"Nessuna via di fuga".
"Non può essere. Non deve essere vero". E invece lo era.
Una trentina di metri più in alto, il GSOC (Gloverfield Speleological Operative Centre) si accorse di aver tentato troppo la sorte, inviando tre esperti speleologi nel Mel's Hole, il "buco senza fine". Senza un apparente fondo, un cono di tenebra si prolunga per chissà quanti metri sotto terra. James e gli altri furono i primi a rivelare la verità del fondale su cui posarono i piedi...
(dal diario di James Gellard)
Giorni dall' ultimo contatto: 2
"Sarete riconosciuti profumatamente, per i vostri sforzi", ci aveva assicurato un certo Neil, a capo del GSOC; premetto ciò: noi non lavoriamo soltanto per un compenso. Ma, dannazione, un assegno da duemila dollari ciascuno, in quel periodo di crisi, era come una luce in fondo al tunnel. Accettammo senza fare troppi complimenti: io, Denny e Suzanne. Restava solo da scenderci, nel tunnel.
E ora siamo qui. Sul fondo.
Le razioni non sono rassicuranti: a occhio e croce, basteranno per altri tre giorni, se stringiamo la cinghia e sopportiamo la fame.
Non siamo avventurieri. Nessuno di noi ha mai detto di esserlo.
Vedo una fievole luce provenire dall' alto; deve essere una bella giornata, se non fosse per il fatto che siamo bloccati qui. Temo che essa non basterà per illuminare le pagine del mio diario mentre le riempio, e stiamo cercando di conservare quanta più batteria possibile per la vera notte. Quella sì che mette i brividi.
Sono passati due giorni da quando le funi di sicurezza si sono spezzate, lasciandoci cadere nel vuoto. Nelle tenebre del Mel's Hole.
Giorni dall' ultimo contatto: 4
La notte ci inquieta. Tutto ci inquieta, qui, in questi pochi metri di spazio sicuro.
Davanti a noi, una galleria. Denny prova a gettarci un bengala. Esso si perde nell' oscurità. "Magnifico", fa Suzanne mentre si mette a sedere per terra, accanto a me, appoggiato alla parete. Sospira. Le metto un braccio attorno ai fianchi.
Cerco di ragionare, e di assicurare al mio cervello la sanità necessaria per rimanere lucido: oscurità davanti, oscurità ai fianchi... e, ora, anche sopra, se davvero ci tengo a precisare che l'ingresso sia stato come sbarrato.
Cosa fare? Andare avanti? No. Attendo qualche istante. Mi consulto con gli altri. Decidiamo che non vogliamo rischiare.
Attendiamo qualche ora, spegniamo a malincuore le torce, uniche vere fonti di conforto quaggiù. Quaggiù, fra terra, pietra e buio. Tanto buio, ora che tentiamo di addormentarci.
Le razioni continuano a diminuire.
E quegli strani rumori non mi fanno dormire.
Giorni dall' ultimo contatto: 5
Denny decide di andare a dare un'occhiata veloce al tunnel. Entra, ma ne esce subito: non vuole andare da solo. Riluttante, mi offro di andare di con lui, lasciando Suzanne a guardia della nostra roba. Tanto, peggio di così...
Accendiamo le nostre torce, e ci addentriamo nell'oscurità.
Notiamo che le pareti, nere come la pece, si restringono a ogni nostro passo.
Non c'è più spazio per avanzare, ma il tunnel continua per chissà quanti altri metri. Torniamo indietro. Riferiamo a Suzanne la nostra "avventura". Lei non parla. Ormai, non lo fa da ieri sera... o mattina? Cristo. Quando si decidono a tirarci fuori di qui?
Guardo il livello di batteria della mia torcia elettrica: 4 ore rimanenti.
Giorni dall' ultimo contatto: 5 (qualche ora più tardi)
Voglio risparmiare batteria, ma scrivere è l'unica cosa che mi fa rimanere ancorato al senno. Guardo Suzanne e Denny dormire abbracciati, appoggiati alla fredda parete. Poverini: si erano sposati appena prima della spedizione.
Ci sono degli insetti, quaggiù, di ogni tipo: vermi e ragni soprattutto. E le razioni sono appena finite.
I rumori dal fondo del tunnel aumentano.
Giorni dall' ultimo contatto: 7
Denny non torna da ieri. Morto? Io non mi azzardo a tornare in quella galleria.
Suzanne è sdraiata per terra. Ho fame, troppa fame. Penso che a lei non siano dispiaciuti, ormai, i miei denti che affondavano nella sua carne bruna.
Peccato. Era una brava ragazza.
Li sento bisbigliare.
Giorni dall' ultimo contatto: 7 (qualche ora più tardi)
Hanno portato via Suzanne. I loro occhietti bianchi, a quanto pare, mostravano una fame più grande della mia.
Sono quasi morto dalla fame, e mi rimangono ancora cinque minuti di luce artificiale.
Ho tanta fame.
Ho sete.
Sono solo.
Solo? No. Non solo.
I miei occhi si sono abituati al buio.
Li vedo.
Presto porteranno via anche me.
Ne ho due davanti.
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Claustrofobia
HorrorCosa accadrebbe se un gruppo di speleologi non riuscisse più a trovare un modo per tornare in superficie? James, Denny e Suzanne potrebbero aver conosciuto la risposta all'interno del "Mel's hole"...