•Capitolo diciotto•

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«Cosa cazzo ti prende, eh?» disse Simone spintonandomi contro il muro della camera ed urlandomi. Mi guardava con gli occhi socchiusi e pieni di rabbia.
Non mi scomposi di un millimetro. Ormai ero abituato a tutto.

«Ti avevo avvertito, porca puttana, ti avevo detto che se solo l'avessi fatta soffrire ti avrei ammazzato con le mie stesse mani. E tu che fai? Ti permetti di trattarla così davanti a tutti? Sei solo un lurido bast...» continuò prima che io lo potessi bloccare, mettendomi le mani nei capelli.
«Non capite un cazzo voi. Non capite che merda di casino ho nella mia testa. Non capite quello che mi sta succedendo. È tutto troppo molto più grande di me, non posso affrontarlo» urlai scagliando un pugno contro la parete.

«Non puoi affrontarlo? Ma davvero? Ma che razza di uomo sei? Vuoi scappare dai tuoi problemi perché "non sai affrontarli", fattelo dire mi fai quasi ridere» esclamò col mio stesso tono Einar.
«Sei consapevole che domani sarà a un passo dall'eliminazione e che tu hai solo peggiorato tutto? Non sarà in se e potrebbe sbagliare, ma tu non te ne freghi un cazzo e pensi solo ed esclusivamente a te stesso» gridò Simone.
Ero ancora rivolto verso la parete con la testa appoggiata ad essa e i pugni serrati. Chiusi gli occhi.
Merda, merda, merda! Sapevo che aveva ragione. Che gran coglione che ero! Tra tutti i momenti migliori per litigare, perché dovevo farlo il giorno prima della puntata? Ma poi perché dovevo farlo per forza? Che casino. Mi scoppiava la testa.

«Già non me ne frega un cazzo» dissi con voce flebile.
«Ma chi la dai a bere? Non siamo stupidi Ira, sappiamo benissimo che te ne frega più di tutti qua dentro» proseguì Simone.
Non capiva nessuno.
Mi voltai di scatto.
«State zitti, porca puttana» mi portai le mani alla testa.
Dio, quanto mi scoppiava! Mi pulsava freneticamente facendomi uscire fuori di testa. Me la sentivo pesante, come se mille pensieri volessero uscire da lì ma non avevano via di scampo e si accumulavano sempre di più.
«Ma che hai?» mi domandò Einar preoccupato.

«Lasciatemi, vi prego» risposi scuotendo la testa. Stavo impazzendo, non sapevo più quello che stavo dicendo. Tutta colpa sua, non avrei mai dovuto affezionarmi, ancora una volta. Fa male, tanto male.
Mi tirai i capelli. Se veniva eliminata, non potevo perdonarmelo, perché sapevo che in gran parte poteva essere colpa mia.
Stavo rovinando tutto con le mie mani, lei non aveva fatto niente, avevo distrutto tutto io, come sempre. Non sapevo tenere in mano niente senza distruggerlo dopo nemmeno tre secondi. L'avevo distrutta.
«Smettila con i sensi di colpa» disse Biondo, iniziandomi a scuotere, leggendomi nel pensiero. Lo guardai con uno sguardo vuoto e impaurito.

Cosa cazzo mi stava succedendo, non riuscivo più a controllare niente. Mi sentivo quasi nudo, la mia corazza, costruita durante gli anni, si stava rompendo. La stavo rompendo.
«Devi parlarle» mi consigliò Einar, ricevendo un approvazione da parte del biondo ossigenato.
«Mai» mi ripresi buttandomi sul letto.
Avevo bisogno di dormire, e loro mi stavano solo facendo impazzire e confondere le idea.
«So che lo farai invece» fu l'ultima cosa che sentì da parte di Biondo, prima di cadere in un sonno profondo e tormentato nuovamente dai mille demoni che occupavano la mia mente.

