stressarlo. Voleva che comprasse almeno una rosa. Tutti erano rimasti a guardare lo spettacolo ridendo ma poi, quando il biondo cedette e prese una rosa calò il silenzio. Sorrise e poi andò dritto da Bucky. 

- Per te - disse e le sue guance si colorarono di un rosso acceso che subito si abbinarono a quelle del moro. Si abbracciarono e dopo un "grazie" silenzioso da parte di Bucky partì un applauso dal resto della combriccola. Risero imbarazzati e poi Steve cominciò a camminare verso il locale in cui avevano deciso di andare. L'imbarazzo lo aveva investito e allora con le guance ancora rosso porpora era in testa al gruppo. Bucky era ultimo ed era tenuto in ostaggio da Natasha e Wanda.

- Ragazze, vi prego state zitte - strinse a se il fiore.

- No, tu non capisci! Oddio che emozione - disse Wanda tutta felice.

- Hai visto come gli sono saltata addosso io prima? Ti giuro non mi sono contenuta Wan, sono saltata su Bucky in due secondi per l'emozione - rispose Natasha. 

- Mi sa che mi metto a piangere tra due secondi - esordì il moro con un sorriso gigante stampato sulle labbra.

- No! Tesoro, come sei tenero - lo abbracciarono entrambe. Bucky era così felice per quel gesto inaspettato, stava tremando e lo sguardo, quello sguardo era tornato. I loro occhi si erano uniti ancora e il filo rosso tra di loro ora era quasi indistruttibile. 

- Cazzo, sto tremando - rise e strinse a se le sue amiche. 

- Tempo un mese o meno vi mettete insieme. Luglio, agosto vi fidanzate - disse Natasha e Wanda annuì in accordo.

- Non sogniamo troppo signorine - le rimproverò scherzoso. Passarono il resto della serata tranquilli, tra una birra e cibo spazzatura.

 Il cuore di Bucky non aveva smesso di andare veloce e neanche quello di Steve. Ogni battito era sincronizzato e potevano sentire il ritmo che uno dava all'altro. Due cuori che in quella serata divennero uno. 

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