[CAPITOLO 1]

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Terza elementare...
«Madison, dai entra!» mi esorta mia mamma.
Sono ferma, immobile, davanti ad un'enorme villa a due piani che d'ora in poi dovrò chiamare casa.
Sono spaventata. Molto in effetti.
Non fanno che sorgermi in mente le solite domande.
Chissà come sarà la mia vita d'ora in avanti. Chissà se riuscirò ad ambientarmi. Chissà se riuscirò ad avere amici.
Potrà sembrare una reazione esagerata, ma nei miei pochi anni di vita mi sono trasferita parecchie volte. Non sembrerà ma per una bambina di otto anni non è facile. Almeno per me non lo è affatto.
Tutti pensano che essendo piccola non ci sia nulla di male e invece si sbagliano di grosso, qualcosa di male c'è. A questa età bisogna avere alcune certezze, anche le più stupide ma bisogna averle. Come ad esempio una casa da chiamare "casa", una camera da definire tale, degli amici da definire "amici". Tutte queste cose fanno la differenza.
«Madison!» mi richiama mia madre.
«Arrivo, arrivo» rispondo iniziando ad incamminarmi verso di lei.
Attraverso il vialetto molto lentamente, guardandomi attorno. Calpesto la ghiaia calciando alcuni ciottoli di qua e di là. Noto senza stupore che si tratta di un giardino molto curato nei minimi dettagli. Ci sono molti fiori, di tutti i colori, tra cui anche delle rose blu. Seppur artificiali rimangono le mie preferite.
Mi fermo, le guardo e ne accarezzo i petali. Ad un certo punto sento delle risate perciò mi volto e vedo due bambini, dall'altra parte della strada, che stanno giocando con la palla. Sono un maschio ed una femmina.
Resto lì a fissarli per un po'.
«Dai Ayden devi fare canestro!» le dice il bambino.
A quelle parole la bambina lo guarda in cagnesco e gli risponde «Come se fosse facile Jason!».
La bambina ci prova e fallisce il suo tentativo, il bambino, il cui nome pare Jason, prende il possesso della palla e fa canestro. Continuano a giocare fino a quando lui lancia per sbaglio la palla in faccia alla bambina. A quel punto corre subito verso di lei, l'abbraccia e gli dà un bacio sul punto in cui gli è arrivata la palla.
A quella scena sorrido e penso al fatto che loro saranno i miei vicini. Chissà se riuscirò a fare amicizia con loro.
Come a leggermi nel pensiero la bambina di gira verso di me e mi saluta, al che ricambio.
Nel frattempo il suo amico assiste alla scena ma non accenna ad un saluto, mi guarda soltanto, come imbambolato.
Dopo averlo guardato stranita, mi volto, proseguo per il vialetto ed entro in casa.
Che aveva da guardare?

SPAZIO AUTRICE:
Ed ecco a voi il primo capitolo de "Sotto il cielo stellato".
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti e votate per favore!
-arteneisuoiocchi

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