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«Ma quanto puoi essere testardo?!» mi rimproverava ancora una volta Biondo, più gentilmente questa volta. Sembrava mio padre! Alzai gli occhi al cielo nascondendo un sorriso.
Mi ero svegliato decisamente meglio questa mattina, anche se avevo dormito malissimo, ma almeno il lancinante mal di testa mi era passato.
«Ne abbiamo già parlato» risposi.
«E noi ti abbiamo già detto che invece dovresti andare da lei e scusarti» disse Einar ripetendo per la milionesima volta quella frase.
«E io vi ho già detto che non lo farò» continuai ancora imperterrito. Non lo avrei fatto, almeno non ora. Ero troppo orgoglioso.
«Se va beh è na battaglia persa, zio» esclamò Biondo alzando gli occhi al cielo rivolto ad Einar.

Sorrisi soddisfatto, almeno non mi avrebbero più scassato per tutta la puntata.
Era arrivato il momento di entrare nello studio, e ci posizionammo ognuno nei proprio banchi.
Maria richiamò subito Sara, che scese con quella orribile maglia rossa.
Mi salì un groppo alla gola, avevo paura per lei!
Si posizionò sulla passerella mobile ed entro il suo sfidante e poi il giudice esterno.
«Bene, Sara, partiamo da te con il duetto "Demons"» mi si fermò il respiro.
Tutti si voltarono verso di me, mi alzai ed affiancai la ragazza che non mi rivolse nemmeno uno sguardo.
"Ti prego Sara metticela tutta" sperai tra me e me, prima che la base partisse.

«When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold» partì io guardandola. Avevamo modificato moltissimo il duetto durante la settimana ed era uscito abbastanza bene, nelle prove. Infatti il giorno prima, Carlo di Francesco decise di eliminare completamente la mia parte reppata perché preferiva che io interpretassi la canzone così com'era. Ci ero rimasto davvero male!

«When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of all
And the blood's run stale» proseguì Sara tesa guardando davanti a se.
«I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide» guardai anch'io davanti a me, fissando i professori che non emettevano nessuna emozione.

«No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come
When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide» cantammo insieme, staccando il microfono dall'asta, rivolsi il mio sguardo verso di lei ma continuava a guardare dappertutto tranne che me. La sua voce non trasmetteva nessuna emozione, era piatta e non andava per niente bene. La paura per lei aumentava sempre di più.

«Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide» continuò lei con la voce tremante sbagliando l'ultima parola rivolgendosi verso di me, ma guardando tutto attorno a se tranne me, ovviamente.
«When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide» cantammo ancora insieme girando intorno tra di noi, la guardai ma guardò un punto indefinito sulla mia spalla.

«Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide» ripetette ancora, ed io mi accodai ai suoi ultimi due versi.
«They say it's what you make
I say it's up to fate
It's woven in my soul
I need to let you go» cantò stonando all'inizio del verso.
Stava uscendo una vera merda.

«Your eyes, they shine so bright
I want to save their light
I can't escape this now» la feci voltare verso di me con la mia voce graffiata ora più che mai, e finalmente dopo tanto riuscì a guardarmi negli occhi.
Le chiesi scusa guardandola, indirettamente.
«Unless you show me how» cantammo ancora insieme mentre io sfumavo l'ultima parola.
«When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide» questa volta la sentì più sicura di se e finimmo la canzone con i miei occhi incastonati nei suoi. Distolse subito lo sguardo e si riposizionò sulla pedana mobile ed io ritornai al mio posto.

Avevo paura, avevo davvero paura per lei, il duetto era andato male io avevo sbagliato il primo verso e lei aveva sbagliato parecchie parti e stonato, l'unica parte decente era il finale. Speravo andasse tutto bene.
Lo sfidante cantò, ed era molto bravo.
Porca puttana, che ansia! Incrociai le dita e chiusi gli occhi, sperando con tutto me stesso che non venisse eliminata.
«Allora, Sara sinceramente mi hai molto deluso, non mi aspettavo contassi così male, il duetto era pieno di errori e non ci hai messo nessun tipo di emozione. Quindi mi dispiace ma scelgo il tuo avversario» delle urla di disapprovazione si alzarono da parte del pubblico.

Aprì gli occhi incredulo.
No, non poteva essere, era stata eliminata per colpa mia! Cazzo, cazzo, cazzo.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora